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Multiversity

Multiversity: Violante, De Gennaro e Carrozza (Cnr) alla corte delle università telematiche Pegaso, Mercatorum e San Raffaele

Novità nell'organigramma del gruppo Multiversity (del fondo inglese Cvc) che ha la proprietà delle università telematiche Pegaso, Mercatorum e San Raffaele. Il caso Carrozza (Cnr) nell'advisory board

 

Grandi manovre nell’organigramma e nell’azionariato di Multiversity, la società controllata dal fondo inglese Cvc alla quale fanno capo le università telematiche Pegaso, San Raffaele e Universitas Mercatorum.

Anche in vista di una delicata partita istituzionale in corso con il ministero dell’Università, che mira ad elevare il numero dei docenti negli atenei digitali in base al numero degli iscritti, il fondo Cvc ha impresso alcune novità alla società Multiversity in accordo con il capo azienda Fabio Vaccarono (già numero uno di Google Italia). Una partita istituzionale che incide indirettamente anche con la volontà del fondo estero di vendere una quota del capitale di Multiversity.

Ecco fatti, nomi e numeri.

VIOLANTE ALLA CORTE DI MULTIVERSITY

L’assemblea di Multiversity ha nominato il nuovo presidente del gruppo: sarà Luciano Violante (in azione da tempo per la società, come svelato nei giorni scorsi dal quotidiano Il Foglio), ex magistrato e già presidente della Camera nella XIII legislatura, oltre che esponente storico del Pci e di tutti i successivi partiti eredi del Partito comunista italiano (che aveva tra l’altro come faro le università statali).

L’ADVISORY BOARD E LA PRESENZA SORPRENDENTE DEL PRESIDENTE DEL CNR

Il cda di Multiversity inoltre – si legge oggi sul Sole 24 ore – ha nominato l’advisory board che sarà composto da: Maria Chiara Carrozza, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (presenza quanto meno bizzarra considerata la carica pubblica e statale della presidenza del Cnr); l’economista Pierluigi Ciocca, già in Banca d’Italia; Marta Dassù, ex viceministro degli Affari Esteri e in passato molto vicina a Massimo D’Alema; l’ex capo della Polizia e già ai vertici dei Servizi, Gianni De Gennaro (che con Violante forma un sodalizio umano, intellettuale e politico di lungo corso che ora segue in maniera positiva il nuovo corso governativo); Luciano Floridi, founding director del Center for Digital Ethics dell’Università di Yale; Lucia Lucchini, esperta in protezione dati ed etica del digitale; Monica Maggioni, giornalista, responsabile direzione editoriale per l’offerta informativa in Rai; Alessandro Pajno, presidente emerito del Consiglio di Stato; Corrado Petrocelli, Magnifico Rettore Università di San Marino; Giovanni Salvi, già Procuratore Generale della Corte di Cassazione e altro esponente storico della sinistra; Stefano Scarpetta, Direttore per l’Occupazione, il Lavoro e gli Affari Sociali dell’Ocse, Ersilia Vaudo dell’Esa (l’ente spaziale europeo).

LA SPADA DI DAMOCLE SULLE UNIVERSITÀ TELEMATICHE

La stessa riunione del consiglio di amministrazione di Multiversity ha confermato Fabio Vaccarono quale amministratore delegato di Multiversity e presidente e amministratore delegato degli Atenei Digitali e delle società controllate del gruppo.

Sarà Vaccarono a seguire in prima persona la delicata partita istituzionale in corso con il governo e in particolare con il ministero dell’Università. Pende infatti una sorta di spada di Damocle sulle 11 università telematiche esistenti in Italia e dunque anche su quelli del colosso Multiversity (qui i conti del gruppo). Si chiama decreto ministeriale 1154/2021 e impone a tutte le università requisiti per quanto riguarda sia il numero di docenti sia quello degli studenti (che per l’85% frequentano università pubbliche e per il 15% le 31 università private attuali).

IL DM 1154/2021 SUI REQUISITI DIDATTICI

Entriamo nei dettagli. Il 14 ottobre 2021, quando al dicastero di Viale Trastevere c’era Maria Cristina Messa, è stato emanato il decreto ministeriale 1154/2021 che ha modificato i requisiti didattici per le università in termini di tipologia di docenti da garantire e di modalità di calcolo del numero di studenti, senza distinzione fra atenei telematici e non. In un secondo momento è arrivato un decreto direttoriale, il 2711/2021 che ha fissato al 30 novembre 2024 la data di verifica dei requisiti.

L’ALLARME DELL’ANVUR

Come sottolineato di recente dal quotidiano Il Messaggero, in attesa della verifica al 30 novembre 2024, l’Agenzia Nazionale di Valutazione scodella numeri fin troppo chiari. Secondo l’ultimo documento sul Sistema della Formazione Superiore e della Ricerca, pubblicato a giugno scorso, durante i corsi tenuti nel 2022 le università tradizionali hanno messo a disposizione in media un professore ogni 28,5 studenti mentre quelle telematiche uno ogni 384,8 studenti. Già solo da queste cifre è facile intuire la disparità di costi/ricavi e di standard qualitativi offerti.

I RICORSI AL TAR E AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Nel frattempo le università telematiche hanno risposto ai decreti presentando ricorsi al Tar del Lazio, con istanza di misure cautelari, tutti dal contenuto sostanzialmente analogo e tutti rigettati, come emerge dai documenti letti da Start Magazine.

Infine, a febbraio 2022, l’ultimo tentativo: un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica. L’obiettivo era quello di annullare le disposizioni del decreto ministeriale e in particolare l’innalzamento previsto del numero di docenti. Una mossa che però è stata bocciata: la Sezione Terza del Tribunale Amministrativo del Lazio con sentenza breve n. 17236 del 21 dicembre 2022 ha respinto il ricorso di Università Telematica Pegaso e Universitas Mercatorum e gli atenei del gruppo Multiversity hanno approvato e presentato il piano di raggiungimento del numero di insegnanti da assumere alla luce del DM 1154/2021.

Nel bilancio di Multiversity si evidenzia che Pegaso e Mercatorum nel proprio ricorso “hanno contestato ulteriori profili di legittimità al DM rispetto a quelli presentati dagli altri ricorrenti e sui quali ancora non vi è stata decisione”.

IL TAVOLO AL MINISTERO PER TROVARE UN ACCORDO

A seguito di tutta questa querelle giuridica il ministero – con decreto ministeriale 294/2021 – ha istituito il Tavolo delle università telematiche per attivare un confronto sui temi specifici soprattutto in relazione alla definizione dell’offerta formativa, sulla garanzia della qualità e della sostenibilità della formazione, sull’utilizzo delle tecnologie di e-learning. Durante le riunioni del Tavolo si è pure parlato della rivisitazione dei requisiti necessari previsti dal DM 1154/2021.

UNIVERSITÀ TELEMATICHE, IL DM 930/2022 SULL’ISCRIZIONE A DOPPIA LAUREA

Un altro decreto ministeriale che impatta sul gruppo Multiversity è il 930 del 29 luglio 2022 sull’avvio dell’iscrizione a una doppia laurea per l’anno 2022/2023. Nel DM si precisa che ogni studente può iscriversi contemporaneamente a due diversi corsi di laurea, di laurea magistrale o di master, di dottorato di ricerca o di specializzazione (ad eccezione di quella medica) anche presso più università italiane ed estere. Si tratta di un provvedimento che evidentemente può giovare agli atenei telematici e infatti nel bilancio Multiversity si legge: “La contemporanea iscrizione consente di raggiungere obiettivi di apprendimento e target di formazione più coerenti con gli standard dei Paesi europei. Infatti gli studenti potranno essere più competitivi grazie alle numerose e trasversali competenze acquisite; sarà possibile accelerare l’accesso al mondo del lavoro per chi si sta formando; viene offerta una maggiore libertà di scelta sia con riguardo alla domanda che all’offerta di lavoro; gli studenti potranno ottenere una migliore e variegata specializzazione; si raggiungerà così il consolidamento di competenze differenziate”.

LA VENDITA DI UNA QUOTA DI MULTIVERSITY DA PARTE DEL FONDO CVC E GLI SCAZZI FRA ZANGRILLO E BERNINI

La partita in corso con il governo (in cui si intravvedono differenze di impostazione rispetto alle università telematiche tra il ministero della Pubblica istruzione e quello dell’Università e della ricerca, peraltro retti da due esponenti dello stesso partito, ossia Forza Italia) può influenzare i conti – ossia i costi – del gruppo Multiversity e dunque la valutazione della società, visto che il fondo Cvc ha in corso una sorta di sondaggio tra investitori per vendere una quota del gruppo.

Secondo indiscrezioni del Sole 24 ore, sarebbero in corso riflessioni per valutare le migliori opzioni strategiche per Multiversity, che dall’ingresso di Cvc (l’operazione è seguita dal partner Andrea Ferrante) è cresciuta a doppia cifra fino a raggiungere un fatturato di circa 500 milioni di euro. Tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe anche la cessione di una minoranza dell’azienda. Al lavoro, fra le altre, ci sarebbe la banca d’affari Morgan Stanley.

I CONTI DEL GRUPPO MULTIVERSITY

Al momento comunque i conti del gruppo sono floridi e gli scenari per il settore – al netto del dossier ministeriale sul numero dei docenti – sono positivi, vista anche la firma per alcuni aspetti sorprendente del ministero della Pubblica amministrazione su un accordo con gli atenei telematici per formare i dirigenti statali pur in presenza di scuole pubbliche di alta amministrazione.

Nel 2022, come si evince dal bilancio d’esercizio, Multiversity ha fatto registrare un utile di 664 mila euro a fronte degli oltre 8,4 milioni dell’anno precedente nonostante la buona crescita dei ricavi che hanno sfiorato i 22 milioni (erano 10,4 milioni nel 2021). A pesare sul bilancio il consistente aumento dei costi, che hanno superato i 28,4 milioni (rispetto ai più di 10,5 milioni di un anno prima) e in cui hanno giocato un ruolo soprattutto gli ammortamenti e le svalutazioni per oltre 13,2 milioni (erano più di 5,7 milioni nel 2021). Segno più anche per i costi per il personale, saliti a 6,7 milioni da poco più di 2,3 milioni. Proprio il costo del personale è il focus al centro delle ambizioni e anche delle preoccupazioni del gruppo Multiversity.

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