Skip to content

softbank

Non solo SoftBank, tutte le sintonie anti Cina di Trump con il Giappone

La holding giapponese SoftBank ha promesso un investimento da 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, ma i punti interrogativi sono tanti. Intanto, Trump ha nominato il nuovo ambasciatore in Giappone: si tratta dell'anti-cinese George Glass. Tutti i dettagli.

La holding finanziaria giapponese SoftBank, molto attiva nei settori delle telecomunicazioni e dell’elettronica, investirà 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti nei prossimi quattro anni. Ad annunciarlo, lunedì, è stato l’amministratore delegato Masayoshi Son assieme al presidente eletto Donald Trump, il cui secondo mandato inizierà nel gennaio 2025 per una durata – appunto – di quattro anni.

La conferenza stampa è stata anche l’occasione per presentare il nuovo ambasciatore americano in Giappone: si tratta di George Glass, ex-banchiere ed ex-ambasciatore in Portogallo dal 2017 al 2021 noto per le sue posizioni anti-cinesi. “Per noi il Giappone molto importante”, ha dichiarato Trump: il paese è infatti uno degli alleati principali dell’America in Asia-Pacifico, la regione dove è più forte la rivalità politica con la Cina.

IL PRECEDENTE DEL 2016

Trump ha detto che l’investimento di SoftBank creerà centomila posti di lavoro nell’intelligenza artificiale e nelle relative infrastrutture.

Il gruppo giapponese aveva già promesso qualcosa di molto simile nel dicembre 2016 – ovvero un mese prima dell’inizio del primo mandato di Trump -, quando Son annunciò un investimento di 50.000 dollari e la creazione di cinquantamila posti di lavoro: la cifra è stata effettivamente spesa, ha scritto Reuters, mentre non è chiaro se siano stati creati tutti quei posti di lavoro.

DA DOVE ARRIVERANNO I SOLDI?

Non è chiaro nemmeno in che modo SoftBank finanzierà l’investimento da 100 miliardi, considerato che al 30 settembre scorso il gruppo disponeva di 27 miliardi di liquidità in bilancio. È possibile che i soldi non arriveranno direttamente da SoftBank o dal suo fondo Vision Fund 2 (interessato a OpenAI) bensì da Arm, l’azienda di semiconduttori (britannica ma quotata anche negli Stati Uniti) sotto il controllo della holding giapponese.

Trump, comunque, ha promesso che velocizzerà i processi autorizzativi per tutte quelle aziende che investiranno almeno 1 miliardo di dollari negli Stati Uniti.

MA L’INVESTIMENTO DI SOFTBANK SI FARÀ?

Diversi analisti hanno espresso dubbi sulla realizzabilità delle promesse di SoftBank, considerata la scarsità di dettagli e considerato l’entusiasmo di Trump per gli annunci eclatanti sugli investimenti e sull’occupazione che poi non sempre si realizzano (come la fabbrica di Foxconn nel Wisconsin da 10 miliardi di dollari, fortemente ridimensionata).

Gli esperti si chiedono inoltre in cosa SoftBank deciderà di investire, avendo già acquisito la startup di microchip Graphcore e acquistato una quota di OpenAI per accrescere la sua partecipazione al settore dell’intelligenza artificiale. Un paio di mesi fa Masayoshi Son aveva preconizzato l’avvento della super-intelligenza artificiale, che a suo dire richiederebbe investimenti multimiliardari; aveva poi aggiunto che la sua società stava conservando le risorse economiche per “la prossima grande mossa”.

UN ANTI-CINESE ALL’AMBASCIATA IN GIAPPONE

Come detto, Trump ha nominato George Glass come ambasciatore in Giappone. È una posizione che funge principalmente da sostegno all’alleanza militare tra Washington e Tokyo, preoccupato per le minacce militari provenienti dalla Cina e dalla Corea del nord.

In Giappone ci sono oltre cinquantamila truppe statunitensi di stanza e il governo ha paura che il ritorno di Trump alla Casa Bianca possa creare nuove frizioni sulla ripartizione dei costi per il mantenimento di questa presenza.

Tokyo, inoltre, teme che l’amministrazione Trump introdurrà nuove politiche protezionistiche dannose per le aziende nipponiche. Già l’attuale presidente, Joe Biden, ha applicato dei controlli alle esportazioni che limitano le possibilità per i produttori giapponesi di microchip e macchinari di commerciare con la Cina.

Durante il suo periodo da ambasciatore in Portogallo, Glass aveva parlato spesso della necessità di contenere gli investimenti cinesi nei settori strategici.

CHE NE SARÀ DELL’OPERAZIONE NIPPON STEEL-US STEEL?

Il ritorno di Trump non modificherà probabilmente la situazione per Nippon Steel, il gruppo giapponese dell’acciaio intenzionato ad acquisire la società americana Us Steel: sia l’attuale che il prossimo presidente degli Stati Uniti sono infatti contrari all’operazione per ragioni politiche (mantenimento dei livelli occupazionali e della capacità siderurgica nazionale).

Nippon Steel ha cercato in vari modi di rassicurare gli ambienti politici e l’opinione pubblica statunitensi sull’acquisizione di Us Steel, garantendo ad esempio che la sede centrale non verrà spostata e che non ci saranno licenziamenti, e presentando l’operazione come utile a contrastare l’influenza della Cina sul mercato globale dell’acciaio.

Torna su