I casi di contagio da coronavirus nel Sud-est asiatico sono in calo, e le catene di approvvigionamento nella regione si stanno riattivando per recuperare la produzione perduta nei mesi scorsi a causa delle chiusure delle industrie.
COME VA IN VIETNAM
Il Vietnam, in particolare, sta tornando alla normalità grazie all’allentamento delle restrizioni. Circa duecento fabbriche che realizzano abbigliamento sportivo per la Nike hanno ripreso le attività, scrive il Nikkei Asia. E un parco industriale a Ho Chi Minh City, la capitale, dove sono presenti gli stabilimenti di Samsung Electronics (sudcoreana) e di Intel (statunitense), si è detto pronto a tornare alla “produzione piena” questo mese.
A partire dallo scorso luglio molte fabbriche nel Vietnam del sud sono state sottoposte a grosse restrizioni: potevano rimanere aperte solo se accettavano di ospitare gli operai 24 ore su 24, diventando di fatto dei grossi dormitori; e sono state inoltre obbligate a ridurre il numero dei dipendenti del 30-50 per cento rispetto ai valori normali. Di conseguenza, molti impianti hanno tagliato la produzione o interrotto del tutto le attività.
A fine agosto, i contagi nel paese hanno raggiunto il picco di 17mila casi al giorno. Oggi il tasso è sceso a 7mila.
L’IMPATTO PER IL SETTORE AUTOMOBILISTICO
Il Nikkei Asia scrive che le aziende che producono la componentistica elettrica ed elettronica fondamentale per l’industria dell’auto stanno tornando in forze, e potrebbero dare sollievo a un settore colpito da una lunga crisi di carenza di semiconduttori (o microchip).
Ad esempio, la società giapponese Furukawa Electric, che realizza cablaggi per i veicoli, prevede di tornare a operare a pieno regime nelle sue fabbriche vietnamite.
Il Sud-est asiatico è una regione fondamentale per le filiere globali dell’industria dell’auto. Il Vietnam è un importante polo manifatturiero di cablaggi, ad esempio; in Malaysia, invece, si producono semiconduttori. Le difficoltà di approvvigionamento di questi componenti sta danneggiando le attività e le performance finanziarie di praticamente tutte le case automobilistiche, incluse Stellantis o Tesla.
IN MALAYSIA MANCANO LAVORATORI
In Malaysia più del 90 per cento della popolazione adulta è completamente vaccinata contro il coronavirus. Ma la scarsità di flussi di lavoratori provenienti dall’estero e le difficoltà ad assumere operai locali stanno obbligando Unisem – azienda malaysiana che assembla e testa semiconduttori – a operare all’80 per cento della sua capacità. La domanda internazionali di questi componenti è però molto forte e in crescita, e Unisem non è in grado di soddisfare tutti gli ordini che riceve. Sta allora costruendo un terzo impianto a Chengdu, in Cina.
I PROBLEMI DI STMICROELECTRONICS
Oltre ai problemi di Unisem, la contrazione dell’output malaysiano di semiconduttori per auto è legato anche al blocco della produzione al sito di STMicroelectronics, azienda italo-francese partecipata al 50 per cento dal ministero italiano dell’Economia e delle Finanze.
Jean-Marc Cher, amministratore delegato di STMicroelectronics, ha dichiarato che “il nostro sito ha attraversato un periodo di chiusure parziali o complete, con un progressivo ritorno al 100 per cento della capacità produttiva durante terzo trimestre” del 2021.