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Russia Cina

Cosa fanno gli Usa per controllare e contenere Russia e Cina

L'articolo di Giuseppe Gagliano.

 

La Russia e la Cina, come sappiamo, sono al centro dell’attenzione degli Stati Uniti poiché rappresentano i due principali players che possono contrastare in modo rilevante l’egemonia globale americana. Come si sta evolvendo la postura americana – e di conseguenza quella russa – nei confronti dell’attuale guerra con l’Ucraina? E, soprattutto, attraverso quali strumenti l’America intende contrastare la Cina?

L’evoluzione della guerra tra Russia e Ucraina sta determinando interessanti novità all’interno del mondo dell’intelligence nel suo complesso. In primo luogo, sottolineiamo che il dipartimento del Commercio americano proprio alla fine di luglio ha imposto un divieto totale di esportare alimenti e forniture mediche a tutte le aziende collegate ai servizi di sicurezza russi; inoltre, tutte quelle aziende che esportano strumenti che possono essere considerati sensibili verso le istituzione militare sia russe che bielorusse dovranno richiedere al dipartimento del Commercio una licenza speciale. Non dimentichiamoci poi che le sanzioni imposte dal dipartimento del Commercio sono certamente molto più restrittive di quelle che fino a questo momento sono state poste in essere dall’Unione europea.

In secondo luogo, se il dipartimento del Commercio si muove in una direzione di natura sanzionatoria, in modo analogo il servizio di sicurezza militare ucraino ha avuto una direttiva precisa dal presidente Zelensky, e cioè quello di evitare che la Russia possa entrare in possesso di tutta quella tecnologia necessaria alla sua industria militare. Proprio per questo è importante monitorare le esportazioni di materie prime fatte dalla Russia.

Grazie alla collaborazione tra i servizi di sicurezza ucraini e quegli occidentali è stato possibile scoprire come la Russia – attraverso la collaborazione della Georgia, della Azerbaigian e dell’Armenia – abbia creato centinaia di società di facciata per non essere ulteriormente danneggiata dalle sanzioni occidentali. Al di là di queste nazioni, la Russia sta cercando di stringere partnership più solide con l’Algeria – soprattutto grazie alla collaborazione sempre più rilevante del responsabile russo del consiglio di sicurezza, Nikolaj Patrushev – e attraverso Gazprom e Rosneft con la Turchia, il Sudafrica e l’India.

Ma naturalmente anche l’Asia è un teatro fondamentale per la Russia, in modo particolare il Vietnam, l’Indonesia, la Malesia e la Corea del nord, oltre che il Myanmar, che come sappiamo è diventato un importantissimo esportatore di armi russe. Anche il Kazakistan rappresenta un teatro importante per Mosca poiché le sue principali strutture politiche ed economiche sono strettamente legate alla Russia (pensiamo al Caspian Pipeline Consortium), e proprio per questo i servizi di sicurezza ucraini stanno tenendo d’occhio tutte quelle società occidentali che producono tecnologia dual use.

In terzo luogo, accanto al dipartimento del Commercio americano e a servizi di sicurezza ucraini, le strutture militari della Nato hanno più volte sottolineato come sia necessario essere molto rigorosi nel controllare l’efficacia delle sanzioni poste in essere ai danni dell’industria della difesa russa.

In quarto luogo, un altro rivale sistemico che minaccia l’egemonia globale americana è la Cina. La Casa Bianca sta sottolineando sempre più l’importanza di contrastare la capacità di penetrazione a livello di propaganda da parte dell’Esercito popolare di liberazione sia negli Stati Uniti che in Europa. Per realizzare questo necessario – quanto ambizioso – obiettivo, gli Stati Uniti hanno fin dai tempi della Guerra fredda fatto ampio uso degli specialisti presenti nei think tank più prestigiosi e più acclarati. Nello specifico stiamo alludendo agli studi sulla Cina fatti dalla Jamestown Foundationon China, dalla Alleanza interparlamentare sulla Cina (IPAC), dalla Henry Jackson Society, dalla American Enterprise Institute for Public Policy Research (AEI), dal Brookings Institution e dal Center for American Progress (CAP).

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