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Turchia

Droni ed energia: tutte le cose turche tra Turchia e Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno abbattuto un drone turco che si era avvicinato troppo alle truppe americane in Siria. Ma non ci sarà crisi nei rapporti. E la Turchia rilancia con un dialogo sull'energia.

Il dipartimento della Difesa degli Stati uniti ha comunicato l’abbattimento in Siria, ieri, di un drone turco che si trovava in prossimità delle truppe americane. È la prima volta che gli Stati Uniti abbattono un velivolo della Turchia, un paese alleato e membro della NATO.

LA VERSIONE DELLA TURCHIA

Reuters ha riportato la dichiarazione di un funzionario turco della difesa, secondo il quale il drone abbattuto non apparterebbe alle forze armate di Ankara, ma non ne ha specificato la proprietà. Una fonte turca attiva nel ramo della sicurezza ha detto a Reuters che l’agenzia di intelligence della Turchia ha effettuato dei raid aerei in Siria contro i miliziani turchi dopo un attacco bomba ad Ankara lo scorso finesettimana.

Il ministero della Difesa turco ha fatto sapere che l’esercito ha distrutto per via aerea trenta postazioni curde nel nord della Siria – incluso un pozzo petrolifero, un sito di stoccaggio e vari rifugi – e “neutralizzato” diversi miliziani. La milizia curda dell’Unità di protezione popolare (YPG) è stata l’alleata principale della coalizione occidentale, guidata dagli Stati Uniti, contro lo Stato islamico in Siria.

LA VERSIONE DEGLI STATI UNITI

Il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, ha ricostruito l’accaduto. Giovedì mattina sono stati avvistati droni turchi che conducevano degli attacchi aerei ad Hasakh, in Siria, a circa un chilometro di distanza dalle truppe statunitensi. Qualche ora dopo, un drone si è avvicinato a meno di mezzo chilometro dalle forze americane ed è stato abbattuto per precauzione da un aereo F-16.

Ryder ha specificato che “non abbiamo alcuna indicazione del fatto che la Turchia stesse intenzionalmente prendendo di mira le forze statunitensi”. Una crisi profonda tra Stati Uniti e Turchia sembra, insomma, da escludere.

I RAID CONTRO I CURDI

Le milizie curde in Siria sostengono che i recenti attacchi turchi abbiano causato la morte di otto persone, tra cui due civili. Ankara considera le milizie curde siriane una forza affiliata al PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, ritenuto un’organizzazione terroristica – non solo dalla Turchia, ma anche dagli Stati Uniti e dall’Unione europea – per via dell’insurrezione armata che, dagli anni Ottanta, ha causato la morte di oltre 40.000 persone. Il PKK ha rivendicato l’attentato di domenica nella capitale turca. La Turchia effettua raid anche contro il PKK nel nord dell’Iraq.

“Il PKK e le YPG sono la stessa organizzazione terroristica, sono il nostro legittimo obiettivo ovunque”, ha dichiarato il ministero della Difesa turco.

LA TURCHIA SPOSTA IL FOCUS SULL’ENERGIA

Ieri sui giornali turchi è stato dato risalto a una notizia sempre relativa ai rapporti Ankara-Washington, ma di natura cooperativa anziché conflittuale: il ministero dell’Energia Alparslan Bayraktar (Bayraktar è anche il nome della famiglia alla guida di Baykar, la più importante azienda turca produttrice di droni) ha annunciato la volontà di avviare un programma di collaborazione energetica con gli Stati Uniti.

Il programma, ufficialmente indicato come Türkiye-U.S. Intergovernmental Energy and Climate Dialogue Program, verrà inaugurato a novembre. Non è chiaro in cosa consisterà, ma è stato descritto come una piattaforma per favorire il dialogo tra i rispettivi governi e aziende su questioni di natura energetica.

Nel frattempo, la Turchia procede con i lavori di costruzione della centrale nucleare di Akkuyu – un sito da 4800 megawatt di capacità e un valore di 20 miliardi di dollari situato nella parte meridionale del paese – assieme alla società russa Rosatom. Il primo dei quattro reattori di Akkuyu dovrebbe entrare in funzione nell’ottobre 2024.

Il ministro Bayraktar ha parlato anche dei negoziati in corso per il trasporto del gas naturale israeliano in Europa, attraverso la Turchia.

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