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Gas, cosa cambia per l’Europa dopo l’accordo Israele-Libano

L'accordo sui confini marittimi tra Israele e Libano dovrebbe favorire la produzione di gas nel Mediterraneo orientale. Ma i giacimenti Karish e - soprattutto - Qana potrebbero non dare sollievo immediato all'Europa. Il ruolo di Total. Tutti i dettagli

 

Martedì Israele e Libano hanno raggiunto un importante accordo – i due paesi sono tecnicamente in guerra e non hanno relazioni diplomatiche ufficiali – sui confini marittimi. L’intesa risolve una vecchia disputa per il controllo di alcune porzioni di mar Mediterraneo e dovrebbe favorire l’estrazione di gas naturale.

IL SENSO DELL’ACCORDO PER UE E USA

L’accordo, infatti, prevede l’assegnazione al Libano dei diritti di estrazione su un giacimento finora conteso e la conferma della proprietà israeliana su un vicino campo di idrocarburi. Si tratta di sviluppi interessanti per l’Europa, che è alla ricerca di forniture di gas con le quali sostituire quelle russe e che aveva mostrato interesse proprio per le grandi risorse contenute nel Mediterraneo orientale: a giugno, per esempio, ha firmato un memorandum con Israele e l’Egitto per l’importazione di gas liquefatto.

L’accordo tra Israele e Libano rappresenta inoltre un successo politico per gli Stati Uniti, che hanno agito da mediatori. Quello tra Tel Aviv e Beirut, infatti, non è un patto diretto tra le parti, ma consiste in due accordi separati di ciascun paese con Washington, spiega il New York Times.

LE CONSEGUENZE ENERGETICHE

L’accordo risolve una disputa sulla definizione delle zone economiche esclusive di Israele e Libano nel Mediterraneo orientale, stabilendo in quali aree ciascun paese possieda il diritto – esclusivo, appunto – di estrarne le risorse contenutevi.

Israele ha concesso al Libano il diritto di trivellare un campo di gas – chiamato Qana – che si estende tra le due zone economiche: Tel Aviv riceverà un compenso per gli idrocarburi estratti all’interno della sua area marittima. Beirut, invece, ha rinunciato a rivendicare il possesso di un giacimento vicino, quello di Karish: Israele, dunque, potrà procedere al suo sfruttamento senza il timore di rappresaglie armate da parte di Hezbollah, l’organizzazione politico-militare libanese di orientamento sciita, antisionista e sostenuta dall’Iran.

israele libano

QANA AIUTERÀ L’EUROPA?

L’ammontare delle riserve di gas contenute nel campo Qana, gestito da un consorzio guidato dalla società francese TotalEnergies, non è ancora chiaro. Quel che è certo, però, è che ci vorranno anni per estrarle e venderle, quelle riserve: non sono di aiuto, dunque, all’attuale crisi energetica europea, ma potrebbero rappresentare un asset di valore in futuro.

LE TEMPISTICHE DI KARISH

L’operatore del campo Karish è la società britannica-greca Energean, che stima di poter avviare la produzione nel giro delle prossime settimane. Domenica scorsa la società ha fatto sapere di aver iniziato a pompare gas alla sua unità galleggiante nel sito, come previsto dalle procedure di test approvate dal governo israeliano.

IL FUTURO DELL’EASTMED

Il percorso più semplice per il gas israeliano e libanese destinato all’Europa non sembra essere l’EastMed, il progetto di gasdotto passante per Cipro e la Grecia. L’opera è infatti sia costosa (6 miliardi di euro, da rapportare alla capacità di trasporto) sia difficile sul piano politico (la Turchia è contraria perché la condotta la taglierebbe fuori dai flussi energetici nel Mediterraneo orientale), sia – forse – non strategica: in un contesto di transizione ecologica e di riduzione dei consumi di combustibili fossili, solo le forniture di gas meno costose riusciranno a rimanere sul mercato; non è chiaro se l’EastMed sia in grado di garantire questa competitività di prezzo. Gli Stati Uniti e perfino la Grecia, che nel progetto è coinvolta direttamente, non sembrano esserne convinte.

Ci sono due alternative giudicate più fattibili e anche più lungimiranti dell’EastMed. Una prevede il trasporto via condotte del gas israeliano verso l’Egitto, dove verrebbe liquefatto e ri-esportato verso l’Europa. Un’altra è l’interconnettore EuroAsia, un cavo sottomarino che muoverà l’elettricità generata in Israele (dal gas o dalle fonti rinnovabili) verso Cipro e la Grecia.

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