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Berlino

Una guerra tra Russia e Ucraina è possibile?

La guerra su larga scala in Ucraina non è realistica, non è nell'interesse della Russia, da nessun punto di vista L'approfondimento di Stefano Grazioli

 

Guerra sì, guerra no.

La domanda se l’è fatta l’Occidente dopo l’allarme lanciato dall’Ucraina per decine di migliaia di militari presenti nella varie basi a ridosso dell’ex repubblica sovietica e anche della Bielororussia, come quella di Yelna, le cui foto satellitari sono finite sui media statunitensi. Ovviamente guerra no, dato che dal un lato sia Mosca ha detto ripetutamente che non ha nessuna intenzione, né nessun interesse, ad un’operazione su larga scala, dall’altro gli osservatori non schierati hanno escluso uno scenario del genere per svariati motivi. Che Kiev, Washington e Bruxelles siano in tensione è normale, ma il gioco della propaganda è evidente su entrambi i lati.

Mosca non ha mai negato ci siano stati spostamenti di truppe, anche residui delle grandi manovre di settembre, Zapad 2021, e comunque hanno affermato che sul loro territorio possono fare quello che vogliono senza chiedere a nessuno. È un gioco muscolare, tra le esercitazioni russe e quelle della Nato dal Baltico al Mar Nero, che va avanti da anni. Il rischio di incidenti è elevato; per ora non è successo nulla.

Per spiegare la posizione del Cremlino i dossier si sovrappongono: c’è la questione degli armamenti a Kiev, Sia dalla Nato, che da singoli stati, Usa ovviamente, ma anche e soprattutto Gran Bretagna, che dopo la Brexit sempre molto più impegnata nel confronto a distanza con Mosca. C’è poi tutto quello che succede in Ucraina, in chiave non solo antirussa (il non rispetto degli accordi di Minsk è farina del sacco di tutti, non è solo la Russia che boicotta e le responsabilità di Kiev sono sotto gli occhi di tutti), e con le lotte interne tra il presidente Volodymyr Zelensky e gli oligarchi (Rinat Akhmetov per ultimo, ma la lista è lunga): il capo di Stato, con i rating in picchiata, ha preso dall’inizio dell’anno una via autoritaria, con limitazioni dei media e repressioni nei confronti dell’opposizione, senza che Unione Europea e Stati Uniti abbiano mosso un dito, anzi voltando proprio la faccia

In Ucraina c’è un partito della guerra supportato dai falchi a Washington che punta allo scontro nel Donbass, scatenando così la reazione russa: in ogni caso la Russia verrebbe considerata come aggressore, un po’ come è successo nel 2008 in Georgia. Anche allora, e la commissione Tagliavini promossa da Bruxelles lo aveva messo nero su bianco, era stato il presidente Mikhail Saakashvili a ordinare l’attacco in Ossezia e a scatenare la risposta russa (che ovviamente era preparata e non si è fatta aspettare). Nel sudest ucraino e soprattutto sul mar Nero e sul Mare d’Azov lo possibilità che scoppi la scintilla è reale.

L’intera questione è molto complessa, non ci sono nero o bianco, è tutto molto grigio, la propaganda su tutti i lati gioca un ruolo fondamentale ed è davvero difficile districarsi. Il tema dell’ingresso dell’Ucraina della Nato, la linea rossa che il, Cremlino non vuole che sia oltrepassata, sia fondamentale e il compromesso tra Russia e Usa dovrà essere trovato su questo. Mosca si muove in maniera aggressiva, anche perché non ha altri mezzi per far capire quali siano i limiti da non passare: Usa e Ue hanno appoggiato nel 2014 il cambio di regime senza pensare alle conseguenze e per questi anni si sono disinteressati di ciò che accadeva a Kiev (riforme, diritti, etc.), accontentandosi del fatto compiuto, cioè aver fatto cadere un governo filorusso (tutto già visto altrove).

La guerra su larga scala non è realistica, non è nell’interesse della Russia, da nessun punto di vista, ma operazioni mirate, magari inizialmente al di là dell’attuale linea del fronte, ad esempio su Mariupol, che rimane un porto fondamentale, anche per l’economia del Donbass occupato, non sono da escludere, se non si smuoverà qualcosa. Putin non si preoccuperà di troppo delle ritorsioni, se giudicherà che il gioco vale la candela. Dopo sette anni di sanzioni l’economia russa va bene così, l’unica cosa a fare male sarebbe l’esclusione da Swift, ma non certo il blocco di Nord Stream 2, che diventerà un problema per la Germania e forse per il resto dell’Europa che ha bisogno di gas, ancora tanto, per accelerare la transizione verde, non per la Russia, che manderà sempre più oro azzurro verso est, verso la Cina.

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