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Difesa

Difesa, cosa ha detto Meloni sulla dipendenza “eccessiva” dagli Usa

Meloni vuole un'Italia e un'Europa più slegate dalla Russia per il gas e dalla Cina per le tecnologie rinnovabili, ma anche meno dipendenti dagli Stati Uniti per la difesa. Ecco dichiarazioni, obiettivi e dati.

 

“Tra la crisi pandemica e il conflitto in Ucraina, noi ci siamo resi conto di molte cose”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento alla XV Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori alla Farnesina.

DIPENDENZA DALLA RUSSIA PER L’ENERGIA, E DAGLI STATI UNITI PER LA DIFESA

“Ci siamo ad esempio resi conto delle nostre troppe dipendenze”, ha aggiunto, “dell’errore strategico che avevamo fatto in termini di sovranità, rinunciando ad alcune catene fondamentali del valore. Ci siamo accorti della nostra dipendenza energetica dalla Russia, quella che oggi vediamo di più, quella che impatta di più”.

Prima dell’inizio della guerra in Ucraina, la Russia valeva da sola oltre il 40 per cento delle importazioni italiane di gas naturale.

– Leggi anche: Gas Russia, ecco le strigliate di Draghi ai governi Renzi, Gentiloni e Conte

“Ma probabilmente”, ha proseguito Meloni, “ci accorgiamo anche della nostra eccessiva dipendenza in termini di sicurezza dagli Stati Uniti”, i principali alleati italiani ed europei.

EMANCIPARSI DALLA CINA PER LE TECNOLOGIE VERDI

“E ci accorgiamo di come non sarebbe intelligente, nel momento in cui cerchiamo di uscire dalla nostra dipendenza energetica dalla Russia, favorire una maggiore dipendenza economica per esempio dalla Cina. Altro errore che si rischia di fare”.

“Io sono ovviamente favorevole alla transizione ecologica”, ha precisato Meloni, “ma fin da altri tempi non ho avuto timore a dire che se tu vuoi perseguire una transizione fondamentale, devi preoccuparti di essere tecnologicamente all’altezza di governare il processo. Perché non è intelligente passare dalla dipendenza dal gas dalla Russia […] alla dipendenza elettrica nei confronti della Cina”, che è nettamente la maggiore produttrice al mondo di pannelli solari e di batterie per i veicoli elettrici.

“UN PILASTRO EUROPEO DELLA NATO”

Ritornando al tema della sicurezza, la presidente del Consiglio ha detto che oggi, vista la guerra in Ucraina, ai confini dell’Unione, è “molto più chiara la necessità di rafforzare l’Europa nella sua autonomia strategica. Per questo occorre anche consapevolezza, ovviamente, dell’ordine di grandezza degli investimenti necessari. Ve lo dice qualcuno che non aveva, dall’opposizione, paura a scrivere nel proprio programma che la spesa militare è una spesa necessaria per difendere i propri interessi nazionali.

“Se tu scegli di non difenderti”, ha spiegato Meloni, “e di chiedere a qualcun altro di farlo [per te, ndr], quel qualcun altro non lo fa gratis. Se vuoi essere libero di fare le tue scelte – nei tuoi accordi, ovviamente, nel tuo sistema di alleanze, nel rispetto degli altri -, ma se vuoi centrare sui tuoi interessi il lavoro, devi essere il più possibile autonomo”.

Sulla difesa, secondo Meloni “l’obiettivo deve essere un pilastro europeo della NATO, complementare – non ovviamente conflittuale – con quello fornito dagli Stati Uniti. E oggi c’è molta più consapevolezza su questo di quanto non ce ne fosse ieri”.

IL POSIZIONAMENTO IDEOLOGICO DI MELONI

Il posizionamento ideologico di Giorgia Meloni è fortemente atlantista, cioè vicino agli Stati Uniti e alla NATO: lo è sulla Russia (la presidente è molto schierata a favore dell’Ucraina, ed è favorevole al mantenimento delle sanzioni) e lo è anche sulla Cina, la vera rivale dell’America.

Meloni ha ad esempio definito “un grosso errore” la firma – nel 2019, da parte del governo Conte I, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega – del memorandum d’intesa sulla Belt and Road Initiative, il grande progetto infrastrutturale-geopolitico cinese anche noto come Nuova via della seta.

“Difficilmente vedrei le condizioni politiche” per un suo rinnovo, previsto nel 2024, aveva precisato durante una conferenza stampa prima del bilaterale con il presidente cinese Xi Jinping, a margine del vertice del G20 a Bali. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha detto, a questo proposito, che “la nostra posizione non cambierà, per cui un eventuale rinnovo lo vedo improbabile”.

L’Unione europea – che considera la Cina una “rivale sistemica” – ha lanciato una propria strategia di connettività per rispondere alla proiezione di Pechino, la Global Gateway, e partecipa all’iniziativa del G7, la Partnership for Global Infrastructure and Investment.

QUANTO SPENDONO I PAESI EUROPEI PER LA DIFESA

Perché si possa realizzare quel “pilastro europeo della NATO” immaginato da Meloni, che permetterebbe una riduzione della dipendenza dagli Stati Uniti sulla difesa, l’Italia e gli altri paesi d’Europa dovranno prima aumentare i loro investimenti militari.

La NATO fissa una soglia di spesa minima per questo comparto del 2 per cento rispetto alla totalità del prodotto interno lordo. Una soglia che però generalmente non viene rispettata dai membri dell’alleanza, con le eccezioni di Stati Uniti, Grecia e Regno Unito.

Stando a un rapporto pubblicato dalla biblioteca della camera bassa del Parlamento britannico, nel 2022 solo nove dei trenta paesi membri della NATO dovrebbero raggiungere l’obiettivo minimo di spesa del 2 per cento: nel 2014, tuttavia, erano appena tre.

I paesi che quest’anno si prevede raggiungeranno o supereranno la soglia sono, nell’ordine in termini percentuali: Grecia, Stati Uniti, Polonia, Lituania, Estonia, Regno Unito, Lettonia, Croazia e Repubblica Ceca.

L’Italia nel 2022 dovrebbe fermarsi intorno all’1,5 per cento del PIL, ma si è impegnata a raggiungere il 2 per cento entro il 2028.

I RAPPORTI ECONOMICI ITALIA-USA

Tra Italia e Stati Uniti ci sono importanti progetti economici relativi alla difesa.

Ad esempio Leonardo è coinvolta – assieme alla britannica BAE Systems – nel progetto dell’azienda statunitense Lockheed Martin per la realizzazione del caccia multiruolo di quinta generazione F-35. Di recente, poi, la controllata americana di Leonardo, Leonardo DRS, ha perfezionato l’acquisizione di Rada, società israeliana che produce radar.

Nel comparto della cantieristica, Fincantieri comincerà – attraverso la controllata statunitense Fincantieri Marinette Marine – a costruire la prima fregata classe Constellation per conto della marina americana.

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