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Global Gateway

Cosa farà l’Ue nel mondo con il Global Gateway (contro la Cina)

Global Gateway, il piano dell'Unione europea sulle infrastrutture nel mondo, mira a rivaleggiare con la Bri cinese. Fatti, numeri e obiettivi

 

È partita la competizione tra Bruxelles e Pechino sugli investimenti in progetti infrastrutturali nel Paesi terzi, con l’Ue che può già compiere un bilancio provvisorio del suo progetto bandiera intitolato Global Gateway, che mira a mobilitare 300 miliardi di euro per progetti nel campo del digitale, del clima e dell’energia, dei trasporti, della salute, della formazione e della ricerca da attuare in Africa, America Latina, Caraibi e Pacifico.

Cos’è il Global Gateway

Come recita il comunicato relativo al primo meeting del Board, il Global Gateway è la cornice entro cui i vari rami dell’Ue collaboreranno per “ridurre il gap negli investimenti globali, sostenere la ripresa economica globale e accompagnare le transizioni gemelle del verde e del digitale fuori dei confini dell’Europa”.

Il Board si è riunito lo scorso 11 dicembre per fare il punto sull’implementazione dei progetti relativi al primo anno di attività. La presentazione dei risultati è stata condotta dai Commissari Jutta Urpilainen e Olivér Várhelyi alla presenza della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen e del Vicepresidente nonché Alto Rappresentante per la Politica Estera Josep Borrell.

Il bilancio del primo anno di attività

Nel suo primo anno di attività Global Gateway ha effettuato una serie di investimenti con il proposito di promuovere la connettività digitale tra l’Ue e i suoi partner, di aumentare la produzione di energia rinnovabile attraverso la costruzione di impianti solari ed eolici e di aumentare l’accesso al sistema sanitario e nella fattispecie alla medicina d’avanguardia e ai vaccini.

Sono stati mobilitati per il solo primo anno 9 miliardi di euro in prestiti attinti dal budget Ue e ripartiti nei vari progetti attivi.

Nell’elenco dei progetti finanziati e posti in essere si distingue il cavo sottomarino a fibra ottica Medusa che connetterà lungo 7.100 chilometri l’Algeria, l’Egitto, il Marocco, la Tunisia a Cipro, Francia, Italia, Portogallo e Spagna. Per il progetto sono stati allocati 342 milioni di euro, di cui 40 milioni in prestiti concessi dall’Ue.

È inoltre in cantiere l’estensione del cavo sottomarino e terrestre a fibra ottica chiamato Bella per collegarlo all’America Centrale e ai Caraibi.

Per quanto riguarda il settore energetico, spicca il Corridoio Transbalcanico dell’Elettricità ideato per connettere i sistemi di trasmissione di Serbia, Montenegro e Bosnia Herzegovina a quelli di Croazia, Ungheria, Romania e Italia, per un investimento totale di 41,2 milioni di euro. È poi prevista la costruzione di impianti fotovoltaici in Albania, Kosovo e Macedonia del Nord e di parchi eolici nella stessa Macedonia del Nord e in Serbia. Per quanto concerne gli investimenti fuori del Continente europeo si segnalano le partnership sull’idrogeno e le materie prime critiche con Namibia e Kazakistan e un’altra sull’idrogeno verde con l’Egitto.

Sempre in materia di transizione verde, è allo studio la Just Transition Partnership con l’Indonesia, Sudafrica, due progetti ambiziosi che prevedono investimenti rispettivamente per 2,4 e 3 miliardi di euro.

Arrivando ora ai corridoi per il trasporto strategico, Global Gateway è attivo nella ristrutturazione di 34 chilometri di sezione ferroviaria tra le località di Beljakovce-Kriva e Palanka in Macedonia del Nord per arrivare fino al confine bulgaro, con un investimento di 565 milioni di euro. 279 milioni di euro sono stati allocati poi per la costruzione del Corridoio X sulla linea ferroviaria Belgrado – Nis.

Infine, per quanto riguarda i settori della salute e della formazione, è stato investito oltre 1 miliardo di euro per promuovere la produzione e l’accesso ai medicinali, ai vaccini e alle tecnologie della salute in Paesi come Ruanda, Senegal, Gambia e Sudafrica, mentre 25 progetti sono stati avviati per rafforzare i sistemi della formazione professionale in 26 Paesi africani.

Un progetto geopolitico che sfida la Belt and Road

Come ha scritto Politico, il lancio del Global Gateway innesca una serrata competizione con il parallelo e più antico progetto infrastrutturale cinese della Belt and Road, e lo fa in un momento favorevole in cui Pechino ha diminuito il ritmo degli investimenti a causa dei venti di recessione.

C’è la consapevolezza, all’interno dei corridoi di Bruxelles, di aver lanciato una vera e propria sfida geopolitica alla Cina. Come ha dichiarato von der Leyen aprendo il primo meeting del progetto, “Global Gateway è soprattutto un progetto geopolitico che cerca di posizionare l’Europa in un mercato internazionale molti competitivo. È uno strumento cruciale”, ha aggiunto la Presidente, “perché gli investimenti in infrastrutture sono il cuore dell’odierna geopolitica”.

A Bruxelles ci si rende conto naturalmente di essersi mossi in relativo ritardo, facendosi anticipare dalla Belt and Road e dal suo trilione di dollari di investimenti. Come ha detto la stessa von der Leyen citando un sondaggio, “quando è stato chiesto quale partner avesse l’influenza più positiva nei loro Paesi, solo il 10% degli africani ha menzionato l’Ue, mentre il 47% ha indicato la Cina”.

L’Europa è comunque convinta della bontà del suo progetto, confezionato senza i vincoli stringenti posti dagli investimenti cinesi. Come ha dichiarato a Politico Stefano Sannino, Segretario generale del Servizio Europeo di Azione Esterna, Global Gateway si rivelerà alla fine un’opzione “attrattiva” anche perché priva di “tutte le negatività” connesse alla Belt and Road.

L’ottimismo di Sannino riecheggia nel punto di vista del Direttore Generale per le Partnership Internazionali della Commissione, Koen Doens, convinto del fatto che l’Europa può rivaleggiare con la Cina facendo leva sulla “qualità” dei progetti piuttosto che sulla “quantità”.

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