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Tutti gli affari iraniani di Huawei e Meng nel mirino di Trump

L'articolo di Lorenzo Bernardi

Emergono nuovi sviluppi sul caso Huawei, che alimenta le tensioni politiche fra Cina e Stati Uniti. Reuters ha rivelato alcune indiscrezioni che, se confermate, potrebbero aggravare la situazione di Meng Wanzhou, la manager della compagnia cinese arrestata in Canada con l’accusa di aver aggirato le sanzioni americane all’Iran tramite due società a quanto pare collegate a Huawei.

L’ARRESTO DI MENG WANZHOU

Il caso è esploso ai primi di dicembre quando, su richiesta statunitense, Meng è finita in manette. Reuters scrive che, secondo la tesi americana, la manager potrebbe aver ingannato le banche internazionali facendo credere che due società che hanno venduto strumenti di telecomunicazioni all’Iran fossero indipendenti quando invece sarebbero controllate dal colosso cinese. Di conseguenza, questo sostengono le autorità americane, le banche in buona fede avrebbero avallato transazioni da centinaia di milioni di dollari che potrebbero aver violato le sanzioni economiche che Washington aveva stabilito nei confronti di Teheran.

LA PRIMA SOCIETÀ NEL MIRINO: SKYCOM

Due le società finite nel mirino degli inquirenti. Skycom Tech Co Ltd e Canicula Holdings Ltd. Reuters scrive di aver trovato documenti che effettivamente rafforzano la tesi di un collegamento fra Huawei e le due compagnie. In particolare emergerebbero un incontro fra un alto dirigente dell’azienda cinese con un manager dell’iraniana Skycom e la presenza di almeno tre individui cinesi nei conti bancari sia di Huawei che di Skycom in Iran. Non solo: è spuntata una lettera di un avvocato in cui si dichiara che nel 2014 Huawei avrebbe operato in Siria (anch’essa vittima di sanzioni americane) attraverso Canicula.

Le novità metterebbero in dubbio la tesi di Huawei secondo cui Skycom sarebbe soltanto un proprio partner commerciale. Fra le altre cose, Skycom nel 2010 avrebbe fatto un offerta di vendita al principale operatore telefonico dell’Iran per cedere computer Hewlett-Packard del valore di almeno 1,3 milioni. Almeno 13 pagine della proposta erano marchiate con la dicitura “Huawei confidential” e provviste del logo della compagnia cinese. Huawei, comunque ha dichiarato che né essa stessa, né Skycom, avrebbero fornito il materiale oggetto della trattativa. I legami fra le due società comunque sembrano quantomeno esserci stati, considerato che Meng avrebbe fatto parte, prima del 2009, del board direttivo di Skycom. Secondo le autorità americane Meng avrebbe ripetutamente mentito alle banche sulle proprie relazioni con Skycom e omesso di dichiarare di controllare totalmente l’azienda.

LA SECONDA SOCIETÀ NEL MIRINO: CANICULA

Il colosso cinese, che almeno fino al 2007 deteneva quote di Skycom, le avrebbe poi dismesse in favore di Canicula. Tuttavia, Huawei sarebbe strettamente collegata proprio a Canicula. Gli elementi a supporto della tesi emergono da un caso del 2014. All’epoca, il sito di informazione Aliqtsadi.com aveva pubblicato un articolo sulla dissoluzione, in Siria, di un’azienda di Huawei specializzata in macchine bancomat. Osama Karawani, l’avvocato liquidatore dell’azienda, chiese una rettifica sostenendo che l’articolo avrebbe causato un “serio danno” a Huawei. «Huawei non si è mai disciolta – scrisse – Sta ancora operando in Siria attraverso diverse aziende, Huawei Technologies Ltd e Canicula Holdings Ltd”.

LA POSIZIONE DI MENG

Su Meng, attualmente libera su cauzione in Canada, pende una richiesta di estradizione da parte di Washington. Secondo l’agenzia britannica, rischierebbe condanne fino a 30 anni per ciascun capo di imputazione, che potrebbero spaziare dalla cospirazione alla frode finanziaria. Per contro, Huawei ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcun illecito da parte della manager, che è anche nipote del fondatore.

L’inchiesta è scaturita in seguito all’offensiva americana contro Huawei, accusata di utilizzare la propria tecnologia per attività di spionaggio su larga scala, e nel contesto di tensioni sempre crescenti fra Pechino e Washington, culminate nella guerra commerciale scoppiata la scorsa estate.

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