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Canada Huawei

Ecco come Leonardo-Finmeccanica, Poste Italiane, Tim e non solo lavorano con Huawei

L'approfondimento di Michele Arnese e Giusy Caretto

Un periodo controverso per Huawei, che dopo i numerosi guai in America ed in Europa (nel Regno Unito, precisamente), in questi giorni deve fare i conti anche con l’arresto della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou. La causa: presunte violazioni alle sanzioni contro l’Iran.

Dietro tutto questo, in realtà, si nasconde qualcosa di ben più grande e complesso: una guerra commerciale sul 5G (qui un report di Eurasia Group) e le questioni sicurezza (notizie e approfondimenti in questo articolo di Start Magazine). E intanto, in Italia, Huawei è già presente e collabora come fornitrice con molti grandi gruppi anche partecipati dal Tesoro. Approfondiamo insieme.

L’ARRESTO DI MENG WANZHOU

Il 6 dicembre, in Canada, è stata arrestata la direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou. La richiesta di arresto è arrivata dagli Stati Uniti, per presunte violazioni alle sanzioni contro l’Iran.

UNA GUERRA COMMERCIALE?

Per la stampa cinese, però, si tratta solo di una scusa per fermare l’avanzata nel 5G del colosso di Shenzhen. Il Global Times denuncia gli Usa di un “abuso delle procedure legali” nei confronti di Huawei e consiglia a Donald Trump di “tenere a freno le forze ostili di alcuni americani che possono mettere in pericolo le relazioni sino-statunitensi”.

UN PERIODO DIFFICILE

Difficile stabilire adesso se quella degli Usa sia davvero una scusa, quel che è certo è che per Huawei non è certo un periodo facile negli Stati occidentali (come per la connazionale Zte): è stata estromessa, negli Usa, dal mercato mobile e delle reti in agosto. Hanno preso esempio poi Australia e Nuova Zelanda e negli ultimi giorni anche il gruppo britannico BT ha annunciato che toglierà gli apparecchi cinesi usati per la trasmissione in 3G e 4G, non utilizzando i prodotti per la rete di prossima generazione.

ANCHE IL VICINO GIAPPONE PRONTO A SALUTRE HUAWEI

Nella giornata di venerdì 7 anche il vicino Giappone ha preso le distanze dall’azienda cinese. Tutti gli operatori giapponesi come NTT Docomo, KDDI Corp e Softbank sono pronti a mettere al bando le tecnologie Huawei.

GLI OBIETTIVI PRO CISCO DEL FORCING USA

Scelte difficili, dunque, per le autorità e le imprese europee e giapponesi che, come rivelato giorni fa dal Wall Street Journal, sono state appena contattate da emissari Usa: una campagna senza precedenti di moniti accompagnati da offerte di aiuto tecnologico. Chiudere le porte alla Cina, affidandosi a produttori e sistemisti europei (Ericsson e Nokia) e americani (come Cisco)?, ha scritto Massimo Gaggi sul Corriere della Sera.

LA QUESTIONE SICUREZZA

C’è da dire che quella che si sta giocando in questi mesi non è solo una partita strettamente commerciale. Dietro questo scontro c’è la questione sicurezza: nel mondo digitale tutto ciò che è gestito elettronicamente è esposto a spionaggio e sabotaggi informatici.

Il gruppo cinese, ad oggi, ha sempre smentito le accuse di possibili spionaggi, nonostante la società sia sotto l’influenza del governo di Pechino (è cosa risaputa che le aziende cinesi, anche quelle private, devono rispondere al Partito comunista). (qui un approfondimento di Start Magazine sul dossier Nsa)

HUAWEI E I LEGAMI CON L’ITALIA

La presenza in Italia non è certo cosa trascurabile: la società cinese, infatti, detiene un terzo del mercato degli smartphone. Ma la questione, come si legge su Agi.it, non finisce qui: Huawei è presente nello sviluppo della rete di ultima generazione in due aree: Milano e Bari-Matera.

A Bari-Matera, la società tecnologica è capofila del progetto con un investimento complessivo di 60 milioni di euro in 4 anni e una previsione di copertura 5G del 75% della popolazione entro il 2018 e completa entro il 2019: qui il 9 settembre, Huawei insieme a Tim e Fastweb hanno accesso l’antenna 5G. A Milano Huawei lavora con Vodafone e collabora anche con 38 partner industriali e istituzionali per realizzare 41 progetti negli ambiti sanità e benessere, sicurezza e sorveglianza, smart energy e smart city, mobilita’ e trasporti, manifattura e industria 4.0, education e entertainment, digital divide.

CHE COSA FA HUAWEI CON POSTE ITALIANE

In Italia, ha scritto il Corriere della Sera, c’è tecnologia Huawei in tutti i 16 mila uffici postali.

LA COLLABORAZIONE CON LEONARDO E BOSCH

E ancora. Huawei collabora anche con Leonardo (ex Finmeccanica) e Bosch per il monitoraggio degli accessi nell’area portuale di Bari, grazie all’utilizzo di telecamere intelligenti con una piattaforma centralizzata di comando e controllo, aggiunge Agi.it.

LA COLLABORAZIONE CON POLITECNICO DI MILANO E LA POLIZIA

Huawei collabora, sul fronte della videosorveglianza, con il Politecnico di Milano, con il supporto della Polizia Locale e in collaborazione con Italdron (per l’utilizzo dei droni). La piattaforma 5G raccoglie i flussi video in 4K acquisiti da un drone, li elabora e trasmette in tempo reale in altissima risoluzione ai sistemi di sorveglianza della centrale di Polizia, riporta sempre Agi.

HUAWEI NEL SETTORE SANITA’

In ambito Sanità 5G, lo scorso settembre a Bari in occasione della Fiera del Levante, nel corso di un evento organizzato da Tim, Fastweb e Huawei Italia alla presenza del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, è stato mostrato il progetto sviluppato per l’Irccs Giovanni Paolo II di Bari, che consente di fornire assistenza presso il domicilio del paziente con l’invio, grazie al 5G, dei parametri vitali direttamente presso l’ospedale.

IL SETTORE NAVALE

Huawei presente anche nel settore navale: sempre nel corso della Fiera del Levante è stata presentata per l’Industria 4.0 la piattaforma di realtà aumentata, realizzata con Isotta Fraschini, che consente, attraverso speciali visori, di fornire formazione e assistenza remota agli addetti impegnati nelle attività di montaggio e di smontaggio di un motore navale.

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