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Futuro

Futuro futuribile

La lettera dell'Avv. Antonio De Grazia

Caro direttore,

il presente è opaco: e sembra prevedere un futuro senza vecchiaia. Ovvero i vecchi – pardon gli anziani – sono inutili, vitelloni fuori tempo, destinatari di troppe energie economiche. Qualcuno ha già detto che bisogna togliere ai vecchi il diritto di voto. E poi cosa accadrà? Una forma di eutanasia forzata? Chissà…

Nulla è più inedito del già edito. Nel lontano 1977 Donato Martucci pubblica “Bersaglio 65 – Anticipo di un epitaffio. Martucci, ex giocatore di pallanuoto, giornalista sportivo, capo ufficio stampa del Coni per molti anni, era anche conosciuto come scrittore di un certo successo. Nel 1948, insieme al nobile Uguccione Ranieri Bourbon del Monte Sorbello, aveva scritto un breve racconto pamphlet politico: “Non voto la famiglia De Paolis”. L’operetta, breve e di ironia nera, immaginava un futuro dell’Italia con la vittoria del Fronte Popolare e l’instaurazione di un regime comunista. Pare che il grande Leo Longanesi avesse rifinito tale racconto, che vendette qualche centinaio di migliaia di copie. Nel 1950 seguì un racconto lungo o breve romanzo, “Lo strano settembre1950”, nel quale il duo Martucci-Ranieri immaginava Stalin, travestito da semplice pellegrino, che si recava a Roma nell’anno santo, per convertirsi davanti a Papa Pio XII. Francesco Perfetti ha definito quest’opera “piccolo e irriverente gioiello di satira politica” (sempre con lo zampino di Leo Longanesi).

Ma veniamo a Bersaglio 65. La trama è intricata, e ricca di personaggi: in una Italia futura dominata da una consorteria politica di tecnocrati (i Quadrumviri, sopra i quali aleggia Lui), vi è sovraffollamento e grande disoccupazione giovanile. Viene creata la Geropol, polizia politica volta a escludere gli ultrassessantacinquenni dalla vita civile. Essi vengono definiti i “quasi morti”. Prima vengono sospese, ai “quasi morti”, le patenti di guida, poi essi non possono più lavorare (sotto pena di dieci anni di galera e confisca del patrimonio), e infine viene introdotta una eutanasia senza consenso e con la semplice volontà di un familiare: basta che l’over65 non stia bene, e l’eutanasia dei familiari (soprattutto quelli avidi dell’eredità) scatta. E la magistratura avalla questa nuovo costume. Vi è anche per i poveretti ultra65 il divieto di circolazione: ovvero è possibile faun viaggio, ma prima vi è l’obbligo di una pericolosa visita medica, che quasi sempre porta in ospedale e all’eutanasia forzata.

“Tu non hai torto” riconobbe Vittoria. “Viviamo uno addosso all’altro. In Cina e in India l’alimentazione sintetica è già diventata una prassi e presto ci arriveremo anche qui. È meglio rassegnarsi ad essere dei numeri, ad entrare nel gregge. La tecnocrazia ha vinto, lo spirito dovrà morire, la coscienza è già morta. Watson e Skinner avevano visto giusto. Bisognerà sgomberare la terra di molta gente, ci saranno dei programmi elaborati con i computer, senza coscienza, ma con fervida determinazione. Anche gli anziani dovranno togliersi di mezzo, e perciò è nata la Geropol…”

Qualche brivido ci scuote, pare un déjà vu.

“Dove sta scritto che uomini di valore e di qualità debbano morire per la vita civile soltanto per ordine di una legge? Hanno giustificato il decreto per i professionisti con la storia dei giovani che urgono alle porte della vita. Ma si può mai tagliar le mani e le teste a pittori, scultori, poeti, artigiani, scrittori?” “Nel giro di pochi giorni ci sono stati almeno dieci suicidi di personalità della nostra vita culturale”

Secondo brivido, più recente.

“Vittoria: “Ho studiato anch’io e conosco abbastanza la storia del parlamentarismo italiano. Ma gli errori e gli abusi che furono commessi in quell’epoca non giustificano gli errori dell’ epoca presente”. La storia si dipana in una sequenza di episodi inconsueti, ma alla fine il nostro genio italico dell’improvvisazione avrà la meglio.

Così è, se vi pare.

Un caro saluto.

Avv. Antonio de Grazia

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