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Doneck Lugansk

Che cosa c’è nelle due repubbliche riconosciute da Putin?

Le autoproclamate repubbliche di Doneck e Lugansk, nell'Ucraina orientale, si trovano in un'area ricca di carbone. Ma dall'inizio della guerra con il governo dipendono dagli aiuti economici della Russia. Fatti, nomi, numeri e analisi

 

Lunedì pomeriggio il presidente della Russia Vladimir Putin ha prima riconosciuto formalmente l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Doneck e Lugansk (formalmente parte dell’Ucraina), e poi ha ordinato l’invio di truppe in questi territori.

LA PRESENZA DELLA RUSSIA A DONECK E LUGANSK

L’operazione militare rende ancora più concreto il rischio di una guerra estesa tra Mosca e Kiev – se ne parla da mesi: da quando cioè il Cremlino ha ordinato l’ammassamento di soldati e mezzi lungo la frontiera comune -, ma è, di fatto, la conferma di una situazione che va avanti da otto anni. È dal 2014, appunto, che la Russia esercita un controllo politico, economico e militare pressoché assoluto su Doneck e Lugansk.

Oltre ad aver armato e finanziato i ribelli separatisti nella loro guerra contro l’esercito ucraino, Mosca ha infatti fornito passaporti a 650mila abitanti delle regioni; ha diffuso l’utilizzo della propria valuta, il rublo; a fine 2021 ha autorizzato il commercio bilaterale; ha addirittura messo a punto un piano di sviluppo economico da 12 miliardi di dollari in tre anni, puntando al pareggio degli stipendi dei dipendenti pubblici dei due territori con quelli della vicina città russa di Rostov.

LA DICHIARAZIONE DELLA DUMA RUSSA

Il riconoscimento formale della Repubblica popolare di Lugansk e della Repubblica popolare di Doneck da parte di Putin è arrivato qualche giorno dopo l’approvazione, da parte della Duma di stato (è la camera bassa del parlamento russo), di una risoluzione che chiedeva al Cremlino di procedere in questo senso.

Inizialmente, il Cremlino fece sapere di aver “preso nota” della richiesta della Duma, aggiungendo però di non voler procedere perché avrebbe comportato una violazione degli accordi di Minsk del 2014-2015, quelli che avrebbero dovuto mettere fine al conflitto nell’Ucraina orientale ma che di fatto non sono mai stati rispettati.

Ieri pomeriggio, però, Putin ha tenuto un discorso virulento sull’Ucraina. Tra le altre cose, ha detto che l’Ucraina è una nazione inesistente perché creata da Lenin, e che l’Ucraina deve smettere di far scorrere sangue nel Donbass: si tratta di una falsità, perché Kiev non sta portando avanti alcun attacco agli abitanti di Doneck e Lugansk, nonostante Mosca la accusi di “genocidio” della popolazione russofona nell’area.

CHI SONO I LEADER DI DONECK E LUGANSK

I leader dei movimenti separatisti di Doneck e Lugansk sono rispettivamente Denis Pushilin e Leonid Pasechnik: entrambi filorussi e membri di Russia Unita, il partito di Putin. E a lui sono perfettamente allineati nelle dichiarazioni. Di recente Pushilin, pretendendo di parlare per tutti gli abitanti del Donbass (la regione nell’Ucraina orientale dove si trovano le due repubbliche autoproclamate), disse infatti che la loro “patria storica” è la Russia e non l’Ucraina, e che quest’ultimo è uno “stato creato artificialmente”.

L’ECONOMIA DI DONECK E LUGANSK

Doneck e Lugansk si trovano all’interno del bacino carbonifero del Donbass. La prima conta circa due milioni di abitanti ed è uno dei poli dell’industria siderurgica ucraina, oltre che di quella mineraria. Anche la seconda – un milione e mezzo di persone – è una città industriale.

Sul sito di EURACOAL, l’Associazione europea per il carbone e la lignite, si legge che l’Ucraina possiede le settime maggiori riserve di carbone al mondo, e che queste si concentrano principalmente nel bacino di Doneck. L’area contiene anche giacimenti di gas.

“Dalla primavera del 2014”, è scritto, “il conflitto nel Donbass ha lasciato l’Ucraina con poco controllo sulle proprie risorse di carbone nei territori temporaneamente occupati di Doneck e Lugansk, dove si trovano tutte le miniere di antracite”, una tipologia di carbone dall’alto potere calorifero. “Dal marzo 2017 l’Ucraina ha perso completamente questi asset. I dati sulla produzione delle miniere di carbone perse nel Donbass non sono noti”, viene precisato, “ma è probabile che una parte del carbone venga esportato tramite la Russia e la regione secessionista dell’Abcasia”, in Georgia.

IL RUOLO DELLA RUSSIA

Dal 2014, data di inizio del conflitto con le forze governative che ha causato – si stima – oltre 14mila morti, le due autoproclamate repubbliche dipendono dal sostegno logistico, militare ed economico della Russia. L’industria pesante di Doneck e Lugansk ha in larga parte sospeso le attività, e Kiev ha interrotto i pagamenti degli stipendi dei dipendenti pubblici: ad oggi è Mosca che si fa carico direttamente dei salari e delle pensioni.

Nei territori delle due repubbliche non si utilizza più la valuta ucraina, la grivnia, ma quella russa, il rublo.

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