La lunga lotta delle principali piattaforme online per far fronte alla tempesta di disinformazione ha raggiunto un nuovo livello di allerta durante la pandemia di coronavirus, trasformando il palcoscenico dell’informazione in un ring più duro che mai.
LE POLEMICHE TRA ONE AMERICA NEWS E FOX NEWS
Negli Stati Uniti, riporta Axios, le polemiche più recenti sono sorte attorno al duello tra One America News Network – una piccola rivale di Fox News che è l’attuale favorito del Presidente Donald Trump – che ha mandato in onda un servizio la scorsa settimana, poi pubblicato su YouTube, che fa collegamenti in stile cospirazionista tra la Cina, il ‘deep state’, George Soros, Bill Gates e i Clinton.
FACEBOOK, YOUTUBE E TWITTER BRAVI A BLOCCARE LA DISINFORMAZIONE
“Sebbene Facebook, YouTube e Twitter siano diventati più bravi a individuare e fermare la disinformazione, continuano a lottare contro le false affermazioni diffuse da persone che credono in ciò che dicono”, evidenzia Axios, aggiungendo che con l’avvento della pandemia, tutte e tre le piattaforme, si sono impegnate a lottare contro i falsi messaggi relativi ai coronavirus per salvaguardare la salute e la vita delle persone.
YouTube, ad esempio, ha eliminato migliaia di video di disinformazione, ha riferito il mese scorso il capo prodotto Neal Mohan ad Axios. Anche Twitter e Facebook sono intervenuti in alcuni casi, ma non in tutti.
I DUE FATTORI CHE HANNO MESSO A DURA PROVA GLI SFORZI DEI SOCIAL
Due fattori, tuttavia, hanno messo a dura prova gli sforzi delle piattaforme per arginare la marea di disinformazione sul coronavirus. Innanzitutto si tratta di una nuova malattia e ci sono molte cose che in realtà non sappiamo con certezza, rendendo difficile per i moderatori dei contenuti fare chiare distinzioni tra ciò che è vero e ciò che non lo è.
Inoltre, un nutrito numero di imprenditori e leader politici si è schierato in opposizione al consenso scientifico e loro posizioni benché marginali si sono spostate nel mainstream senza prove a sostegno, ma con voci forti che le amplificano.
TRE CASI DIFFICILI PER I SOCIAL
Basti pensare a tre esempi recenti che hanno messo in discussione la politica delle piattaforme, ognuno con risultati diversi, ha sottolineato Axios: “Il servizio di One America News Network si intitolava ‘Deep State, China use COVID-19 for population control’: Soros, Clintons, Gates sospettati di occultamento del tentativo di Pechino dell’Oms di sequestrare la cura COVID-19 e annullare la Costituzione degli Stati Uniti”.
“Alcuni hanno messo in dubbio il modo in cui YouTube permette al servizio di rimanere online viste le sue politiche di disinformazione. YouTube ha detto ad Axios di aver esaminato il video e di averlo considerato un ‘contenuto borderline’ che non soddisfa la barra per la rimozione totale ma che non apparirà nella ricerca o nelle raccomandazioni”.
IL CASO TRUMP
Il secondo esempio, è la discussione del presidente Trump in una conferenza stampa del 23 aprile scorso sulla possibilità di combattere il virus utilizzando disinfettanti o la luce UV sui pazienti che ha posto delle sfide spinose per le piattaforme dei social media. “Twitter, ad esempio, ha vietato le affermazioni relative a cure non provate o potenzialmente dannose. Tuttavia, ha rifiutato di eliminare i contenuti che includevano le osservazioni di Trump, dicendo che non erano definitive”.
IL CASO BOLSONARO
Terzo esempio è quello del presidente brasiliano Jair Bolsonaro che si è più volte detto contrario alle linee guida sanitarie comunemente accettate – anche quelle delle autorità brasiliane – in merito al distanziamento sociale e ad altre misure. In questo caso, Facebook e YouTube hanno rimosso alcuni dei video di Bolsonaro.
“Persone di spicco stanno diffondendo pericolose informazioni errate sul virus. E ciò sta avendo un impatto sul mondo reale – ha commentato Axios -. L’esempio più drammatico di questo impatto è stato l’aumento di persone che chiamano i centri antiveleno dopo aver ingerito detergenti per la casa. Ma un numero molto più grande di persone è stato esposto ad argomenti secondo cui il virus è una bufala, o promosso da Bill Gates”.