Leggi sui giornali di una Milano assediata dal morbo, con la Scala e il Duomo chiusi e subito si è catapultati nel mezzo dei fatti che davano vita ai Promessi Sposi. Poi esci e ti rendi conto che esistono due versioni della stessa città: da un lato c’è la Milano che non si arrende neppure al rischio di Coronavirus, che continua a brulicare di operosa industrialità lombarda, dall’altro una Milano in preda alle paure e che si comporta perciò nei modi più assurdi: evita le metro per riversarsi sui bus, intasa i negozi per fare scorte di cibo…
LA MILANO TRANQUILLA
La Milano che non si fa vincere dalla paura del Coronavirus COVID-19 si vede soprattutto in centro: i negozi sono tutti aperti, la gente è in strada. Ci sono meno persone in giro, certo, ma solo perché molti uffici hanno deciso di tenere chiuso in via precauzionale e molti pendolari non sono dunque arrivati in città da ogni parte della Lombardia. Anche nei parchi la situazione sembra tranquilla: con le scuole chiuse mamme e nonne hanno deciso di trascorrere questo insolito lunedì mattina di riposo forzato alla luce del sole, con pargoli al seguito.
LA MILANO SPAVENTATA
La Milano irrazionale è invece rappresentata dall’alto numero di persone che passeggiano coprendosi il volto con la sciarpa: date le temperature eccezionalmente alte è chiaro che lo fanno solo nel tentativo – vano, visto che la lana non scherma certo dal virus – di proteggersi da eventuali contagi. Chi si è affidato a mascherine dall’aspetto professionale dopo un po’ cede e mette fuori il naso.
Fa parecchio caldo e il sole picchia forte, in questa giornata che, descritta dai media, dovrebbe essere di tregenda. Allo stesso modo l’isteria ha spinto i più a disertare le metro (ho fatto diversi viaggi, nelle ore di punta, in vagoni desolatamente vuoti) per riversarsi – chissà poi perché – sui mezzi di superficie, che viaggiano abbastanza pieni.
SUPERMERCATI PRESI D’ASSALTO
Ma dove l’isteria è davvero visibile è nei supermercati. Alle nove del mattino quello sotto casa mia presentava già code di carrelli stracolmi che avevo visto solo sotto Pasqua e Natale. Anche qui tantissime mascherine (nessuna, però, tra i cassieri, presenti in gran numero per fare fronte all’ondata eccezionale di clienti, ma tranquilli e sorridenti) e una voglia disperata di igiene, con il reparto della parafarmacia letteralmente svaligiato di saponi, disinfettanti e amuchine.
Stessa cosa può dirsi dei bancofrigo (niente formaggi, affettati, minestroni), del reparto pasta, frutta e verdura e di quello del latte: sparito quello a lunga conservazione, restavano solo bottiglie di latte di riso o aromatizzato alla mandorla e alla nocciola (e qualcuno, anche se restio, metteva nel proprio carrello anche quelli).
PUB CHIUSI NELLA MILANO DA BERE
Sono state del resto due contromisure a fare intuire ai milanesi che la situazione fosse seria: il posticipo di quattro partite di Serie A e la decisione di chiudere i bar e i pub dalle 18 in poi. Nella patria dell'”ape” o “aperello”, toccare l'”aperi-time” vuole dire cambiare parecchio le abitudini giornaliere di migliaia di persone.
Ma le conseguenze si vedranno a solo domani, quando i Navigli all’imbrunire appariranno insolitamente desolati, al pari di Corso Como o della zona di Arco della Pace. Oggi, infatti, è lunedì e i pub sarebbero rimasti comunque chiusi.
CINEMA, TEATRI E MUSEI CHIUSI
Già ieri avevano chiuso le prime strutture, tra cui il Pirelli HangarBicocca che ospita mostre di arte moderna e il Palazzo Reale mentre la Pinacoteca di Brera ha serrato i cancelli un’ora prima, alle 17 per riaprire il prossimo 2 marzo. Ma fa male soprattutto vedere soprattutto i portoni sbarrati del Duomo e della Scala. Lo storico teatro in circa 250 anni aveva chiuso soltanto in occasione della morte degli imperatori asburgici e in vista dello scoppio della Prima guerra di Indipendenza, per arrivare poi alla chiusura per restauro a seguito dei bombardamenti del Secondo conflitto mondiale.
MA MILANO È SOPRATTUTTO PIAZZA AFFARI
Inevitabili le ripercussioni di tutta questa isteria da Coronavirus sulla Borsa. Partendo dallo spread tra i titoli di Stato italiano e omologhi tedeschi: venerdì le Borse avevano chiuso con il differenziale sui 134 punti percentuali. Oggi in apertura è schizzato a quota 145 per arrivare al picco di 149 e assestarsi attorno all’ora di pranzo attorno a 143 punti. Piazza Affari in mattinata ha lasciato sul campo il 4,7%, azzerando tutti i rialzi del 2020.
Insomma, a Milano c’è una febbre che sale ben più in fretta e in modo più preoccupante di quella del Coronavirus.
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