Domenica il ministero del Commercio della Cina ha annunciato l’apertura di un’indagine anti-dumping sulle importazioni dall’Unione europea, dagli Stati Uniti, dal Giappone e da Taiwan di un materiale plastico chiamato POM.
COS’È IL POM E A COSA SERVE
Il POM, o poliossimetilene, è un polimero impiegato nella produzione di plastiche destinate alla costruzione di componenti elettronici, parti auto e attrezzature mediche, tra le altre cose. Le plastiche in questione sono dette termoplastiche: sono malleabili quando vengono riscaldate; se invece vengono raffreddate, assumono una forma solida. Le termoplastiche permettono una parziale sostituzione di metalli non ferrosi come il rame e lo zinco.
LE DICHIARAZIONI
Il ministero cinese ha spiegato che l’indagine dovrebbe concludersi nel giro di un anno, ma potrebbe venire prolungata di sei mesi. Un portavoce della Commissione europea ha dichiarato di aspettarsi “che la Cina garantisca che questa indagine sia pienamente in linea con tutte le regole e gli obblighi dell’Organizzazione mondiale del commercio”.
DA DOVE ARRIVA L’INDAGINE DELLA CINA
L’inchiesta è partita su richiesta di un gruppo di società chimiche cinesi, tra cui Yunnan Yuntianhua, Ningxia Coal Industry e Kaifeng Longyu Chemical, che insieme rappresentano più della metà del mercato cinese.
Nell’ottobre 2023 il ministero del Commercio della Cina ha deciso di mantenere per altri cinque anni i dazi anti-dumping sul poliossimetilene importato dalla Corea del sud, dalla Thailandia e dalla Malaysia.
LE TENSIONI COMMERCIALI CON L’UNIONE EUROPEA E GLI STATI UNITI
La mossa di Pechino si inserisce in un contesto di crescenti tensioni commerciali con Bruxelles e con Washington. Venerdì scorso, infatti, l’Unione europea ha avviato un’indagine sull’acciaio stagnato cinese, preceduta dalle inchieste sui veicoli elettrici, i pannelli solari e le turbine eoliche. Gli Stati Uniti, invece, hanno recentemente annunciato dazi molto elevati su una serie di prodotti cinesi: auto elettriche, batterie, pannelli solari, semiconduttori, acciaio, alluminio e non solo.
È probabile che anche le verifiche europee portino all’imposizione di tariffe sulle importazioni dalla Cina; è però improbabile che Bruxelles vada a eguagliare le altissime aliquote americane perché preferirà attenersi alle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio. In altre parole, gli eventuali dazi europei andranno a compensare esattamente la distorsione creata dai sussidi statali cinesi, senza spingersi oltre.