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Giorgetti

Chi trama contro Draghi al Quirinale

Draghi è smanioso di andare al Quirinale o ci sono troppi che vivono come un'ossessione questa eventualità? I Graffi di Damato

 

Ormai è diventata un’ossessione quella di Mario Draghi disposto, anzi smanioso, per quanto non abbia mai detto nulla a questo proposito, di farsi eleggere al Quirinale al posto di Sergio Mattarella. E’ un’ossessione che unisce destra e sinistra, Silvio Berlusconi e Goffredo Bettini, appena uscito anche lui ormai allo scoperto nel Pd, dove è un oracolo a cielo aperto, condividendo le preoccupazioni del Cavaliere per la sorte del Paese, e non solo della maggioranza attuale di governo, nel caso in cui un cambio della guardia a Palazzo Chigi dovesse provocare una crisi. O comunque una nuova stagione di instabilità quando ancora la pandemia non è vinta e c’è da realizzare un vasto programma per la ripresa finanziato anche dall’Unione Europea.

Persino il notissimo e influente Financial Times è intervenuto per consigliare prudenza a Draghi guadagnandosi un titolo soddisfatto, di autentico sollievo, del Giornale della famiglia Berlusconi , pur rovinato da una gaffe come quella di definire “un pizzino” l’avvertimento arrivato dai “mercati”. Ormai, rimosso il “pericolo” di un trasferimento di Draghi al Quirinale, dando evidentemente per scontato che il presidente del Consiglio non oserà mettersi contro tanto e tale schieramento, nonostante le previsioni formulate da sua moglie ad un barista di dovere forse traslocare appunto sul Colle, per i cultori della candidatura di Berlusconi al vertice dello Stato rimane solo l’ossessione – ci risiamo – di un ripensamento di Mattarella davanti al bis invocato con sei minuti di applausi nel teatro milanese della Scala: un bis non a caso ignorato, o censurato, ieri nel titolo di prima pagina del Giornale.

La permanenza di preoccupazioni per un ripensamento di Mattarella dopo tutti i no già espressi da lui alla conferma è tradita da questo finale dell’editoriale di oggi del direttore del Giornale, Augusto Minzolini: “Il tentativo continuo di tirare Mattarella per la giacca, di strappargli un sì per nulla convinto a restare, somiglia tanto ad una violenza. Un comportamento che non è certo figlio dell’amore verso le istituzioni, ma risponde più all’esigenza di salvaguardare gli interessi di partito. Ed è, in fondo, anche una mancanza di riguardo verso quell’applauso di commiato, sentito e spontaneo, che il pubblico della Scala ha riservato a Mattarella interpretando il sentimento del Paese”.

Gli “interessi di partito” indicati da Minzolini sarebbero quelli soprattutto del Pd, vista la convinzione o la speranza, secondo i gusti, che va diffondendosi tra i fedelissimi di Berlusconi che Giuseppe Conte sotto sotto, nonostante le uscite pubbliche contro la candidatura dell’ex presidente del Consiglio, considerate d’altronde insufficienti anche dall’insospettabile Fatto Quotidiano, dove lo hanno ripetutamente pungolato ad una posizione più netta e persino offensiva, sia tentato pure lui da un aiuto, o aiutino al Cavaliere. Non a caso Il Giornale, sempre quello di famiglia, ha annunciato proprio oggi in un “catenaccio” sotto il titolo di apertura: Conte: “Berlusconi ha creato una destra moderna”. Figuriamoci adesso da quale tirata d’orecchie sarà tentato Marco Travaglio contro il presidente del MoVimento 5 Stelle, ancora oggi descritto sul Fatto come l’uomo politico più popolare d’Italia, anche se, nel timore di qualche brutta sorpresa, ha appena rifiutato la candidatura a deputato offertagli a Roma, per le suppletive del 16 gennaio, dal segretario del Pd Enrico Letta.

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