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Economia Tedesca

Che cosa pensano gli imprenditori tedeschi di Olaf Scholz

Tutte le reazioni del mondo economico alla candidatura del socialdemocratico Scholz per la cancelleria. L'approfondimento di Pierluigi Mennitti

Di bravo è bravo, peccato sia socialdemocratico. Potrebbe riassumersi in questa frase il giudizio complessivo del mondo imprenditoriale tedesco su Olaf Scholz, futuro aspirante cancelliere per l’Spd. Una valutazione biforcuta, non dettata però da una pregiudiziale opposizione da parte dell’impresa verso il partito che fu di Willy Brandt, Helmut Schmidt e Gerhard Schröder, cancellieri che godettero (almeno gli ultimi due) di forti simpatie soprattutto negli ambienti della grande industria.

IL CANDIDATO PIACE, IL PARTITO MENO

Il mondo dell’economia (non solo tedesco) ama tradizionalmente i leader politici moderati, e con Scholz ci saremmo. Quel che non convince è la nuova dirigenza del partito, incarnata dai due presidenti eletti dal nulla, spuntati fuori sull’onda di una ribellione interna maturata proprio contro la lunga gestione degli schröderiani, di cui paradossalmente Scholz rappresenta una sorta di ultimo indiano.

La contraddizione insospettisce gli industriali e mette in secondo piano le qualità del candidato che dovrebbero invece attirarli. Lo stesso Scholz, oggi apprezzato ministro delle Finanze nella più difficile crisi economica dalla fine della seconda guerra mondiale, non nasconde la sua vicinanza al mondo delle imprese: nei suoi primi discorsi post candidatura ha sottolineato l’importanza delle imprese familiari nella tenuta economica della Germania e ha ricordato la concreta collaborazione sviluppata con il tessuto industriale di Amburgo nella sua lunga stagione di sindaco della città anseatica. Toni diversi rispetto a quelli utilizzati da altri esponenti oggi in ascesa nel partito. Non solo dai due nuovi presidenti, Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans, ma anche da quello che da tempo viene considerato il leader in erba, quel Kevin Künert fattosi le ossa nelle battaglie congressuali contro la partecipazione alla Grosse Koalition e balzato con la nuova dirigenza direttamente dalla guida dei giovani (Jusos) alla vicepresidenza. Mentre Scholz nei giorni scorsi, in un incontro proprio ad Amburgo, esaltava le politiche di sostegno alle imprese nell’emergenza covid, Künert filosofeggiava su ipotesi di collettivizzazione della proprietà privata prendendo ad esempio l’azienda automobilistica Bmw.

GLI IMPRENDITORI TEMONO UN’ALLEANZA CON LA LINKE

Dubbi che si riflettono nelle dichiarazioni di alcuni imprenditori, interpellati dal quotidiano economico Handelsblatt. Ulrich Dietz, dell’azienda di servizi software Gft avverte: l’Spd è divisa, e la corsa di Scholz assomiglia a una gara di cannottaggio nella quale se non remano tutti dalla stessa parte sarà difficile conquistare la medaglia d’oro.

Jürgen Heraeus, alla guida dell’omonima azienda specializzata in metalli preziosi e tecnologia medica, una punta di diamante dell’imprenditoria familiare tedesca, teme espressamente un governo di sinistra: è un’abile mossa quella della dirigenza Spd di candidare un moderato per conquistare i voti al centro e risalire dal fondo del 15%. Scholz come un cavallo di Troia dell’ingresso dei nipotini della Sed (il partito Stato della Ddr) nel governo, ma per lui Heraeus ha solo parole di elogio: “Non dovrebbe spendersi per una simile maggioranza, è un uomo di buona volontà, un onesto socialdemocratico che potrebbe ben figurare come cancelliere”.

Per Reinhold von Eben-Worlée, presidente della potente associazione che rappresenta le imprese familiari, Scholz non riuscirà ad emergere dalle difficoltà che attanagliano il suo partito. “Anche uno come lui non potrà nascondere lo stato in cui versano i socialdemocratici. Scholz capisce l’economia ma è l’unico nell’Spd, gli manca una squadra solida che lo supporti adeguatamente nella corsa alla cancelleria”. Chi guida la stessa associazione ad Amburgo come Henning Fehrmann ha un ricordo positivo della sua azione da sindaco: pragmatico, preparato, attento ai dettagli. “Ha conquistato la maggioranza degli amburghesi con una politica moderata e favorevole all’economia”, ha detto Fehrmann, che poi ha però notato come, proprio in quegli anni, Amburgo abbia perso terreno nella competizione con altre metropoli regionali.

I MANAGER DEL DIGITALE SUGGERISCONO UN MINISTERO SPECIFICO

Forse più pragmatici, i manager delle aziende digitali non stilano tabelle e non danno giudizi, ma offrono suggerimenti. “Dal nostro punto di vista la creazione di un ministero per la digitalizzazione sarebbe la condizione necessaria per spingere la Germania sulla strada della modernizzazione”, ha detto Marco Junk, segretario dell’Unione federale per l’economia digitale: “L’esperienza del covid ha dimostrato quanto siano urgenti inverstimenti nel digitale per istruzione, amministrazione e per l’ammodernamento dell’intera industria tedesca”. Invito lanciato al candidato Spd anche da Oliver Süme, presidente dell’Internetverband Eco: come ministro delle Finanze Scholz conosce bene l’impatto della tecnologia digitale sul sistema produttivo delle aziende, ha detto, rilanciando l’idea di un ministero apposito che centralizzi le strategie politiche.

FUEST (IFO): SCHOLZ PRENDA LE DISTANZE DALLA LINKE

Ma anche tra gli economisti si insinuano dubbi sull’opportunità di una maggioranza di sinistra. Clemans Fuest, presidente dell’Ifo, è preoccupato soprattutto della Linke, che pure è al governo in molti Länder dell’Est e addirittura alla guida della Turingia. Ma l’applicazione delle sue politiche economiche e sulla sicurezza a livello nazionale danneggerebbe in maniera enorme la Germania. “Mi aspetterei che Scholz escludesse ufficialmente un’alleanza con la Linke, tanto più che le sue posizioni sono incompatibili”. Esempi? Fuest cita: la proposta di sciogliere la Nato e l’introduzione di una patrimoniale del 5% sui beni superiori a un milione di euro.

SONDAGGI: E’ MANCATO L’EFFETTO CANDIDATURA

I sondaggi realizzati nei giorni successivi all’annuncio della candidatura confermano l’accoglienza fredda, non solo del mondo economico. Qualche movimento c’è stato, ma nulla che faccia immaginare grandi incoraggiamenti. D’altronde Scholz non è un trascinatore, non è quella la sua qualità, e forse è pure meglio così, se si ricorda che fine ha fatto la volta scorsa la candidatura di Martin Schulz, salutato da una sorta di follia mediatica che lo accreditò per molti mesi come favorito su Angela Merkel e poi, alla prova delle urne, conseguì il peggior risultato della gloriosa e ultracentenaria storia socialdemocratica. Il primo sondaggio, commissionato dalla rete tv privata Rtl/Ntv assegna all’Spd il 16%, appena due punti in più rispetto alle quotazioni precedenti, percentuale che non consente il sorpasso sui Verdi, accreditati del 20%. Due punti in calo, ma sempre a larga distanza di sicurezza, la Cdu (36%), due punti in meno la sinistra della Linke (6%), a cui secondo i sondaggisti Scholz avrebbe sottratto i consensi: avrebbe dunque pescato a sinistra e non al centro, come sperava. La destra nazionalista di Afd sarebbe al 9%, i liberali dell’Fdp al 6.

Qualche conforto in più arriva dal sondaggio commissionato dalla Bild, che accredita l’Spd del 18% (+3 rispetto al rilevamento pre-candidatura), ma soprattutto la posiziona al secondo posto, due punti davanti ai Verdi fermi al 16%. Gli altri partiti: Cdu al 36%, Afd all’11, Linke all’8 e Fdp al 6. E sebbene manchi ancora più di un anno al voto e tante variabili siano ancora aperte (lo sviluppo della pandemia, l’evoluzione della crisi economica, il nome del nuovo leader della Cdu, quello del candidato alla cancelleria dell’Unione), al momento l’ipotesi di una coalizione di sinistra tra Spd, Verdi e Linke è bocciata dai sondaggi e la battaglia di Scholz si riduce a riportare i socialdemocratici sopra il 20% e a battere i Verdi per mantenere il ruolo di junior partner nella prima Grosse Koalition del dopo Merkel.

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