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App Covid-19

Tutte le app per tracciare Covid-19

Una mappa delle app già attive o in cantiere negli Stati per tracciare la diffusione del coronavirus attraverso i telefoni cellulari. Ecco le misure tech anti Covid-19

Dati e tecnologia per arginare la diffusione di Covid-19. Sempre più governi in ogni parte del mondo si rivolgono ai dati e alle tecnologie mobili per cercare di tracciare la diffusione del coronavirus. La pandemia sta esercitando dunque pressioni sul modello di protezione dei dati personali degli utenti, a favore della salute pubblica.

La lista dei Paesi che hanno o stanno adottando il metodo di tracciamento del virus tramite app, al momento circa una ventina nel mondo, si allunga ogni giorno tra cui l’Italia che ha nominato una task force tecnologica. L’ultimo caso è quello dell’India.

La logica è seguire l’esempio di Corea del Sud e Singapore che hanno contenuto l’avanzata della Covid-19 grazie alla localizzazione dei contagiati, per poter evitare contatti. Ce’è poi il caso della Cina, che ha messo in atto un vero e proprio sistema di sorveglianza che, oltre ai dati dei cellulari, include anche i droni e riconoscimento facciale.

L’ELENCO DELLE INIZIATIVE (GOVERNATIVE O PRIVATE)

Noyb, organizzazione europea no-profit sulla privacy, sta aggiornando un elenco di approcci, guidati sia da governi che da progetti del settore privato, per utilizzare i dati personali per combattere la Covid-19 tra cui app di tracciamento dei contatti.

L’efficacia di tali app non è ancora chiara, ma la richiesta di tecnologia e dati per alimentare tali sforzi proviene da ogni luogo.

GPS O BLUETOOTH

Lo scopo delle app di tracciamento dei contratti è quella di avvisare le persone quando sono esposte a una persona risultata positiva alla Covid-19. La persona esposta può quindi contenere autonomamente o essere testata prima di diffondere ulteriormente il virus.

Al momento ci sono due approcci: il Geo-Tracking tramite GPS, in cui il sistema tenta di identificare se i percorsi di due persone si intersecano, e le connessioni peer-to-peer (Bluetooth ed ultrasuoni) tra due telefoni per identificarli tra loro.

Secondo il movimento Privacy international, finora la tecnologia più adatta e meno invadente sarebbe il Bluetooth, che permette agli smartphone di accorgersi quando sono vicini celando l’identità degli utenti.

INDIA

L’ultimo ad aggiungersi all’elenco è il governo indiano che ha lanciato ufficialmente un’app per il tracciamento del contagio. L’app indiana, tradotto dal sanscrito “Un ponte di salute”, attraverso il bluetooth e la localizzazione del telefono valuta se un utente è stato vicino ad una persona con Covid-19. I dati restano sul dispositivo in forma crittografata, cioè anonima. Come spiega il sito The Next Web, i dati vengono condivisi con il governo solo nel caso in cui un utente è positivo al coronavirus o è entrato in contatto con una persona ritenuta positiva, ma non vengono condivisi con terze parti.

L’app ha anche una funzione di ‘triage’ digitale per aiutare l’utente a riconoscere i sintomi del coronavirus. L’applicazione supporta 11 lingue ed è scaricabile dai principali negozi digitali.

COREA DEL SUD

Ora passiamo a una delle antesignane di questo approccio. La Corea del Sud ha utilizzato un’app di tracciamento centrale, Corona 100m, che informa pubblicamente i cittadini di dei posti, entro i 100 metri dalla localizzazione dell’utente, visitati da persone positivi alla Covid-19. L’app fornisce anche la data in cui è stato diagnosticato il contagio. L’applicazione, che incrocia i dati di geolocalizzazione dell’utente con quelli forniti dal governo, è stata lanciata l’11 febbraio da TinaThree.

SINGAPORE

L’app “TraceTogether” ha lo scopo di tracciare i contatti via Bluetooth per facilitare la mappatura di tutti i contatti di una persona infetta. I dati sono crittografati e il governo di Singapore afferma che tutti i dati verranno cancellati dopo la fine dell’epidemia.

Sembra che Singapore abbia avuto un certo successo nell’impedire che una seconda ondata di infezioni si trasformasse in un nuovo focolaio, attraverso un regime di test aggressivo e di ricerca dei contatti. È altrettanto vero che quello che una piccola città-isola con una popolazione inferiore ai 6 milioni può fare rispetto a una regione come quella europea la cui popolazione collettiva supera i 500 milioni non sembra paragonabile.

IL CONFRONTO

“Quella di Singapore ad esempio non traccia la posizione come avviene in Corea del Sud”, ha spiegato a Repubblica Andrea Zapparoli, del comitato direttivo dell’Associazione italiana per la sicurezza informatica (Clusit): “Segnala solo se c’è stata prossimità con un contagiato nelle settimane precedenti e invita a fare il test. Impossibile quindi usarla per una sorveglianza di massa”. La coreana invece, che è stata sviluppata e testata fin dal 2015, lo fa e per questo sembra molto meno compatibile con il nostro sistema, ha aggiunto Repubblica: “Il regolamento europeo per la protezione dei dati, Gdpr, permette delle deroghe in fatto di privacy quando si tratta di un’emergenza sanitaria, ma solo per un periodo di tempo limitato e solo a certe condizioni. Peccato che per noi sia una corsa contro il tempo e la materia complessa”.

ISRAELE

In Israele l’app “Hamagen” (The Shield) sta monitorando la cronologia delle posizioni degli utenti. Se una persona è infetta, la cronologia delle posizioni degli utenti e la persona infetta sono collegate per vedere se c’è stata una potenziale esposizione.

Dopo che un utente ha installato l’app, tiene traccia dei loro movimenti e confronta le informazioni con i dati del Ministero della Salute su dove sono stati individuati quelli a cui è stata diagnosticata Covid-19. Se l’app trova una corrispondenza, collega il proprietario dello smartphone al sito Web del Ministero della salute per informazioni su cosa fare dopo e su come registrarsi in auto-quarantena. Il ministero ha sottolineato che tutte le informazioni sui movimenti dell’utente sono memorizzate solo sullo smartphone, che viene aggiornato dal ministero con i dati epidemiologici di casi noti di Covid-19.

USA

Nell’elenco stilato da noyb troviamo anche un progetto statunitense promosso dalla Stanford University che si concentra sullo sviluppo di un’app che “esegue il tracciamento automatico decentralizzato dei contatti utilizzando le reti di prossimità Bluetooth”. È un progetto open source, ma non ancora pronto. Dovrebbe anche includere una “mappa di calore” e informazioni sull’utente.

Ma di progetti simili e partneriati pubblico-privati ce ne sono tanti altri ma finora si sa poco di un’iniziativa dell’amministrazione Trump.

A metà marzo il Washington Post ha riferito che il governo degli Stati Uniti si stava confrontando con Google, Facebook e altre aziende tecnologiche ed esperti di salute per l’impiego dei dati degli utenti statunitensi per tracciare la diffusione di Covid-19. Da quel momento non sono emerse altre informazioni.

NEW YORK

Il coronavirus ha infettato più di 76.000 persone a New York, molto più di qualsiasi altro stato negli Stati Uniti. E allora la città si sta organizzando in autonomia. Un team di data scientist, medici e ingegneri del Mount Sinai Health System di New York City ha creato un’app che mira a monitorare la diffusione del Covid-19 in città, considerato l’epicentro dell’epidemia della nazione.

I pazienti dell’ospedale e i residenti della città saranno in grado di monitorare i loro sintomi attraverso un’app basata sul web, denominata STOP COVID NYC, ha dichiarato Mount Sinai in un comunicato stampa.

RUSSIA

Il 1° aprile un funzionario della città di Mosca ha rivelato alla stazione radio Ekho Moskvy che le autorità hanno sviluppato un’app per smartphone per i residenti che hanno contratto il virus che consentirebbe ai funzionari di monitorare i loro movimenti. L’app dovrebbe essere disponibile da giovedì.

REGNO UNITO

Nel Regno Unito l’Nhs, il servizio sanitario nazionale britannico e un team di ricerca dell’Università di Oxford stanno lavorando su un’app mobile per tenere traccia delle possibili interazioni tra gli utenti per informare gli utenti su una possibile esposizione. Finora non sono noti dettagli tecnici.

Tuttavia la scorsa settimana sempre l’Nhs ha confermato ufficialmente di collaborare con Amazon, Google, Microsoft e Palantir. Grazie al loro contributo, l’Nhs elaborerà i propri dati del servizio telefonico 111 e altre fonti  e quelli dei partner per migliorare la pianificazione dell’allocazione delle risorse (come ventilatori, personale medico e letti ospedalieri) per rispondere all’emergenza Covid-19. Non è chiaro se questi partner industriali collaboreranno anche all’app mobile.

UE

Oggi il commissario per il mercato interno Thierry Breton ha dichiarato che la Commissione europea sta monitorando l’uso delle applicazioni mobili utilizzate nella lotta contro la pandemia di coronavirus per assicurarsi che i “valori e regole” del blocco non vengano violati.

La scorsa settimana Reuters aveva riportato infatti che otto società di telecomunicazioni (tra cui la tedesca Deutsche Telekom) hanno concordato di fornire alla Commissione europea i dati sulla posizione dei telefoni cellulare al fine di tracciare la diffusione del nuovo coronavirus.

Un funzionario di Bruxelles ha riferito a Reuters che la Commissione europea aggregherà i dati sulla posizione dei telefoni cellulari per coordinare le misure che tracciano la diffusione della malattia. Per attenuare le preoccupazioni in materia di privacy, i dati verranno eliminati al termine della crisi, ha affermato il funzionario.

Ha aggiunto inoltre che il piano dell’Ue non riguarda la centralizzazione dei dati mobili né la sorveglianza delle persone. Tuttavia ha anche avvertito della possibilità che tali misure diventino permanenti.

Sono passati 6 giorni e al momento non si sa molto di più. Breton ha ribadito la richiesta avanzata dalla Commissione affinché i fornitori di telecomunicazioni europei condividessero i dati degli utenti, specificando che i dati raccolti dalla saranno anonimi, “dati non personali”.

EUROPA (O GERMANIA?)

Ma l’Europa non avrà un’unica app di tracciamento del coronavirus. Ieri Reuters ha riportato che 130 scienziati ed esperti di tecnologia di 8 paesi Ue hanno lanciato l’iniziativa Pepp-pt con lo scopo di sviluppare un’app per tracciare la diffusione di Covid-19.

La coalizione guidata dal tedesco Fraunhofer Heinrich Hertz Institute for telecoms (HHI), sta lavorando all’app nel pieno rispetto del Gdpr, il regolamento europeo sulla sulla privacy. La piattaforma dovrebbe essere rilasciata entro il 7 aprile con l’obiettivo di costituire una base comune alle applicazioni di tracciamento dei positivi al coronavirus nel rispetto delle regole europee.

Per essere utile, si basa sul fatto che i cittadini dell’Ue scarichino volontariamente una delle app di tracciamento basate sul modello messo a punto dalla Pepp-pt e trasportino il proprio smartphone ovunque vadano, con il Bluetooth abilitato.

L’iniziativa si qualifica come “paneuropea” eppure sembra che parli soltanto tedesco finora. A commentare l’app ieri è intervenuto perfino un rappresentante del governo di Berlino.

Secondo l’elenco di noyb, in Germania già esiste il progetto privato — non ancora rilasciato — dell’app “GeoHealthApp”, pianificata per tenere traccia della cronologia delle posizioni degli utenti. Se una persona è infetta, la cronologia delle posizioni degli utenti e la persona infetta sono collegate per vedere se c’è stata una potenziale esposizione.

AUSTRIA

La settimana scorsa la Croce Rossa austriaca ha rilasciato un’app per telefoni cellulari “Stopp Corona” che consente agli utenti di seguirsi reciprocamente dopo aver eseguito una “stretta di mano digitale”. Se viene confermato che un utente registrato all’app è positivo al coronavirus, gli altri utenti vengono informati tramite l’app. Finora Stopp Corona ha registrato oltre 130.000 download,  in un paese di 8,8 milioni di abitanti.

NORVEGIA

Insieme alla società norvegese Simula, il Norwegian Institute of Public Health sta sviluppando un’app volontaria per tracciare la geolocalizzazione degli utenti e rallentare la diffusione di Covid-19. In esecuzione in background, l’app raccoglierà i dati sulla posizione GPS e Bluetooth e li memorizzerà su un server per 30 giorni. Se a un utente viene diagnosticato il virus, attraverso i suoi dati di posizione, possono essere rintracciati tutti i telefoni con cui è stato in stretto contatto. Le autorità utilizzeranno questi dati per inviare un SMS solo ai telefoni che hanno scelto di installare l’app e ricevere notifiche.

IRLANDA

Anche il governo irlandese lancerà un’app volontaria di localizzazione telefonica per avvisare gli utenti se qualcuno con cui sono stati in contatto risultasse positivo a Covid-19. L’app per telefono, che terrà traccia delle persone con cui l’utente è entrato in stretto contatto fisico e li avviserà se successivamente si rivelano positivi, dovrebbe essere lanciata entro 10 giorni, ha annunciato lo scorso fine settimana l’Health Service Executive (HSE) dell’Irlanda.

ITALIA

Infine, anche nel nostro paese è pronta una task force, “un contingente multidisciplinare di 74 esperti”, voluta dal ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione Paola Pisano, in accordo con il ministro della Salute Roberto Speranza.

Il compito della task force è quello di individuare e valutare soluzioni tecnologiche data driven per supportare il Governo e gli altri pubblici decisori nella definizione di politiche di contenimento del contagio da Covid-19.

Come riporta il Corriere “a quanto risulta, circa il 10 per cento delle 319 applicazioni si basa sul Bluetooth, due esempi sono quella gruppo Vetrya o quella di Pikdare. Verranno prese in considerazione anche le soluzioni in lavorazione nel resto d’Europa, ad esempio quella britannica (Bluetooth, ancora), anche perché la selezione di uno dei progetti che ha partecipato al bando del ministero di Paola Pisano sarà solo una delle variabili che il governo prenderà in considerazione per adottare una strategia. «È fondamentale che si arrivi a un modello condiviso a livello europeo vicino ai nostri valori e alle nostre norme di riferimento e non deve più esserci la falsa dicotomia fra privacy e salute pubblica: qualsiasi soluzione verrà adottata rispetterà le regole europee», dichiara Francesca Bria, presidente del Fondo innovazione della Cassa depositi e prestiti che figura fra i 74 esperti”.

LE RACCOMANDAZIONI DEL COMITATO EUROPEO PER LA PROTEZIONE DEI DATI (EDPB)

Se la pandemia è comune, le risposte tecnologiche sono dunque molteplici e diverse da paese a paese. Per quanto riguarda l’Unione europea, al momento gli stati si stanno organizzando autonomamente. Si spera nel rispetto della tutela della privacy degli utenti.

Sempre giovedì il commissario Breton ha dichiarato che la Commissione ha consultato il Garante europeo della protezione dei dati (Gepd) sulla liceità del tracciamento dei dati, nel rispetto delle regole europee sulla privacy.

Il Gepd ha sottolineato la legalità della mossa della Commissione, affermando che “le norme sulla protezione dei dati attualmente in vigore in Europa sono abbastanza flessibili da consentire varie misure adottate nella lotta contro le pandemie”.

Sia il Gepd sia l’Edpb, organo indipendente della Commissione europea che fornisce consulenza sull’applicazione della legge sulla protezione dei dati, hanno dunque dato il beneplacito all’utilizzo di dati.

“I principi generali presentati dall’Edpb il 20 marzo e dal Gepd il 24 marzo sono ancora pertinenti in tale contesto”, ha dichiarato un portavoce del Garante della privacy europeo a TechCrunch, riferendosi alle linee guida emanate dai regolatori della privacy il mese scorso in cui hanno incoraggiato l’anonimizzazione e l’aggregazione qualora gli Stati membri volessero utilizzare i dati sulla posizione mobile per il monitoraggio, contenente o mitigando la diffusione di Covid-19.

“Quando non è possibile elaborare solo dati anonimi, la direttiva e-privacy consente agli Stati membri di introdurre misure legislative per salvaguardare la sicurezza pubblica (articolo 15)”, ha inoltre sottolineato il portavoce. “Se vengono introdotte misure che consentono il trattamento di dati di localizzazione non anonimizzati, uno Stato membro è tenuto a istituire garanzie adeguate, come ad esempio fornire ai singoli servizi di comunicazione elettronica il diritto a un ricorso giurisdizionale”.

Tracciamento dei dati degli utenti, anche non in forma anonima dunque. Ma attenzione a fare troppi paragoni con i modelli asiatici.

Come ha riportato TechCrunch, il Garante europeo della protezione dei dati, Wojciech Wiewiorowski, ha messo in guardia su Twitter un parlamentare europeo (ed ex commissario digitale) dall’incentivare app per il tracciamento via Bluetooth in stile Singapore nell’Ue.

“Si prega di essere cauti nel confrontare l’esempio di Singapore esempi con situazione europea. Ricordo che Singapore ha un regime giuridico molto specifico sull’identificazione del titolare del dispositivo” ha cinguettato Wiewiorowski.

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