Tecnologia vs Coronavirus, 1-0. Mentre l’Italia per fermare la diffusione si è affidata alla chiusura di attività commerciali e alla limitazione degli spostamenti, la Corea del Sud e Singapore si sono affidati alla tecnologia. I due Paesi hanno contenuto l’avanzata del virus grazie alla localizzazione dei contagiati, per poter evitare contatti.
La soluzione era stata avanzata anche al governo italiano dal professore bocconiano Carlo Alberto Carnevale Maffè.
GEOTRACKING
Il geotracking si è rivelato fondamentale in Corea del Sud, dove è stata utilizzata l’app Corona 100M, che avvisa gli utenti che la scaricano dei posti, entro i 100 metri dalla localizzazione dell’utente, visitate da persone che sono state contagiate da Covid-19. L’app fornisce anche la data in cui è stato diagnosticato il contagio.
L’APP CORONA 100M
L’applicazione, che incrocia i dati di geolocalizzazione dell’utente con quelli forniti dal governo, è stata lanciata l’11 febbraio da TinaThree. A lavorare al suo sviluppo, come racconta la Cnn Business, è stato Bae Won-Seok. L’app ha avuto un milione di download nei suoi primi dieci giorni dopo il lancio, secondo il sito web del governo sudcoreano Korea.net.
UN MOTORE DI RICERCA AD HOC
Ad aiutare a tracciare il percorso delle persone infette da Covid-19 è anche il sito Web Coronamap, in cui vengono illustrate le storie di viaggio dei pazienti. Per una maggiore informazione in Corea del Sud è nato Coronaita, un motore di ricerca che illustra aree colpite dal coronavirus.
NON SOLO COREA DEL SUD
La tecnica del geotracking è stata anche utilizzata in Israele, dove a fornire i dati sulla geolocalizzazione delle persone contagiate è stato il Ministero della Salute, e a Singapore, dove, grazie ad un’azione decisa del primo ministro Lee Kuan Yew, ha scelto di tracciare il percorso degli infetti, riuscendo a ricostruire tutte la rete di contatti dei pazienti.
APP PER SORVEGLIARE QUARANTENA
Anche la Cina ha fatto ricorso alla tecnologia: le app che monitorano tutti gli spostamenti hanno permesso al Governo di verificare che gli abitanti rispettino la quarantena imposta per sconfiggere l’epidemia di Coronavirus.
LA TECNOLOGIA PUO’ AIUTARE ANCHE L’ITALIA?
La geolocalizzazione degli infetti potrebbe essere anche una soluzione per contenere il Coronavirus anche in Italia? Di questo ne è convinto Carlo Alberto Carnevale Maffè, che ha proposto una soluzione simile al governo. Ad appoggiare l’idea anche l’economista Andrea Giuricin e il virologo Roberto Burioni, tra i primi a chiedere al Governo misure drastiche per fermare il contagio.
Ma perché la tecnologia aiuti serve un monitoraggio continuo e test a tappeto.
Cosa stanno facendo i #Governi (nazionali e regionali) per ridurre la diffusione del #COVID19? Perché non utilizza la #Tecnologia #Geotracking come proposto da @carloalberto e @AlfonsoFuggetta?
Perché non copiare buon esempio #Coreadelsud? @liberioltre @istbrunoleoni pic.twitter.com/oCj6lXqTfB— Andrea Giuricin (@AndreaGiuricin) March 13, 2020
Non è il momento di fisime sulla privacy: c’è la vita dei cittadini in gioco. Usiamo al meglio la tecnologia che abbiamo per tracciare gli infettati e impedire i contagi. Subito. @AlfonsoFuggetta @carloalberto https://t.co/JD4v4KQ28Q
— Roberto Burioni (@RobertoBurioni) March 13, 2020
Fabio Sabatini, professore di economia politica alla Sapienza, su Facebook ha svolto lunghe a dettagliate analisi sul tema, sostenendo che “la Corea ha attuato una nuova strategia da cui possiamo imparare molto”. Primo pilastro coreano: “La situazione è comunicata con grande trasparenza, l’enfasi sul social distancing è molto forte. I cittadini rispondono molto bene”. Secondo pilastro: “Il Korean Center for Disease Control, KCDC, ha organizzato un formidabile sistema di raccolta di informazioni geolocalizzate per il tracciamento dei contatti dei contagiati”. I potenziali contagiati e i viaggiatori che arrivano nel paese devono scaricare una app in cui volontariamente descrivono giorno per giorno la propria posizione, eventuali sintomi, e contatti tenuti, ha sottolineato La Stampa. Il terzo pilastro coreano, secondo Sabatini, è: “Test mirati, rapidi e precoci. Il KCDC è in grado di effettuare fino a 20mila test rapidi al giorno»” In questo modo, chi ha sintomi viene testato a casa, e in caso di contagio viene curato in isolamento, per evitare che contagi la sua famiglia. «Nessuno – ha aggiunto l’economista – è stato lasciato a casa a guarire da solo». Grazie a big dati e tracciamenti, e ovviamente rispettando consenso e privacy, la catena di contatti dei contagiati emerge molto bene, e così si interrompe la catena di nuovi contagi, ha concluso Jacopo Jacoboni de La Stampa.
DOSSIER PRIVACY
Ma la privacy? E’ l’interrogativo posto dall’intellettuale liberale e liberista Alessandro De Nicola, editorialista di Repubblica e presidente dell’Adam Smith Institute, all’endorsement da parte del virologo Roberto Burioni alle idee di Carnevale Maffé e Fuggetta.
Il Governo può fare qualcosa, un decreto legge che abolisca alcune disposizioni della legge della privacy che impediscono la circolazione di dati essenziali per tracciare e combattere il virus. Durata limitata, 3 mesi. L’Europa non credo inizierà procedura d’infrazione… https://t.co/Jlyd7iUtHZ
— Alessandro De Nicola (@aledenicola) March 13, 2020
A rispondere a De Nicola è stato Fuggetta (Cefriel-Politecnico di Milano) evidenziando che nella normativa Gdpr si prevede un trattamento dei dati personali “per tenere sotto controllo l’evoluzione di epidemie”.
Non serve. pic.twitter.com/V0C0jHoOYA
— Alfonso Fuggetta (@AlfonsoFuggetta) March 13, 2020
IL TWEET DI CARNEVALE MAFFE’
“Tracciate ogni contatto. Trovate, isolate, esaminate e trattate ogni singolo caso”.
Non è una balzana idea di @AlfonsoFuggetta. E’ l’indicazione perentoria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Chi l’ha seguita, nel fondamentale rispetto della privacy, ottiene risultati pic.twitter.com/nMKfFlF34l
— C.A. Carnevale-Maffè (@carloalberto) March 14, 2020
IL TWEET DI RICCIARDI (OMS E CONSULENTE DEL MINISTERO ITALIANO DELLA SALUTE)
certamente dovremmo usare più la tecnologia digitale, ma la frammentazione del nostro sistema (regionalistico), l’eccessivo garantismo burocratico e la mancanza di investimenti degli anni passati ce lo impediscono, non si recupera il gap culturale e tecnologico in pochi giorni
— Walter Ricciardi (@WRicciardi) March 14, 2020