A che punto è il programma Tempest, il sistema di combattimento aereo del futuro d’iniziativa britannica?
Nel 2018 il Regno Unito ha lanciato Tempest, in risposta al programma franco-tedesco Fcas (a cui ha aderito la Spagna) per lo sviluppo di caccia stealth di sesta generazione.
All’iniziativa britannica hanno aderito Svezia e Italia nel 2019.
Lo scorso 22 luglio le industrie di Italia, Regno Unito e Svezia hanno dato il via ad una collaborazione nell’ambito del progetto per un sistema di combattimento aereo del futuro. Come ha ricordato in questi giorni Michele Nones, vice-presidente dell’Istituto Affari Internazionali, “a settembre di quest’anno le industrie dei tre Paesi hanno raggiunto un accordo per coordinare la loro attività per quanto attiene il velivolo, i sistemi di bordo, la propulsione e l’armamento”.
Se a luglio la Svezia “aveva però già sottoscritto un accordo bilaterale per partecipare al programma con un suo primo iniziale stanziamento” — sottolinea Nones — “per ora, da parte italiana non si è ancora arrivati a definire quale finanziamento assegnare al nuovo programma”. “Né, tanto meno, a cominciare a erogarlo”.
“E questo è evidentemente indispensabile per concordare con i partner il livello e il contenuto del nostro coinvolgimento tecnologico e industriale”, incalza Nones.
Tutti i dettagli sullo stato del programma e i rischi per il nostro paese da questo ritardo.
IL PROGRAMMA TEMPEST
Il Regno Unito ha già impegnato 2 miliardi di sterline per il programma, che punta a iniziare la produzione entro il 2025, con consegna del sistema aereo da combattimento entro il 2035. Il caccia stealth di sesta generazione dovrebbe sostituire l’Eurofighter Typhoon dal 2040.
LE INDUSTRIE COINVOLTE
Le tre industrie nazionali comprendono le principali società di difesa del Regno Unito (BAE Systems, Leonardo Uk, Rolls Royce e Mbda Uk), Italia (Leonardo Italia, Elettronica, Avio Aero e Mbda Italia) e Svezia (Saab e Gkn Aerospace Sweden).
GLI ALTRI PROGRESSI DEL TEMPEST
Prima dell’annuncio della cooperazione trilaterale lo scorso luglio, il Team Tempest ha comunicato l’ingresso di sette fornitori di sistemi. Il 20 luglio sette società hanno firmato un partenariato per lavorare al al futuro sistema di combattimento aereo: Ge Uk, Gkn, Collins Aerospace, Martin Baker, Qinetiq, Bombardier e Thales Uk.
L’INVESTIMENTO DELLA SVEDESE SAAB
Contemporaneamente all’annuncio, la svedese Saab ha rivelato un investimento iniziale da 50 milioni di sterline e la creazione di un nuovo centro ‘Future combat air systems’ nel Regno Unito. Entrambi “contribuiranno a rafforzare le relazioni con gli altri partner industriali e il Ministero della Difesa britannico” ha dichiarato l’ad di Saab, Micael Johansson.
Non aveva invece stanziato investimenti l’Italia al Tempest. E come aveva sottolineato Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore, “nelle cooperazioni internazionali nell’industria della difesa se un governo non mette soldi di solito non ottiene lavoro per le aziende del proprio paese”.
COSA STA FACENDO IL REGNO UNITO
Verso la fine dell’anno il team che lavora su Tempest presenterà una bozza di business case per il caccia di sesta generazione al governo Johnson. Nel frattempo, Bae Systems ha pubblicato giovedì i primi risultati di PwC sul potenziale contributo economico del programma Tempest nei prossimi 30 anni.
Il programma sosterrà circa 20.000 posti di lavoro e fornirà 25,3 miliardi di sterline in valore all’economia britannica entro il 2050, secondo le stime iniziali che faranno parte di un caso aziendale di massima che sarà consegnato al governo entro la fine dell’anno. Lo ha riportato il Financial Times.
Il gigante della difesa del Regno Unito spera infatti che il business case contribuisca a sbloccare un ulteriore impegno per il progetto. Anche se la spesa per la difesa è sotto la pressione della pandemia di coronavirus, come ricorda il Ft.
Ricordiamo infatti che nelle prossime settimane dovrebbe essere pubblicata la Strategic Defence and Security Review del Regno Unito. Secondo i resoconti dei media, la Difesa britannica potrebbe acquistare solo la metà dei 138 caccia F-35B Lightning II che il paese ha pianificato di acquistare in modo da spostare le risorse economiche a favore del progetto Tempest.
Tornando allo schema di business case, questo valuterà tre opzioni: proseguire con Tempest; essere un partner junior in un programma internazionale; o semplicemente acquistare un caccia pronto all’uso. Secondo il Ft, il governo dovrebbe rendere nota la sua preferenza nei prossimi mesi, rilasciando i finanziamenti per la fase successiva.
COSA STA ASPETTANDO L’ITALIA SUL TEMPEST?
Dei tre paesi coinvolti dunque, il nostro è quello che ancora non si è sbilanciato a livello di risorse. Come ha sottolineato Michele Nones “da parte italiana non si è ancora arrivati a definire quale finanziamento assegnare al nuovo programma, né, tanto meno, a cominciare a erogarlo. E questo è evidentemente indispensabile per concordare con i partner il livello e il contenuto del nostro coinvolgimento tecnologico e industriale”.
IL RISCHIO PER L’ITALIA DI UN RITARDO
Secondo il vice presidente dello Iai la definizione della partecipazione dell’Italia al Tempest è fondamentale in questo momento. “I programmi che puntano, come in questo caso, al salto generazionale si giocano in gran parte nella definizione delle caratteristiche qualitative, quantitative, finanziarie, temporali e della ripartizione dei compiti. Essere presenti fin dall’inizio nel sostenere il costo del programma pone le basi non solo per influenzarne l’impostazione e l’evoluzione, ma anche per assicurarsi un adeguato ruolo tecnologico e industriale”. Per Nones “arrivare più tardi significa dover accettare il lavoro già svolto dagli altri e rischiare di non poter valorizzare le proprie capacità”.
PERCHÉ OCCORRE DECIDERE ADESSO
A questo proposito, Nones ricorda che “l’Eurofighter/Typhoon, il velivolo destinato ad essere sostituito, è oggi nel pieno della sua vita operativa e si stanno sviluppando nuove versioni più avanzate. Il suo sviluppo era cominciato nel 1983 e il suo primo volo è avvenuto nel 1994, ma è diventato operativo nel 2003, venti anni dopo”.
Così come per altri progetti. “Precedentemente, per il Tornado lo sviluppo è iniziato nel 1969 con il primo volo nel 1974 e l’entrata in servizio nel 1979, dieci anni dopo. Più recentemente lo sviluppo del velivolo F-35 è iniziato nel 1996 e il primo volo è stato nel 2006, ma solo nel 2016 è diventato operativo, venti anni dopo.” Ha ricordato Michele Nones.
Inoltre sottolinea Nones “Per fortuna, in questa fase non si tratta di cifre enormi. Il Regno Unito ha previsto uno stanziamento annuo di circa 300 milioni di euro per sette anni. Considerando anche la partecipazione svedese, il finanziamento sarebbe certamente sostenibile per una media potenza come l’Italia”.
IL RITARDO DEL DPP DELLA DIFESA
Se Regno Unito e Svezia hanno già formalizzato il primo impegno finanziario sul Tempest, manca soltanto l’Italia. Come ha evidenziato il direttore di Rid Pietro Batacchi il DPP (Documento Programmatico Pluriennale) 2020-2022 (in cui dovrebbe esserci questo ed altro) è in ritardo. Stando alla vigente legislazione, il documento dovrebbe essere inviato infatti alle Camere entro la data del 30 aprile di ogni anno.