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Stmicroelectronics

Stmicroelectronics troppo filo-Francia? Il governo Meloni sbrocca

Il governo Meloni non ha gradito la cancellazione dell'unità di Stmicroelectronics guidata dall'italiano Marco Monti e vuole che la società di chip (partecipata dal Mef e dallo stato francese) investa di più in Italia. Tutti i dettagli.

Il governo di Giorgia Meloni vuole che STMicroelectronics, azienda italo-francese che produce semiconduttori, investa di più in Italia, anziché favorire la Francia. Lo scrive Bloomberg sulla base delle informazioni ricevute dalle sue fonti, secondo le quali Palazzo Chigi non vede di buon occhio la linea dell’amministratore delegato Jean-Marc Chery.

Con una capitalizzazione di mercato superiore a 40 miliardi di euro e una lista di clienti comprendente Apple e Tesla, STMicroelectronics è una delle poche aziende europee di rilevanza internazionale nel settore dei semiconduttori. Il principale azionista è STMicroelectronics Holding, con il 27,5 per cento; la holding è ripartita a metà tra il ministero italiano dell’Economia e FT1C1, che fa capo alla banca statale francese Bpifrance.

LA QUESTIONE DELL’USCITA DI MARCO MONTI DA STM E LE PARTITE IN CUI ITALIA E FRANCIA DIVERGONO

Dopo aver accusato Stellantis di dare priorità agli investimenti in Francia – la casa automobilistica è presieduta da un italiano, John Elkann, ma partecipata dallo Stato francese attraverso Bpifrance; possiede sia marchi italiani (come FIAT e Alfa Romeo) sia francesi (come Peugeot e Citroën) – e dopo aver bloccato la vendita della ex-Microtecnica a Safran, il governo Meloni è tornato ad attaccare le relazioni economiche-industriali con Parigi. Senza dimenticare il dossier Ita-Lufthansa sgradito ad Air France e i rapporti tempestosi in Tim fra ministero dell’Economia – via Cdp – e il maggior socio di Tim, il gruppo francese Vivendi

Stando alle fonti di Bloomberg, Palazzo Chigi non ha gradito la decisione di Chery di ridurre da due a tre le divisioni di STMicroelectronics, eliminando l’unità Automotive and Discrete Product, capeggiata da Marco Monti e composta principalmente da italiani: Startmag aveva sottolineato questa conseguenza già a fine gennaio.

Chery ha assicurato che la riorganizzazione punta a “rendere più efficiente la struttura” interna di STMicroelectronics, ma la mossa sembra aver rafforzato, in Italia, la percezione che il sistema decisionale dell’azienda sia finito più saldamente in mano francese.

Il mandato di Chery scadrà nel 2024 e lo scorso settembre è stata proposta la sua riconferma; il governo italiano – come ha scritto sia Bloomberg, sia il giornale francese Marianne – è contrario.

TUTTI GLI INVESTIMENTI DI STMICROELECTRONICS

Stando a STMicroelectronics, l’azienda sta dando priorità all’aumento della capacità produttiva di microchip da trecento millimetri (in Francia e in Italia) e di semiconduttori ad ampio intervallo di banda al carburo di silicio (nello stabilimento di Catania). Lo scorso giugno STMicro aveva annunciato una joint venture con Sanan Optoelectronics in Cina proprio sulla produzione “in grandi volumi” di dispositivi al carburo di silicio.

L’azienda ha intenzione di costruire una fabbrica di semiconduttori in Francia, vicino Grenoble, assieme alla società statunitense GlobalFoundries: il governo francese fornirà un aiuto di stato di 2,9 miliardi di euro. A breve la Francia dovrebbe pubblicare un documento sull’aumento della produzione di chip a basso impatto ambientale per la transizione ecologica e digitale, come quelli realizzati da STMicro.

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