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Stellantis

Ecco come Stellantis inonda di soldi Exor, Peugeot e Bpifrance

Quest'anno Stellantis distribuirà agli azionisti un dividendo di 1,55 euro per ogni azione ordinaria, il 16% in più rispetto all'anno precedente. Il 2023 ha portato risultati "record": utile cresciuto dell'11% e ricavi netti a +6%. Tutti i dettagli.

Stellantis, la casa automobilistica proprietaria di marchi come Fiat e Peugeot, ha comunicato oggi i risultati “record” del 2023, con un utile netto aumentato dell’11 per cento su base annua (a 18,6 miliardi di euro), ricavi netti a +6 per cento (a 185,5 miliardi) e un flusso di cassa industriale netto a +19 per cento (a 12,9 miliardi). La liquidità disponibile ammonta a 61,1 miliardi di euro.

COME VANNO LE VENDITE

Le vendite globali di veicoli elettrici a batteria – indicati con la sigla BEV – sono cresciute del 21 per cento, coerentemente con gli obiettivi del piano Dare Forward 2030: per quella data, la società vuole portare i veicoli elettrici al 100 per cento del mix di vendite in Europa e al 50 per cento negli Stati Uniti. Entro il 2038, invece, vuole azzerare le proprie emissioni nette di carbonio.

Per quanto riguarda i modelli LEV, ovvero i veicoli a motore a basse emissioni, le vendite globali sono aumentate del 27 per cento.

Stellantis si è assicurata l’approvvigionamento di materie prime per le batterie (che dipendono da metalli critici come il litio, il nichel e il cobalto) fino al 2027. Inoltre, ha sottoscritto un accordo con la compagnia cinese CATL per la fornitura di celle e moduli per batterie al litio-ferro-fosfato, una tecnologia più economica di quella tradizionale al nichel-manganese-cobalto.

IL PIANO DI STELLANTIS SU AZIONI E DIVIDENDI

Stellantis ha proposto agli azionisti di pagare un dividendo di 1,55 euro per ogni azione ordinaria, il 16 per cento in più rispetto all’anno precedente. La data di stacco prevista – in attesa dell’approvazione degli azionisti – è il 22 aprile 2024, quella di registrazione il 23 aprile e quella di pagamento il 3 maggio.

I principali azionisti della società sono Exor, la holding della famiglia Agnelli guidata da John Elkann (che è anche presidente di Stellantis) con il 14,2 per cento; la famiglia Peugeot, fondatrice dell’omonimo marchio francese, con il 7,1 per cento; lo Stato francese, attraverso la banca pubblica Bpifrance, con il 6,1 per cento. Questi tre azionisti, tutti di lungo corso, possiedono i seguenti diritti di voto nelle assemblee di Stellantis: 23,1 per cento per Exor, 11,1 per cento per Peugeot e 9,6 per cento per Bpifrance.

Per il 2024 Stellantis conta inoltre di implementare un programma di riacquisto di proprie azioni sul mercato per 3 miliardi di dollari, di cui 500 milioni di euro per le azioni da destinare ai piani di remunerazione basati sulle azioni e all’acquisto di azioni da parte dei dipendenti.

Nel 2023 Stellantis ha corrisposto 6,6 miliardi di euro agli azionisti tra dividendi e riacquisti di azioni, il 53 per cento in più rispetto ai 4,3 miliardi del 2022.

LE PREVISIONI PER IL 2024

La società prevede che il 2024 sarà un buon anno per i ricavi grazie a una serie di fattori favorevoli come la riduzione degli intoppi alle catene di fornitura e la stabilizzazione – nonché la potenziale riduzione – dei tassi di interesse.

“I risultati record annunciati oggi sono la prova che siamo diventati un nuovo leader globale nel settore e che continueremo a essere solidi anche in previsione di un turbolento 2024”, ha dichiarato l’amministratore delegato Carlos Tavares. “Grazie alla flessibilità delle nostre tecnologie e alla roadmap stabilita in termini di prodotto siamo pronti ad affrontare i vari scenari che potrebbero presentarsi, continuando a realizzare gli obiettivi del piano strategico Dare Forward 2030”.

IL PREMIO AI DIPENDENTI ITALIANI (MENTRE STELLANTIS SI DISTACCA)

I dipendenti italiani di Stellantis avranno un premio medio di 2112 euro, il 10 per cento in più dello scorso anno (1879 euro).

“Il premio medio complessivo che riceveranno i dipendenti di Stellantis in Italia è il frutto positivo dell’accordo siglato lo scorso anno con i sindacati firmatari”, ha spiegato Tavares, “e riconosce il contributo di tutta la forza lavoro italiana in relazione ai risultati dell’azienda e la qualità del dialogo sociale con i sindacati”. Il dirigente ha voluto sottolineare l’aumento salariale dell’11 per cento in in due anni (+6,5 per cento nel 2023 e +4,5 per cento nel gennaio 2024) e i 600 euro di bonus speciale.

Dal 31 marzo prossimo Stellantis interromperà la produzione del SUV Maserati Levante nel complesso di Mirafiori, all’interno di quello che sembra essere un piano più generale di disimpegno dall’Italia.

PERCHÉ STELLANTIS DISINVESTE DALL’ITALIA?

“Questa mattina Stellantis ha reso noti i dati della gestione finanziaria 2023. Si tratta di numeri record, come sottolinea la casa automobilistica, gli utili salgono a 18,6 miliardi di euro e crescono dell’11%. I ricavi netti sono circa di 190 miliardi (+6% rispetto al 2022) e i volumi di consegna registrano un +8%. Non c’è solo quindi una marginalità finanziaria ma cresce anche il prodotto sul mercato. La buona notizia per l’Italia è che ai dipendenti sarà riconosciuto un premio di produttività medio di 2.112 euro (+10% rispetto allo scorso anno)”, dichiara Giuseppe Sabella, direttore del centro studi Oikonova.

“L’aspetto, tuttavia, preoccupante della vicenda Stellantis”, prosegue, “è che il futuro in particolare italiano non pare così solido come i suoi ricavi: sono recentissimi i dubbi espressi da Carlos Tavares sul futuro degli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano. Quest’ultimo peraltro è tra i siti produttivi più all’avanguardia nel mondo. Consideriamo inoltre che Stellantis ha già ceduto il Lingotto, privando Torino e l’Italia di un’icona dell’auto. Questo perché la trazione francese è naturalmente attenta a consolidare la produzione transalpina. John Elkann invece – che con la Exor è l’azionista di maggioranza – non ha di fatto legami con l’Italia, anzi ha più guai che altro con il nostro Paese. E non si è mai occupato direttamente di industria, soltanto di finanza. L’asset italiano non è per lui un obiettivo di consolidamento. Ecco perché l’ipotesi dell’alleanza con Renault è più che plausibile, anche in vista di un turbolento 2024”, conclude Sabella.

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