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Stm, ecco come anche l’Italia favorisce la Francia sui chip

L'italo-francese Stm e la statunitense GlobalFoundries progettano una nuova fabbrica chip in Francia da 5,7 miliardi di dollari. A sostenere l'investimento arrivano i finanziamenti di Parigi (nel quadro europeo del Chips Act). Fatti, numeri e approfondimenti

 

Una nuova fabbrica di semiconduttori sorgerà in Francia, grazie al sostegno finanziario di Parigi (nel quadro europeo del Chips Act).

Ieri il chipmaker italo-francese Stm e il produttore americano di microchip GlobalFoundries hanno annunciato l’intenzione di costruire una fabbrica di semiconduttori a Crolles, vicino al confine con Svizzera e il nostro paese.

Il progetto multimiliardario (si parla di 5,7 miliardi di euro) riceverà un significativo sostegno pubblico come parte dello sforzo dell’Europa per aumentare la quota globale della produzione di microprocessori all’interno della Ue al 20% dall’attuale 10% entro il 2030.

Come ricorda il Financial Times, “Il progetto è il secondo impianto per chip a beneficiare del Chips Act europeo da 43 miliardi di euro” per incentivare la costruzione di fabbriche di chip in Europa.

A marzo, l‘americana Intel ha annunciato un investimento di 88 miliardi di dollari in tutta Europa. In quel caso il produttore americano ha scelto la Germania come sito per un nuovo enorme complesso per la produzione di chip.

“La notizia arriva mentre il presidente francese Emmanuel Macron si prepara ad annunciare circa 6,7 miliardi di euro di investimenti da parte di grandi aziende globali al summit di Choose France di questa settimana”, segnala Reuters. L’Eliseo sosterrà i piani delle imprese con sussidi, ma per ora non ha rivelato la misura degli incentivi.

D’altronde la Francia è il principale azionista di STMicroelectronics insieme all’Italia (tramite il ministero dell’Economia), ciascuna con una quota del 13,75% della società.

Tutti i dettagli.

IL NUOVO STABILIMENTO IN FRANCIA DI STM E GLOBALFOUNDRY

Il nuovo stabilimento di semiconduttori sorgerà accanto a quello già esistente di Stm a Crolles. L’impianto dovrebbe raggiungere la piena capacità produttiva entro il 2026, si legge nel comunicato.

Si prevede una produzione fino a 620.000 wafer all’anno con dimensioni di 18 nanometri. Quest’ultimi sono destinati principalmente ad applicazioni nell’industria dell’auto e dell’Internet of things.

LA STRATEGIA

La nuova fabbrica creerà circa 1.000 nuovi posti di lavoro. Inoltre, l’impianto contribuirebbe a raggiungere l’obiettivo di Smt di portare il fatturato oltre 20 miliardi di dollari.

“La collaborazione con GF ci permetterà di procedere più speditamente, abbassare le soglie di rischio e rafforzare l’ecosistema FD-SOI europeo. Avremo una maggiore capacità di sostenere i nostri clienti europei e globali nella transizione verso la digitalizzazione e la decarbonizzazione”, ha dichiarato Jean-Marc Chery, presidente e ceo di STMicroelectronics.

Mentre STMicro aveva già rivelato l’intenzione di raddoppiare i propri investimenti quest’anno fino a 3,6 miliardi di dollari, GlobalFoundries si sta espandendo negli Stati Uniti, in Germania e a Singapore.

NON PRECISATE LE RISORSE DELL’INVESTIMENTO

Le società non hanno rivelato l’importo dell’investimento o quanti finanziamenti fornirebbe lo stato francese.

L’ufficio del titolare dell’Eliseo ha dichiarato che il presidente Macron  visiterà il nuovo stabilimento, che dovrebbe rappresentare un investimento di oltre 5,7 miliardi, ma non ha specificato in quale valuta.

QUANTO SBORSERÀ PARIGI?

In una dichiarazione congiunta, i due produttori di chip hanno affermato che “riceveranno un significativo sostegno finanziario dallo stato francese per la nuova struttura”.

Alla domanda su quanto il sostegno del governo francese abbia influito sulla scelta delle aziende di dove costruire l’impianto, il ceo di GlobalFoundries ha dichiarato: “senza la partecipazione francese, questi investimenti sarebbero molto impegnativi”, sottolinea il Ft.

I consiglieri presidenziali francesi hanno affermato di non poter rivelare l’importo del sussidio poiché speravano che ci sarebbero stati soldi dalla Commissione europea come parte del Chips Act, il cui budget deve ancora essere negoziato, evidenzia Reuters.

Lo scorso febbraio la Commissione europea ha annunciato un nuovo European Chips Act che consentirà 15 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati ​​aggiuntivi fino al 2030. Questo si aggiunge ai 30 miliardi di euro di investimenti pubblici precedentemente stanziati. L’obiettivo è di garantire l’approvvigionamento dei semiconduttori che guidano l’economia globale, tentando anche di recuperare il ritardo nei chip più piccoli all’avanguardia prodotti quasi esclusivamente in Asia.

LA PRIMA AD APPROFITTARNE LA STATUNITENSE INTEL

La prima a cogliere l’opportunità dei sussidi europei è stata l’americana Intel.

A marzo, Intel ha annunciato un piano di investimenti da 80 miliardi di euro nell’Ue nel prossimo decennio nella catena dei semiconduttori. In particolare il progetto principale riguarderà un ‘megaimpianto’ in Germania, a Magdeburgo, da 17 miliardi di euro per la fabbricazione di semiconduttori.

Sono previsti investimenti anche in Francia, Irlanda, Italia, Polonia e Spagna, con l’obiettivo di creare un “ecosistema europeo dei microchip”, sottolineava l’azienda americana.

Si prevede che la società riceverà miliardi di sussidi statali e dell’Ue per produrre i chip miniaturizzati che vengono solitamente utilizzati per dispositivi informatici, server e smartphone ad alte prestazioni. In Francia, prevede di costruire il suo nuovo polo di ricerca europeo, creando 1.000 nuovi posti di lavoro nel settore dell’alta tecnologia.

Il sito di Intel produrrà gli ultimi chip a 2 nanometri, che sono relativamente più recenti del progetto STM-GlobalFoundries.

Anche produttori di chip asiatici come TSMC e Samsung hanno definito grandi piani di investimento ma finora non hanno annunciato alcuna fabbrica di semiconduttori in Europa, precisa Reuters.

LE TRATTATIVE DI INTEL IN ITALIA

Nel nostro paese, come segnala Startmag Intel “è in trattative per un impianto di produzione back-end per un potenziale investimento fino a 4,5 miliardi di euro e prevede di iniziare le operazioni tra il 2025 e il 2027. Dal governo Draghi non trapela entusiasmo: il ministero dello Sviluppo economico retto da Giancarlo Giorgetti si attendeva ben altro dai piani del colosso americano”.

QUANDO INTEL AVEVA MESSO GLI OCCHI SU GLOBALFOUNDRY

Inoltre, indiscrezioni dello scorso anno davano Intel interessata ad acquisire proprio GlobalFoundries (che sta avviando l’impianto di produzione di chip con Smt). GlobalFoundries è un’azienda americana che fabbrica semiconduttori, ed è una delle più importanti al mondo. Opera in Nordamerica, in Europa e a Singapore.

L’azienda è di proprietà di Mubadala, il fondo sovrano di Abu Dhabi che gestisce asset dal valore totale di oltre 240 miliardi di dollari. Anziché procedere verso la vendita, GlobalFoundries ha proceduto autonomamente con una Ipo lo scorso ottobre.

TUTTI I PIANI DI STM

Infine, c’è l’attivismo del produttore franco-italiano StMicroelectronics che ha scelto quindi la Francia come sede del nuovo impianto con GF da 620mila wafer di silicio all’anno.

In realtà, Stm ha anche importanti sedi ad Agrate e a Catania e per ambedue i siti ha previsto investimenti.

Lo scorso giugno Stm ha stretto una partnership con Tower Semiconductor, che avrà spazio in fabbrica Agrate R3. Tower Semiconductor è attiva nella produzione di wafer di silicio per dispositivi a semiconduttore per conto terzi (foundry). In base all’accordo, Stm ospiterà Tower nella fabbrica Agrate R3 da 300 mm attualmente in costruzione nel suo sito di Agrate Brianza, in provincia di Monza Brianza. Per questo stabilimento Stm ha previsto un investimento da 1,64 miliardi di euro.

Ricordiamo che Stmicrolectronics è controllata con una quota del 27,5% da ST Holding, la joint venture italo-francese partecipata al 50% dal ministero dell’Economia (Mef) italiano e dal veicolo Ft1Ci, detenuto per il 95% dalla società statale Bpi France (gruppo Caisse de Dépots) e per il 5% dall’Agenzia atomica francese.

Ma per questo nuovo progetto da 5,7 miliardi di euro, la sede non poteva che essere francese dal momento che le società stesse hanno ammesso che l’investimento sarebbe stato impegnativo senza la partecipazione del governo di Parigi.

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