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Austriaco Esa

Spazio, la vittoria dell’austriaco Aschbacher all’Esa vista dai giornali italiani

Sarà un austriaco a guidare l’Agenzia spaziale europea (Esa) dopo Wörner, non ce la fanno i candidati italiani (nonostante il nostro paese sia il terzo contributore dell'Agenzia). Ecco come i giornali italiani hanno commentato la nomina di Aschbacher

 

“Débâcle dello spazio italiano”. “L’Italia esce con le ossa rotte dalla partita sulla direzione generale dell’Esa”. “L’Italia rimane a bocca asciutta”. Ma anche “Una mezza vittoria, dopo l’esclusione delle due candidature italiane”.

Sono alcuni dei commenti delle testate italiane alla notizia che la guida dell’Agenzia spaziale europea (Esa) passerà all’austriaco Josef Aschbacher.

Secondo indiscrezioni giornalistiche, martedì i capidelegazione degli Stati membri dell’Esa hanno approvato la candidatura ufficiale di Josef Aschbacher a nuovo direttore generale dell’Esa. Il nuovo direttore generale dovrebbe iniziare il suo lavoro nel luglio 2021. Il contratto di Wörner scade infatti a giugno.

Il candidato austriaco ha battuto quindi i candidati spagnolo (Pedro Duque) e norvegese (Christian Hauglie-Hanssen) e prima ancora i candidati italiani (Simonetta Di Pippo, supportata da Palazzo Chigi, e Roberto Battiston).

Si è trattato di un duro colpo per il nostro paese. E pensare che l’Italia, con una contribuzione più alta di sempre al budget Esa nell’ordine di due miliardi e duecento milioni, è dietro soltanto alla Germania e alla Francia come contributore dell’agenzia.

Ma non ci si dovrebbe stupire più di tanto: a detta di alcuni addetti ai lavori il cv della candidata selezionata dal governo Conte “era indifendibile”.

Ecco come la stampa ha riportato (e commentato) la notizia.

L’ELEZIONE DELL’AUSTRIACO ASCHBACHER A NUOVO DG ESA

La ratifica ufficiale della nomina del nuovo direttore generale di Esa al posto del tedesco Wörner è prevista a metà dicembre.

Nella riunione di martedì i capi delegazione hanno votato a larga maggioranza l’austriaco Josef Aschbacher (18 voti su 21), sostenuto fortemente anche dalla Germania. A votare per l’austriaco anche il capo delegazione italiana Antonio Bernardini, ambasciatore presso l’Ocse.

Dal 2016 l’austriaco Aschbacher è il capo dell’Esrin, il centro Esa di Frascati per l’osservazione della terra ed è il direttore dei programmi dell’Esa di osservazione della terra.

IN GIOCO LA DIREZIONE DI ESRIN A FRASCATI

Secondo il sito tedesco  Futurezone  “l’Italia dovrebbe essere particolarmente soddisfatta della nomina di Aschbacher a direttore Generale dell’Esa. Dal momento che è in gioco l’esistenza dell’Istituto Esrin di Frascati. Con l’ascesa dell’austriaco all’Esa, la continuazione ora sembra più probabile. Inoltre, la guida dell’Istituto europeo di ricerca spaziale potrebbe ora cadere nelle mani degli italiani”.

Coma ha sottolineato anche Repubblica infatti “se Aschbacher fosse eletto direttore, si libererebbe il direttorato dell’Osservazione della Terra (il più “ricco” assieme al settore del trasporto spaziale) e la direzione dell’Esrin a Frascati. Ruoli che potrebbero andare al nostro Paese, a questo punto il migliore risultato possibile”.

REPUBBLICA: “MAGRA CONSOLAZIONE PER FRACCARO”

Si tratterebbe di una “magra consolazione per Riccardo Fraccaro, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo spazio, il vero regista della tentata scalata italiana all’Esa”, ha commentato Repubblica.

Dopo mesi di ipotesi e toto-nomi, a inizio ottobre è stato un tweet di Manlio Di Stefano, sottosegretario grillino agli Esteri con delega allo spazio, a scoprire le carte con cui l’Italia intendeva giocarsi la partita sul tavolo europeo annunciando l’endorsement dell’esecutivo per Di Pippo.

LA VERITÀ: “A PALAZZO CHIGI C’È CHI MINACCIA DI TOGLIERGLI LA DELEGA ALLO SPAZIO”

“L’Italia esce con le ossa rotte dalla partita sulla direzione generale dell’Esa”, ha rimarcato Alessandro Da Rold sul quotidiano la Verità. “Dopo i roboanti annunci del governo di Giuseppe Conte, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro con delega allo Spazio, si prevedeva una lunga trattativa nel council dell’agenzia. Invece, “la candidatura ufficiale di Simonetta Di Pippo per Esa si è rivelata un totale fallimento. E ancora di più lo è stata quella di Roberto Battiston, ex presidente dell’Asi. L’Italia si ritrova fuori dai giochi anche per altri, grazie al gruppo di esperti spaziali “all’amatriciana” intorno a Fraccaro”.

“Di fronte a questo risultato, infatti, la decenza e la capacità politica, ove ci fossero, — incalza Da Rold — dovrebbero suggerire un serio esame di coscienza per capire tutti gli errori commessi e l’inadeguatezza della squadra che contribuisce negativamente, purtroppo, alla definizione delle linee strategiche nel settore spaziale e nella sua governance. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Tanto che a palazzo Chigi c’è chi ha iniziato a minacciare di togliere la delega allo spazio a Fraccaro. Non sono mancate critiche anche al consigliere militare Carlo Massagli, dato già in uscita per una vicedirezione dell’Aise e ai suoi esperti spaziali improvvisati.”

IL FOGLIO: “QUELLO A CUI L’ITALIA PUÒ ASPIRARE”

Infine, “gli occhi nell’immensità del firmamento, e il cuore a Frascati. Che non è molto, ma è il massimo a cui l’Italia può auspicare”, ha scritto il quotidiano Il Foglio.

Non resta dunque che sperare nell’assegnazione del direttorato di Osservazione della Terra e la direzione del centro Esrin per il nostro paese.

“In questo caso non dovrebbe essere difficile, il condizionale è d’obbligo visto quanto è successo sin qui, esigere la posizione per l’Italia visto il considerevole contributo economico messo in campo nell’ultima ministeriale di Siviglia, 2,2 miliardi di euro”, ha sottolineato su Start il prof. Ezio Bussoletti, ex vicepresidente dell’Asi.

“Nel caso in cui il Direttorato fosse effettivamente attribuito al nostro paese, situazione potenzialmente ragionevole ma comunque non certa a priori visto che qualunque esperto europeo potrà partecipare alla selezione e la storia recente ha mostrato cosa può succedere, sorge il problema della scelta del candidato italiano, che dovrà essere “unico”, da presentare e sostenere adeguatamente”, ha concluso l’ex vicepresidente dell’Asi.

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