LA GUIDA DELL’ESA
Partiamo dal principio. A inizio ottobre il governo Conte ha scelto la candidata italiana per guidare l’Esa. Si tratta dell’astrofisica Simonetta Di Pippo, direttrice di Unoosa (l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio extra atmosferico). (Qui l’approfondimento di Start sugli altri candidati alla Direzione generale dell’Esa).
L’Esa è l’organizzazione intergovernativa che conta 22 Stati membri e ben 12 miliardi e mezzo di euro stanziati come budget per il prossimo triennio, in vista di missioni cruciali verso la Luna e Marte. Senza dimenticare che l’Italia, con un contribuzione più alta di sempre al budget Esa dell’ordine di due miliardi e duecento milioni, è dietro soltanto alla Germania e alla Francia come contributore dell’agenzia.
Il suo nome era entrato nella rosa dei papabili insieme a quello di Roberto Battison, ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), fin dallo scorso giugno, quando l’Esa aveva pubblicato il bando per trovare il successore dell’attuale direttore generale, il tedesco Jan Worner, che concluderà il suo mandato a fine giugno 2021.
Dopo mesi di ipotesi e toto-nomi, a inizio ottobre dunque è stato un tweet di Manlio Di Stefano, sottosegretario grillino agli Esteri con delega allo spazio, a scoprire le carte con cui l’Italia intende giocarsi la partita sul tavolo europeo annunciando l’endorsement dell’esecutivo per Di Pippo.
DUE CANDIDATI ITALIANI
Ma dall’Italia ha inviato la propria candidatura oltre a Simonetta Di Pippo anche Roberto Battiston, ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). Ed è qui che la questione si complica. Come ha scritto due settimane fa Repubblica, Battiston “a dispetto delle indicazioni del governo, ha comunque presentato la sua candidatura sollevando un piccolo caso “Italia” in seno all’istituzione europea”.
Due anni fa Roberto Battiston aveva impugnato il decreto del 31 ottobre 2018, con il quale l’allora ministro dell’Istruzione del governo M5s-Lega aveva disposto la revoca, con effetto immediato, dell’incarico di presidente dell’Asi. Battiston aveva accusato la decisione di revoca della sua presidenza dall’Asi da parte del ministro leghista Bussetti come atto di “spoil system”. Tuttavia nel maggio 2019 il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso presentato dal presidente ‘destituito’ dell’Asi. Torniamo ai giorni nostri.
Secondo Repubblica quella di Simonetta Di Pippo “è una candidatura di ferro che rischia di essere messa in crisi proprio dalla presenza di un secondo italiano in lizza per la poltrona di direttore generale. Nonostante il prestigio dello stesso Roberto Battiston, esperto di raggi cosmici e ben conosciuto nella comunità internazionale, la sua presenza nella short list potrebbe privilegiare nella scelta degli stati una soluzione alternativa a quella [ufficiale] italiana”.
A mettere a tacere i rumor di una penalizzazione del nostro paese in seno all’Esa a causa delle due candidature ci ha pensato lo stesso Di Stefano che, sempre tramite tweet, ha replicato che il “governo italiano ha una sola candidatura a Dg Esa, Simonetta Di Pippo, e solo quella sosterrà”.
Di incredibile c’è solo l’approssimazione di @repubblica. Il governo italiano ha una sola candidatura a DG ESA, Simonetta Di Pippo, e solo quella sosterrà. Le altre sono spontanee come da regolamento ESA (c’erano centinaia di candidati infatti). Studiare prima di parlare grazie. pic.twitter.com/fpVnA8boUR
— Manlio Di Stefano (@ManlioDS) October 13, 2020
LE MOTIVAZIONI DIETRO L’ESCLUSIONE DI SIMONETTA DI PIPPO
Ma alle rassicurazioni dei rappresentanti dell’esecutivo è arrivata la doccia gelata delle rivelazioni de La Verità stamani. Il comitato di selezione dell’Esa avrebbe già escluso sia la candidata sostenuta dal governo Simonetta Di Pippo sia Roberto Battiston come possibili direttori generali. Il quotidiano sottolinea infatti che “l’Italia, tra i paesi che investirà di più, rischia di rimanere tagliata fuori”.
A detta di alcuni addetti ai lavori il cv della candidata supportata da Palazzo Chigi “era indifendibile”. “A pesare sulla Di Pippo l’ultima esperienza in Esa. Nel settore aerospazio si parla già di fallimento”. Ora “le diplomazie sono al lavoro per estendere il numero dei selezionati”.È emerso dunque che entrambe le candidature italiane (sia quella ufficiale sia quella personale) non erano all’altezza della competizione. Come lamentato da molti addetti ai lavori negli ultimi tempi.
“Dato che una simile débâcle non era attesa, forse sarebbe il caso che ci si ponga qualche domanda sull’opportunità delle scelte fatte”, chiosa a Start Magazine un addetto ai lavori che preferisce l’anonimato.