Ieri il presidente del Consiglio ha comunicato al consiglio dei ministri la decisione di affidare al ministro per l’Innovazione Tecnologica Vittorio Colao la delega per l’aerospazio; in questo compito delicato, visto il pregresso, questa funzione resta nell’ambito della presidenza del Consiglio come previsto dalla Legge 7 del 2018 che aveva definito i nuovi assetti del settore.
Colao assume questo ruolo trovandosi tra le mani l’imbarazzante eredità lasciatagli dal suo predecessore che aveva avuto davanti un’autostrada ma l’aveva presa nel senso sbagliato con una gestione che controversa e lasciata gestire a personaggi di scarsa o nulla competenza di settore, ma fidati.
Nei quattro mesi di gestione Tabacci si sono viste persone improbabili inserite nei CdA di aziende partecipate dall’Asi senza che una voce ufficiale si fosse levata per valutare le scelte e l’eventuale valore aggiunto che le stesse portavano al funzionamento delle strutture interessate. Imbarazzante la scelta di esperti con stridenti conflitti di interesse, se non peggio, chiamati a supportare il sottosegretario, più interessato ai risvolti di carattere mediatico del ruolo che non alla risoluzione degli evidenti problemi di gestione in Asi e internazionali in Esa e in Europa che si accavallavano senza soluzione.
L’assunzione del figlio in Leonardo e, si presume, l’arrivo in Asi il proprio storico portaborse, il cui curriculum parla da sé, come controllore strategico dei fondi attesi dal Pnrr, sostenuto dal presidente dell’Agenzia e con un contratto triennale che, si dice, di oltre quattrocentomila euro, hanno determinato le conseguenti dimissioni. Resta da capire come mai sia restata al sottosegretario l’altra delega assegnatagli visto che la storia ha mostrato che in altri paesi, per cause anche di minore rilevanza etica, i responsabili presentavano le dimissioni da ogni incarico scomparendo dal front end della politica.
Analoga perplessità produce la totale assenza e l’apparente disinteresse del Miur che è il Ministero vigilante per legge ma non ha mai svolto questo ruolo riducendosi all’irrilevanza nel contesto complessivo, Comint incluso.
Questa è una parte del quadro non esaltante lasciato in eredità al ministro Colao.
Vediamo adesso quali i temi strategici ancora aperti sui quali è necessario intervenire rapidamente e in maniera qualificata tenendo conto che i nostri competitors europei sono già in azione da tempo senza che, chi doveva, avesse assunto alcuna iniziativa concreta.
Il Pnrr prevede circa 2,3 miliardi di euro da assegnare allo Spazio confermando quindi l’interesse nazionale e la sua strategicità in termini industriali visto che che questo tipo di investimenti genera un volano da 4 a 6 volte di ricadute complessive coinvolgendo sia la grande industria nazionale che le molte Pmi italiane, complessivamente molto qualificate e leader in alcuni settori di punta.
Il tutto va visto tenendo presente il nuovo quadro europeo che si sta assestando in termini di equilibri tra paesi forti e il ruolo dell’Unione europea. Nel suo prossimo bilancio il Commissario Thierry Breton, francese, ha previsto una voce di circa 15 miliardi di euro per il settore spaziale.
È da rilevare al riguardo che, nonostante qualche voce avesse da tempo allertato chi di competenza sul fatto che era utile, se non necessario, che l’Italia entrasse in gioco a quel livello rivendicando il posto di vice direttore dietro Breton, nulla sinora è stato messo in atto.
Nella nuova governance europea, l’Esa, storicamente attore principale del contesto spaziale, scivola lentamente verso il ruolo di implementing agency delle politiche decise a Bruxelles e non a caso la sua direzione è stata lasciata ad altri preferendo la Francia insediarsi nel posto centrale di comando.
La vecchia agenzia con sede a Praga che gestiva Galileo, la Gsa, è stata pesantemente rinforzata in termini di personale e compiti istituzionali diventando la Euspa (European Union Agency for the Space Programme): gestirà i programmi Egnos e Galileo ed è responsabile per lo sviluppo dei sistemi di nuova generazione, lo sviluppo dei servizi e le attività connesse. L’Italia aveva la vice presidenza del Gsa coperta da un dirigente Asi di grande competenza ma, naturalmente, negli ultimi tempi, in assenza di una guida politica qualificata e priva di reali capacità negoziali, è scomparsa dalle posizioni apicali dei Euspa.
Stessa fine ingloriosa, come è ben noto, è capitata per la Direzione Generale dell’Esa che per prassi non scritta sarebbe dovuta toccare all’Italia dopo Francia e Germania; ci siamo presentati, unico paese, con una candidata governativa a dir poco debole e difficilmente difendibile ma con l’aggiunta di un candidato, ben noto per i suoi tentativi di competere ad ogni posizione apicale italiana o europea, regolarmente perdente e in bassa classifica nonostante una importante parentela sbandierata regolarmente alla bisogna.
Oggi Euspa ha un direttore della Repubblica Ceca e l’Esa un austriaco: entrambi professionalmente ottimi provenienti da paesi che contribuiscono in maniera irrisoria ai bilanci spaziali europei ma sostenuti dai rispettivi governi in maniera adeguata, con iniziative sviluppatesi nei tempi giusti con politici e tecnici capaci di sostenere e garantire i rispettivi interessi nazionali.
Il 31 agosto scadono i termini della presentazione di candidature per ben tre Direzioni strategiche dell’Esa: i nomi stranieri che si sentono in giro fanno prevedere che la selezione sarà serrata, vista anche la presenza di candidati interni all’Esa ben addentro sia al funzionamento delle direzioni che con esperienza pluriennale nella loro gestione. Ancora una volta l’Italia boccheggia perché, di fatto, a quanto è dato sapere, nulla di concreto è stato messo in piedi come, invece, hanno da tempo costruito i nostri competitors: ulteriore esempio dell’irrilevanza internazionale lasciata in eredità dalla precedente gestione. Tra 15 giorni però il Council dovrà riunirsi per decidere le short list per ognuna delle tre posizioni: ma sempre a quanto si sa, sembra che per ora nulla sia stato programmato a livello nazionale nemmeno per il Direttorato Navigazione pur avendo un candidato di ottimo curriculum, l’ex Vice-Presidente della Gsa.
Entro fine settembre i tre nomi dei prescelti saranno ufficializzati e, ancora, come Italia ci troviamo in un’altra imbarazzante situazione: a rappresentarci formalmente dovrebbe essere, di norma, il presidente dell’Asi, ma qui sorge il problema. È un funzionario di Esa distaccato presso la nostra agenzia che dovrebbe assumere, per l’Italia, scelte di persone che diventeranno suoi superiori una volta rientrato alla sua sede di lavoro, Estec, dove ricopriva la posizione A5. Il conflitto di interesse, oltre che imbarazzante è stridente tanto più visto che le sue competenze manageriali e il modo in cui sta gestendo l’Asi sono ben note nel settore.
Come già avvenuto in occasione delle riunioni del Council per la scelta del Direttore Generale Esa, c’è una forte probabilità che qualche rappresentante delle delegazioni dei paesi nordici sollevi nuovamente il caso creando per noi ulteriore imbarazzo. In questo caso non resterà da adottare la soluzione precedente facendoci rappresentare dal nostro Ambasciatore all’Ocse (o da un suo rappresentante) ma certamente la situazione indebolisce a priori la posizione italiana visto che dopo quasi un anno il caso non è stato risolto definitivamente lasciandolo galleggiare in un limbo.
I problemi che il ministro Colao si troverà a dover affrontare non finiscono qui: irrisolto resta il problema del riassetto dei lanciatori in Europa dove sino a ieri, grazie al successo delle varie versioni dei Vega, avevamo di fatto il monopolio dei piccoli vettori.
Questa posizione è pesantemente messa in pericolo dagli interessi tedeschi, accompagnati dalla Spagna, di entrare nel settore dei piccoli lanciatori, il tutto col beneplacito francese che controlla storicamente il settore con un occhio sempre rivolto al progetto di Ariane 6, nonostante costi e ritardi. Sarà necessario definire una politica nazionale seria, mai definita sinora, a salvaguardia sia degli interessi nazionali che della nostra collocazione, con peso uguale, negli accordi franco-tedeschi concretizzatisi in questi mesi nella totale disattenzione di chi avrebbe dovuto tenere gli occhi aperti.
In Asi le attività non girano come dovrebbero: molto personale, pur ben qualificato, è disilluso e perde motivazione vista la gestione in atto priva anche di visione proiettata sull’apparire piuttosto che sull’agire. Basta ricordare i pesanti ritardi — due anni — del programma Platino che avrebbe dovuto rappresentare un fiore all’occhiello del Paese e che invece stenta ad andare a buon fine: a questo si aggiunge un giudizio industriale non positivo su quella che dovrebbe essere l’equanimità nella scelta e promozione di programmi industriali.
Il lavoro che aspetta il ministro delegato non è semplice, le aspettative dell’intero settore sono chiare: ci si aspetta che vengano cancellate tutte le scelte “familistiche” di persone non qualificate fatte sinora, che vengano scelti esperti privi dei pesanti conflitti di interesse che hanno caratterizzato le scelte della gestione precedente e che, finalmente, venga realmente valutato il merito per costruire una struttura di supporto al ministro e al Comint.
Così come è avvenuto per la scelta di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, si selezionino persone realmente qualificate, competenti, che non hanno bisogno o interesse di fare una qualsivoglia carriera ma siano dei seri civil servant pronti a impegnarsi per aiutare il lavoro del governo nel fare rialzare il Paese anche nel comparto spaziale.