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Perché l’America vuole spacchettare Facebook

L'Antitrust americano ha presentato una nuova azione legale contro Facebook: la società è accusata di aver monopolizzato il settore dei social media e potrebbe dover cedere Instagram e WhatsApp. Tutti i dettagli

 

La Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia governativa americana che si occupa di tutela dei consumatori, ha presentato giovedì una nuova causa contro Facebook presso un tribunale federale negli Stati Uniti, accusando la società di aver monopolizzato il mercato dei social media e danneggiato la concorrenza.

LA PRECEDENTE AZIONE LEGALE (FALLITA) CONTRO FACEBOOK

La nuova azione legale è giunta circa due mesi dopo il rigetto – da parte del giudice James Boasberg, della corte del distretto di Columbia – di una precedente causa della FTC nei confronti di Facebook che aveva le stesse motivazioni generali: riguardava le acquisizioni di Instagram e di WhatsApp (nel 2012 per 1 miliardo di dollari e nel 2014 per 19 miliardi, rispettivamente), che avrebbero permesso a Facebook di ottenere un monopolio nel mercato dei social network e di eliminare la concorrenza dei rivali più piccoli.

Il giudice Boasberg sostenne però che l’agenzia non fosse stata in grado di provare la sua accusa, ma le garantì – viste le “basi solide” – di correggersi e presentare un ricorso entro trenta giorni di tempo.

COSA C’È NELLA NUOVA CAUSA DELLA FTC

La nuova azione legale della FTC è più lunga della precedente di circa il 50 in per cento, scrive la CNN, ma ripropone gli stessi argomenti: secondo l’agenzia Facebook avrebbe violato la legge attraverso  acquisizioni mirate alla limitazione della concorrenza (i casi più noti sono quelli di Instagram e WhatsApp), e porterebbe avanti la sua posizione dominante sul mercato dei social media impedendo alle applicazioni di terze parti di accedere ai dati della propria piattaforma.

La FTC ha esibito stavolta maggiori esempi per sostenere le sue accuse: ad esempio il tempo medio trascorso dagli utenti su Facebook rispetto a quello sui servizi rivali; i numeri degli utenti giornalieri e mensili che usufruiscono dell'”ecosistema” Facebook; una lista più completa delle acquisizioni di startup rivali (spesso poco note al grande pubblico, come Eyegroove e Octazen) da parte di Facebook, spesso solo con l’intenzione di chiuderle.

COSA HA DETTO FACEBOOK

In una serie di tweet pubblicati ieri, Facebook ha definito il ricorso della FTC “privo di merito”. Nella precedente causa “non c’era alcuna affermazione valida che Facebook fosse un monopolista, e questa cosa non è cambiata”, sostiene. “Le nostre acquisizioni di Instagram e WhatsApp sono state analizzate e autorizzate molti anni fa, e le nostre politiche sulla piattaforma erano legali”.

“Le affermazioni della FTC”, ha proseguito la società, “sono uno sforzo di riscrittura delle leggi antitrust”.

Facebook si difende dalle accuse di monopolio affermando di doversi confrontare quotidianamente con la concorrenza di altre app e servizi web. Anche stavolta, infatti, ha scritto che “Combattiamo ogni giorno giorno per conquistare il tempo e l’attenzione delle persone”.

La società avrà tempo fino al 4 ottobre per rispondere formalmente alla corte in merito all’azione legale della FTC.

IL RUOLO DI LINA KHAN

Se la nuova azione legale della FTC dovesse avere successo potrebbe portare allo scorporo di Instagram e Whatsapp da Facebook.

A guidare la causa è Lina Khan, nominata pochi mesi fa a capo della FTC e nota per la sua posizione molto dura nei confronti delle pratiche delle grandi aziende tecnologiche americane (anche note come “Big Tech”).

Khan porta avanti una interpretazione diversa, progressista, del diritto antitrust: pensa cioè che l’abuso di potere dominante non debba venire valutato solo sulla base dei prezzi pagati dai consumatori – metro che si adatta poco alle dinamiche dell’economia digitale -, ma anche sulla qualità dei servizi offerti e sulla quantità di dati personali che gli utenti sono obbligati a cedere.

Khan vorrebbe restringere il numero di mercati in cui le compagnie tecnologiche possono operare, portando avanti l’idea che le piattaforme dovrebbero avere uno scopo specifico: visto tuttavia il grado di integrazione dell’economia digitale, la definizione di mercato è maggiormente sfumata rispetto ai settori tradizionali e maggiormente difficile da cogliere.

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