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Ue Google Pubblicità

Perché la Russia ha multato (ancora) Google

La Russia ha imposto a Google una multa di 21,8 miliardi di rubli (circa 390 milioni di dollari) per ripetuta violazione dei contenuti. Da mesi Google è sotto pressione nel paese per non aver eliminato i contenuti che Mosca considera illegali e per aver limitato l’accesso ad alcuni media russi su YouTube

Nuova tegola per Google (di proprietà di Alphabet) in Russia.

Lunedì un un tribunale russo ha multato Google per 21,8 miliardi di rubli (387 milioni di dollari) a causa della ripetuta mancata rimozione di contenuti che Mosca considera illegali. Lo ha riportato l’agenzia di stampa Interfax, ripresa da Reuters.

Non è la prima volta che Big G è pizzicato da Mosca. Alla fine dell’anno scorso Google aveva ricevuto una multa da 7,2 miliardi di rubli per non aver rimosso o bloccato i contenuti.

Il governo russo ha aumentato la pressione sulla grande tecnologia quest’anno, in particolare dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Una campagna che i critici definiscono come un tentativo delle autorità russe di esercitare un controllo più stretto su Internet, qualcosa che secondo loro minaccia la libertà individuale e aziendale.

“Le multe, per ripetute violazioni degli ordini di rimozione di contenuti ritenuti illegali, potrebbero essere utilizzate come pretesto per bloccare vari servizi Google in Russia mentre il Cremlino reprime le società tecnologiche straniere” commenta Bloomberg.

La filiale locale di Google ha dichiarato bancarotta a giugno dopo che le autorità hanno bloccato il suo conto bancario locale a causa dell’escalation delle multe relative a YouTube.

Tutti i dettagli.

LA POSIZIONE DELL’AUTHORITY RUSSA PER LE COMUNICAZIONI ROSKOMNADZOR

L’autorità russa di regolamentazione delle telecomunicazioni, Roskomnadzor (RKN), ha dichiarato a giugno che la piattaforma video YouTube (di Google) stava diffondendo deliberatamente false informazioni sul conflitto in Ucraina. In particolare, secondo l’authority russa, YouTube aveva consentito la pubblicazione di contenuti che promuovevano opinioni estremiste e invitava i bambini a partecipare a proteste non autorizzate.

“Il sito di hosting di video YouTube promuove deliberatamente la diffusione di informazioni fuorvianti sull’andamento dell’operazione militare speciale in Ucraina, screditando le forze armate della Federazione Russa”, ha dichiarato Roskomnadzor.

Da qui la multa alla società tecnologica del gruppo Alphabet.

IL BRACCIO DI FERRO CON GOOGLE

Il colosso di Mountain View è senz’altro la big tech più colpita dalla sanzioni russe.

Da mesi Google è sotto pressione in Russia per non aver eliminato i contenuti che Mosca considera illegali e per aver limitato l’accesso ad alcuni media russi su YouTube.

Questo mese Mosca ha multato Google per 15 milioni di rubli per quello che ha affermato essere stato il ripetuto mancato rispetto della legislazione russa sull’archiviazione dei dati.

Google, che l’anno scorso ha pagato oltre 32 milioni di rubli di multe per violazioni dei contenuti, è in contrasto con Mosca su una serie di questioni.

Lo scorso luglio il tribunale distrettuale di Tagansky di Mosca ha dichiarato Google colpevole di violazione delle leggi sulla localizzazione dei dati, imponendo una multa di 3 milioni di rubli. La multa massima prevista per un caso simile è pari a sei milioni di rubli. Dal 2014 la legge russa obbliga le imprese del web a stoccare i dati dei loro utenti russi in Russia.

Infine, la sussidiaria russa di Google ha dichiarato bancarotta, dopo che le autorità russe hanno sequestrato il suo conto bancario. In questo modo alla società è impedito il pagamento di dipendenti e fornitori. Il colosso statunitense aveva già sospeso la maggior parte delle sue operazioni commerciali in Russia, compresa tutta la pubblicità, dopo che le autorità russe avevano accusato YouTube, società di Google, di diffondere disinformazione e alimentare proteste.

Tuttavia, la società tecnologica americana continua a offrire servizi gratuiti in Russia, comprese le funzioni di ricerca, YouTube, Gmail e Google Play.

 

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