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India

Perché Apple (e non solo) punterà sull’India

Apple vuole distaccarsi dalla Cina e aumentare la produzione in India. Non è l'unica azienda tecnologica a compiere questo passo. Ecco perché.

 

La società tecnologica statunitense Apple ha informato i propri fornitori della volontà di spostare parte della sua capacità manifatturiera al di fuori della Cina. Le alternative più probabili sono l’India e il Vietnam, dove l’azienda già possiede degli stabilimenti manifatturieri.

LA DECISIONE DI APPLE

La decisione di Apple è motivata dalla rigidissima politica di contenimento dei contagi implementata dalle autorità cinesi, nota come “zero-COVID”, che sta aggravando la situazione di crisi delle filiere iniziata con la pandemia di coronavirus. Non è l’unica ragione: sembra infatti essere in atto una sorta di mutazione della globalizzazione per “accorciare” le catene del valore (cioè portarle dentro o vicino ai mercati ultimi) e per installare la produzione in paesi “amici” (in modo da mettere al riparo gli approvvigionamenti critici dalle ritorsioni di governi ostili).

Lo scorso aprile Apple ha annunciato l’avvio della produzione degli iPhone 13 in India, dove opera dal 2017. Qui sono presenti – e lo saranno ancora di più, pare – due importanti società di componentistica elettronica che assemblano gli smartphone di Apple: Wistron e Foxconn, entrambe taiwanesi.

Anche la società di veicoli elettrici Tesla ha mostrato un grande interesse per il mercato indiano.

PERCHÉ L’INDIA

L’India viene considerata già da tempo una potenziale “anti-Cina”: si trova in Asia; è la terza economica più grande del continente; è una democrazia (ma il primo ministro Narendra Modi ha delle tendenze autoritarie); è partner dell’Occidente (ma sull’invasione dell’Ucraina non si è allineata contro la Russia); ha una popolazione numerosa e un vasto mercato interno; è rivale di Pechino.

Due altri paesi importanti per le aziende americane che intendono distaccarsi dalla Cina sono il Vietnam e il Messico: il primo perché economicamente vivace e già hub manifatturiero rilevante; il secondo perché interno al Nordamerica e integrato nella supply chain statunitense.

APPLE PUÒ FARE A MENO DELLA CINA?

Per Apple sarà tuttavia difficile fare a meno della Cina, dove possiede stabilimenti di assemblaggio e catene di approvvigionamento ben rodate. Il paese – riporta Axios – vale più del 90 per cento della capacità manifatturiera della società; di contro, gli iPhone prodotti in India sono stati il 3,1 per cento nel 2021, ma quest’anno la quota dovrebbe salire fino al 7 per cento.

Il processo di distacco dalla Cina, comunque, è ampio: solo a marzo il paese ha conosciuto un deflusso di investimenti esteri per 17,5 miliardi di dollari.

L’INDIA E GLI INCENTIVI ALLE AZIENDE

A fine aprile l’India ha annunciato un aumento del piano di incentivi (attualmente da 10 miliardi di dollari) alle aziende di semiconduttori che apriranno fabbriche nel paese: Foxconn si è mostrata interessata, così come la singaporiana IGSS Ventures.

Nel 2020 il mercato indiano dei semiconduttori valeva 15 miliardi di dollari. Secondo le proiezioni governative, arriverà a 63 miliardi entro il 2026. Il primo ministro indiano Narendra Modi vuole rendere il paese una potenza manifatturiera globale attraverso il programma “Make in India”.

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