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Oto Melara a Fincantieri o all’estero? Dibattito

Vendita di Oto Melara a Fincantieri o all'estero, con l'offerta del gruppo franco tedesco Knds in testa? È la questione che sta scuotendo politica e sindacati. Le parole del ministro Guerini e le analisi di Sapelli, Gaiani e Giansiracusa

 

Politici e sindacati spingono per la cessione di Oto Melara da parte di Leonardo a Fincantieri.

Oto Melara e Wass, che producono rispettivamente cannoni navali e siluri, impiegano più di 1.500 lavoratori in quattro stabilimenti italiani (La Spezia, Brescia, Livorno e Pozzuoli). Dal 2016 fanno parte entrambe della divisione Sistemi di difesa di Leonardo. Il giro d’affari della divisione è di circa 550 milioni di euro.

Già da questa estate, si rincorrevano rumors, mai smentiti da Leonardo, di una probabile cessione dei Sistemi di Difesa a Fincantieri. In questa ipotesi, si tratterebbe di un’operazione che coinvolge due società italiane, entrambe controllate dal Mef attraverso Cdp.

Tuttavia, la partita per l’acquisizione della divisione Sistemi di Difesa di Leonardo valica i confini nazionali e la trattativa si allarga oltre le due partecipate statali.

Anche il consorzio franco-tedesco Knds ha presentato a Leonardo un’offerta per acquistare Oto Melara di circa 650 milioni di euro. Cifra che farebbe comodo in questo momento al colosso guidato da Alessandro Profumo: pari infatti all’esborso necessario per il closing dell’acquisizione del 25% della tedesca Hensoldt.

Finora, Profumo ha rifiutato di commentare la possibile cessione di Oto Melara.

Ma la trattativa con Knds ha scosso il mondo politico, oltre a quello sindacale.

Proprio ieri i sindacati nazionali hanno avuto modo di confrontarsi con il ministro del Lavoro Orlando per scongiurare la prospettiva di una cessione a gruppi stranieri di uno dei più importanti asset italiani del sistema Difesa.

Nel frattempo, anche gli esperti del settore si interrogano sulle conseguenze di un’operazione che cederebbe ai nostri competitor europei un’azienda altamente strategica, tra i principali fornitori delle forze armate italiane.

Tutti i dettagli.

LE PAROLE DEL MINISTRO DELLA DIFESA, LORENZO GUERINI

La politica sta spingendo per una soluzione che consenta a un’azienda strategica come Oto Melara di restare in mani “italiane e pubbliche”. (Qui le posizioni dei principali partiti, da Lega al Partito Democratico, da Forza Italia a Italia Viva fino a Coraggio Italia sulla cessione dell’ex Oto Melara).

Significative oggi le parole del governo. “C’è attenzione da parte di tutto il governo sulle scelte da compiere” per una divisione “che produce prodotti di assoluta eccellenza. Siamo impegnati sul dossier e ci stiamo confrontando con Leonardo e con altre realtà industriali italiane potenzialmente interessate. L’obiettivo è lavorare al mantenimento di un presidio nazionale a aperto alla cooperazione industriale europea”, ha detto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, a margine del Consiglio Difesa Ue, interpellato sul dossier dell’azienda Oto Melara e sulla possibilità che l’azienda sia venduta a gruppi esteri.

LA POSIZIONE DEL SOTTOSEGRETARI ALLA DIFESA MULÈ (FORZA ITALIA)

Domenica a Sky Tg24 Giorgio Mulè, sottosegretario alla Difesa in quota Forza Italia, si è espresso a favore della vendita a Fincantieri per “dare quella spinta che eviti ad un’azienda nazionale e strategica di finire in mano franco-tedesche”.

Mulè ha aggiunto che in questo modo “si può dare quella spinta che eviti ad un’azienda nazionale e strategica di finire in mano franco-tedesche stimolando nello stesso tempo la nascita di questo polo di interesse nazionale nel campo della difesa”.

RIBADITA DAL SOTTOSEGRETARIO PUCCIARELLI (LEGA)

Posizione ribadita anche dall’altro sottosegretario alla Difesa.

“Il destino di Oto Melara è il destino dell’Italia e del suo ruolo strategico a livello europeo” fa eco Stefania Pucciarelli, sottosegretario alla Difesa in quota Lega. “Occorre che l’azienda resti italiana, dando modo così a tutto il sistema Paese di guardare ai grandi programmi di Difesa europea non da cenerentola bensì da protagonista” ha concluso Pucciarelli.

LA TRATTATIVA CON KNDS

Il consorzio franco-tedesco Knds ha messo sul piatto circa 650 milioni di euro. Lo ha riportato venerdì scorso Repubblica che ha spiegato come sul piatto sia stato messo “non solo il mantenimento della piena occupazione, ma anche l’ingresso del nostro Paese nel progetto per il nuovo carro armato lanciato da Macron e Merkel”. Ovvero “l’euro-tank Mgcs, che ambisce a essere protagonista di un mercato da oltre undici miliardi di euro”. Secondo quanto risulta al quotidiano, il presidente francese Emmanuel Macron ne ha già parlato a Mario Draghi.

“All’advisor di Leonardo, Rothschild, finora è arrivata solo la proposta non vincolante dei franco-tedeschi” ha rivelato il 13 novembre Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore.

SUPERATA L’OFFERTA DI FINCANTIERI?

Nel frattempo, Repubblica ha descritto l’offerta di Knds come “più consistente” di quella di Fincantieri, e ha detto che vale fino a tre volte di più.

“Ipotesi che fonti ben informate sentite da Analisi Difesa hanno smentito”, ha scritto il direttore di Analisi Difesa, Gianandrea Gaiani.

“Knds avrebbe offerto per entrambi gli asset 650/700 milioni di euro (sulla base di un fatturato stimato per i due asset superiore a 550 milioni con una marginalità intorno al 10%, il prezzo offerto implica un multiplo oltre 10 volte, superiore a quello a cui tratta Leonardo) e Fincantieri 200 milioni in meno (450 milioni)” riporta ieri MF.

“Fincantieri, che non ha fatto commenti, avrebbe necessità di un aumento di capitale per fare un’offerta” ha sottolineato sabato il Sole 24 Ore.

ALTRI PLAYER EUROPEI INTERESSATI?

E Knds non sarebbe nemmeno l’unico player europeo interessato alla BU Sistemi di Difesa (Sdi) di Leonardo. Ci sono anche la tedesca Rheinmetall (come aveva riportato qua Start) e, in secondo piano, gli inglesi di Bae Systems, ha scritto ieri La Stampa.

SAPELLI: “DARE OTO MELARA A FINCANTIERI SIGNIFICA RAFFORZARE ENTRAMBE”

Nel frattempo, esperti del settore e analisti intervengono sul tema.

A favore della vendita a Fincantieri dell’ex Oto Melara anche lo storico ed economista Giulio Sapelli.

“Oto Melara con le attività navali di superficie e con i siluri garantisce elevata capacità di elettronica di puntamento. Darla a Fincantieri significa rafforzare entrambe”, ha spiegato oggi Sapelli a La Verità, aggiungendo che è il caso di fare il punto sugli obiettivi futuri. “Da un lato c’è l’interesse prevalente all’interno dell’Europa e quello interno alla Nato che spingono per rafforzare gruppi e consorzi Ue” rileva il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro.

“Ma l’interesse prevalente – ha osservato Sapelli – chiede al tempo stesso di rafforzare i gruppi nazionali. E in questo caso l’effetto sarebbe quello di conferire in Fincantieri tecnologia d’avanguardia che risponde anche alla necessità di rafforzare la Marina tricolore e metterla in una condizione di autonomia e di potenza a livello mediterraneo”.

AUSPICATO L’INTERVENTO DI CDP

“Se c’è un tema di fondi e di investimenti” prosegue Sapelli, “basterebbe chiamare a raccolta Cassa depositi e prestiti ed effettuare un aumento di capitale”.

“EVITARE CHE LEONARDO IMBOCCHI UNA STRADA PENALIZZANTE”

Inoltre “bisognerebbe evitare che Leonardo imbocchi una strada che possa essere penalizzante per il paese e per sé stessa” aggiunge Sapelli. “Il riferimento è all’immagine di incertezza che deriva dalle divergenze di pensiero. Una incertezza che si riflette sia sui mercati che nelle diplomazie internazionali”, rimarca Claudio Antonelli su La Verità.

“EVITARE EFFETTO BOOMERANG DA STOP CON GOLDEN POWER”

“Per non parlare dell’effetto boomerang di uno stop legato al golden power”, ha concluso Sapelli.

GAIANI: “L’ANOMALIA TUTTA ITALIANA”

Dello stesso avviso è anche Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. “La vera anomalia, tutta italiana, è che un’operazione di cessione di attività e stabilimenti che coinvolge due aziende di Stato operanti in un settore così delicato non venga gestita direttamente, preventivamente e senza troppi clamori fino alla conclusione dell’accordo dal governo che di fatto è l’azionista di maggioranza di entrambi i gruppi. Inoltre dovremmo considerare quanto meno auspicabile la volontà del governo di mantenere la proprietà italiana e pubblica degli stabilimenti e delle capacità delle due aziende. Mantenere all’interno del perimetro industriale nazionale aziende leader come Oto e Wass significa infatti salvaguardare nel tempo capacità produttive, posti di lavoro e competitività sui mercati”.

“Per queste ragioni il dibattito sull’offerta straniera e sul “chi offre di più” risulta anomalo e poteva tranquillamente venire evitato gestendo nei ministeri appropriati l’intera vicenda, garantendo gli interessi di entrambi i gruppi industriali nazionali e quindi dello Stato” sottolinea Gaiani.

“CONSENTIRE AI NOSTRI RIVALI EUROPEI DI ACQUISIRE KNOW HOE E ECCELENZE NAZIONALI”

“È infatti di tutta evidenza che cedere le ex Oto Melara e Wass ai franco-tedeschi significa consentire ai nostri rivali europei di acquisire il know-how e le eccellenze nazionali in settori strategici col rischio che entro qualche anno gli stabilimenti italiani vengano chiusi per concentrare la produzione in Francia e Germania” rimarca Gaiani.

“Per qualche centinaio di milioni vale forse la pena cedere a stranieri l’azienda leader nel mondo nei cannoni navali soprattutto ora che è stato validato il rivoluzionario munizionamento intelligente a lungo raggio Vulcano per cannoni navali da 127 mm e terrestri da 155mm? Ha forse un senso cedere ai nostri competitor un’azienda che con i suoi siluri hi-tech compete nel mondo proprio con aziende francesi e tedesche in questo mercato ad alto valore strategico?” si chiede il direttore di Analisi Difesa.

GIANSIRACUSA: “ACQUISIZIONE DELLA DIVISIONE NAZIONALE DI OTO MELARA E WASS POTENZIEREBBE FINCANTIERI”

Infine, “perché allora preferire la soluzione Fincantieri? Sicuramente, l’acquisizione della divisione navale (artiglierie e siluri) di Oto Melara/Wass da parte del gruppo triestino, potenzierebbe (e non poco) la capacità di penetrazione di Fincantieri sul mercato, dandole la possibilità di offrire un pacchetto (quasi) completo dalla piattaforma navale, alle artiglierie, alla sistemistica (anche qui Fincantieri ha acquistato imprese attive nel settore), fino ai radar” evidenzia Aurelio Giansiracusa, analista militare e promotore di Ares-Osservatorio Difesa.

“Questo passo le permetterebbe di sfidare tutti gli altri competitor con ulteriori “cartucce” da sparare, potendo offrire ai clienti soluzioni più o meno complete “chiavi in mano” con evidenti benefici, sia nei tempi e sia nei costi, per chi propone e per chi deve acquistare, con un più di un occhio anche ai contratti di manutenzione, supporto ed addestramento diventati essenziali nelle trattative.

“APERTA LA QUESTIONE DEL FUTURO DELLA DIVISIONE TERRESTRE DELL’EX OTO MELARA”

Tuttavia, “anche nell’ipotesi che Fincantieri prevalga, rimane aperta la questione del futuro della Divisione Terrestre della ex OTO Melara”, sottolinea Giansiracusa. “È evidente che mantenere lo status quo attuale, alla lunga, non porterà benefici ma solo appesantimento dei conti del gruppo. Pertanto, è auspicabile un rilancio o nell’ambito del Cio, il Consorzio formato da Iveco Defence Vehicles e dalla ex Oto Melara, con un rafforzamento nel settore armamenti di IDV, fuori dalle “mire cinesi”, ipotesi non del tutto peregrina visto che l’azienda di Bolzano si è attivata anche nel settore delle RWS o Remote Weapon Station e delle protezioni balistiche con ottimi risultati, o cercando un socio estero importante che permetta a Fincantieri di mantenere l’italianità e di ampliare le capacità di esportazione, unico modo per mantenere i conti in equilibrio” ha concluso Giansiracusa.

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