Stato di agitazione in Leonardo contro la cessione della ex Oto Melara.
Lo hanno proclamato le segreterie territoriali di Fim, Fiom e Uilm contro l’ipotesi di cessione della business unit Sistemi Difesa del gruppo ex Finmeccanica.
“La protesta è organizzata a seguito delle indiscrezioni che da qualche mese segnalano l’intenzione della società guidata da Alessandro Profumo di cedere le attività ex Oto Melara, storica azienda della Spezia. All’inizio i rumors segnalavano Fincantieri come possibile acquirente, più recentemente sono circolate voci su “realtà industriali europee”” riporta Il Secolo XIX.
Secondo il Sole 24 Ore infatti “non c’è solo la trattativa con Fincantieri, che si è fatta avanti per acquisire gli armamenti terrestri e subacquei, Oto Melara e Wass”. Quest’ultime “potrebbero però entrare in una partita più ampia, coinvolgendo anche gruppi europei, per un riassetto esteso all’elettronica della difesa”, ha evidenziato Gianni Dragoni sul Sole 24 Ore.
Tutti i dettagli sull’ex Oto Melara, che tra lavoratori diretti e dell’indotto conta più di 1500 ingressi quotidiani.
COSA FA OTO MELARA
Oggi la ex Oto Melara conta poco più di mille addetti di cui circa 900 alla Spezia e il resto a Brescia. Nel 1985 l’azienda è entrata a far parte di un consorzio paritetico con l’Iveco, formando l’attuale Cio Iveco-Oto Melara, capofila dell’industria negli armamenti terrestri.
L’unità è attiva nel campo della difesa e il suo prodotto di maggiore successo è il cannone navale da 76/62 mm venduto a 54 marine militari del mondo.
LA TRATTATIVA DI FINCANTIERI
Da quest’estate circolano rumors sulla trattativa in corso tra Fincantieri e Leonardo per una possibile acquisizione dell’unità Oto Melara.
“Dietro a una possibile operazione di questo tipo ci sarebbe la volontà di realizzare un’evidente sinergia nel settore della difesa in un territorio, la Liguria, che per Fincantieri già rappresenta da anni l’area di riferimento per il proprio business militare: il gruppo navalmeccanico, infatti, alla Spezia controlla lo stabilimento del Muggiano, a poca distanza c’è il cantiere di Riva Trigoso e a Genova ha sede la Divisione navi militari” evidenziava ad agosto il Secolo XIX.
“D’altra parte Fincantieri – ricordava il quotidiano ligure – già da tempo collabora con la ex Oto Melara: qualche anno fa è stato firmato un accordo di collaborazione nel settore delle costruzioni navali militari tra il gruppo navalmeccanico e l’allora Finmeccanica, con l’obiettivo di aumentare la competitività sui mercati nazionali ed esteri attraverso una più efficace offerta integrata dei prodotti delle due società, tra cui quelli della ex Oto Melara”.
Tuttavia, “esiste la probabilità (mai formalmente comunicata o espressa) che Fincantieri sia interessata solo alla parte navale quindi cannoni e mitragliatrici e munizionamento assieme ai siluri” ha commentato un addetto ai lavori.
Inoltre, “secondo indiscrezioni il confronto sarebbe rallentato per una differenza di 2-300 milioni tra l’offerta di Giuseppe Bono e le richieste di Alessandro Profumo” ha rivelato Il Sole 24 Ore.
NON L’UNICA…
Ma Fincantieri non sarebbe l’unica interessata alla business unit Sistemi Difesa di Leonardo.
“Oto e Wass potrebbero però entrare in una partita più ampia, coinvolgendo anche gruppi europei, per un riassetto esteso all’elettronica della difesa” sottolinea il Sole 24 Ore.
L’INTERESSE DA PARTE DELLE TEDESCHE RHEINMETALL E KMW
Secondo un addetto ai lavori al corrente del dossier, “alla parte terrestre dell’ex Oto Melara era interessata Rheinmetall”.
Il colosso della difesa tedesco si sta mostrando particolarmente attivo sul versante italiano. Il gruppo si è impegnato a identificare i requisiti operativi per il sostituto del Dardo dell’Esercito, che dovrebbe essere operativo dal 2025. Il requisito è di 400-600 veicoli nell’arco di dieci anni.
Inoltre, “le voci parlano di un interessamento anche di Krauss-Maffei Wegmann (Kmw), tedesca come Rehinmetall, che potrebbe tradursi in una JV o un acquisto. Ma su questo non esiste nulla di formale né di formalizzato”, aggiunge la fonte a Startmag.
LA POSIZIONE DEL SINDACATO
E proprio quest’ultima ipotesi di cessione all’estero ha scatenato le proteste dei sindacati.
“La cessione ad aziende europee del comparto significherebbe la perdita per il nostro Paese di un settore altamente strategico, tra i principali fornitori della Difesa”, sostengono Fim, Fiom e Uilm. “Le aziende estere, operando solamente nel settore terrestre, prefigurerebbero uno scenario di forte incertezza sul futuro della business unit. Questa comprende anche i settori navale, subacqueo e munizionamento e gli stabilimenti di Brescia, Livorno e Pozzuoli oltre a quello della Spezia”.
CONTRARI ALLO SPACCHETTAMENTO DELLE ATTIVITÀ
“Non vorremmo che una possibile acquisizione comporti lo spacchettamento delle attività con un conseguente danno irreversibile per la nostra azienda” sottolineano le segreterie territoriali Fim, Fiom e Uilm.
Infine, i sindacati “ritengono imprescindibile il mantenimento in continuità dei quattro siti, dei relativi livelli occupazionali e delle attività presenti”-