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Micron

Microchip, perché Micron e Samsung scelgono il Giappone

Il Giappone darà sussidi a Micron (statunitense) e a Samsung (sudcoreana) per delle fabbriche di microchip. Tutti i dettagli.

L’azienda statunitense di microchip Micron Technology ha annunciato un investimento da 3,7 miliardi di dollari in Giappone.

MICRON PORTA L’EUV IN GIAPPONE

La società, con il supporto economico del governo giapponese da 1,5 miliardi, intende dotarsi di macchinari per la litografia ultravioletta estrema, o EUV (una tecnologia di chipmaking solitamente associata alla nederlandese ASML), con i quali produrre chip 1-gamma. A loro volta, questi semiconduttori serviranno a realizzare dispositivi complessi, come quelli per l’elaborazione delle immagini.

Micron ha detto di essere la prima azienda a portare la tecnologia EUV in Giappone. Conta di avviare la manifattura di microchip 1-gamma nel paese e a Taiwan nel 2025.

L’anno scorso la società, specializzata nei chip di memoria, ha dato inizio alla produzione di massa dei suoi chip DRAM (perdono la memoria in mancanza di alimentazione) 1-beta alla fabbrica di Hiroshima.

NON SOLO MICRON: IL GIAPPONE SUSSIDIA ANCHE SAMSUNG

Il Giappone ha messo a punto una strategia industriale, fatta anche di incentivi alle imprese, per tornare a essere una nazione influente nell’industria dei microchip: negli anni Ottanta la sua quota di mercato si aggirava sul 50 per cento del totale mondiale, mentre oggi è di appena il 10 per cento circa.

– Leggi anche: Chip, tutte le mosse del Giappone per riportare la manifattura a casa

Oltre all’americana Micron, e prima ancora alla taiwanese TSMC e alla giapponese Rapidus, il governo giapponese darà sussidi anche alla sudcoreana Samsung Electronics (110 milioni di dollari) per una fabbrica di chip nelle vicinanze di Tokyo, stando a una fonte di Reuters. Pare infatti che la società costruirà lo stabilimento – che conterrà la sua prima linea di confezionamento di semiconduttori in territorio giapponese – vicino al centro di ricerca e sviluppo di Yokohama.

La fabbrica avrà un costo stimato sui 40 miliardi di yen; i sussidi governativi copriranno un terzo delle spese.

IL GIAPPONE SI ALLINEA AGLI STATI UNITI

L’investimento di Samsung potrebbe essere stato favorito dalla recente distensione dei rapporti tra Giappone e Corea del sud (le ostilità riguardano i tempi della dominazione giapponese, dal 1910 al 1945), incoraggiata a sua volta dagli Stati Uniti, che vorrebbe più cooperazione tra gli alleati nel contrasto delle ambizioni tecnologiche della Cina.

A questo proposito, a fine marzo il Giappone ha annunciato limitazioni alle esportazioni in Cina (non ha menzionato direttamente il paese, però) di alcune tipologie di macchinari per la produzione di semiconduttori, allineandosi alla politica di controllo del commercio di tecnologie avanzate già implementata mesi prima dall’America.

Nel concreto, a partire da luglio Tokyo applicherà dei controlli alle esportazioni di sei categorie di apparecchi utilizzati per la manifattura di chip. La normativa riguarderà una decina di aziende del settore come Tokyo Electron, Nikon, Advantest e Screen Holdings.

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