Anche se non abbiamo numeri ufficiali, senza troppe sorprese il Meta Quest 3 si starebbe rivelando un vero e proprio flop. Non che la notizia sia inattesa, visto che è ben noto che il metaverso si sia rivelato finora un investimento disastroso, con tantissime multinazionali in fuga da quelle lande virtuali. Solo Meta (e forse Apple), appunto, continua a insisterci. Probabilmente non può fare altrimenti dato che Mark Zuckerberg ha creduto così tanto nell’operazione da aver rinominato il Gruppo in modo affine.
IL META QUEST 3 È UN FLOP?
Anche se Meta prova in tutti i modi a negare e a rilanciarlo, il Metaverso resta un luogo virtuale di desolazione reale. Lo confermerebbero i dati portati alla luce dall’analista di TF International Securities, Ming-Chi Kuo, secondo cui i rifornimenti del Meta Quest 3, periferica da 550 euro che costituisce di fatto la chiave per accedere agli infiniti universi virtuali in cui giocare, lavorare e informarsi, sarebbero già stati tagliati dell’80%.
I LICENZIAMENTI SONO DOVUTI ALL’INCIAMPO SUL METAVERSO?
L’analista cinese, da tempo attivo sul dossier, sostiene che la domanda sarebbe risultata inferiore di 5 milioni di unità rispetto alle stime della compagnia, tanto da aver portato a dei licenziamenti all’interno della divisione Reality Labs.
Parte dei 4.000 licenziamenti annunciati recentemente da Meta potrebbero essere collegati proprio ai mancati introiti di Meta Quest 3, che è un gioiellino hi-tech, dunque nemmeno economico da produrre per il Gruppo.
In più, non sembra un caso che tra le divisioni più colpite figuri proprio Reality Labs, che si occupa delle tecnologie VR della compagnia. Per Kuo, Meta avrebbe tagliato le stime dei rifornimenti per il Q4 2023 del 5-10%, mentre per il Q1 2024 del 70-80%.
UN 2023 DA RECORD
Nonostante le forti spese di Meta sul Metaverso, i conti per Meta continuano a volare ben oltre le attese: nel terzo trimestre del 2023 il fatturato è cresciuto del 23%, mettendo a segno l’accelerazione più forte dal 2021 e raggiungendo i 34,15 miliardi di dollari.
Superate anche le previsioni che volevano la creatura di Menlo Park ferma a 33,56 miliardi. I profitti si sono gonfiati del 164% a 11,54 miliardi e gli utili per azione sono stati di 4,39 dollari contro i 3,63 attesi. A cosa si deve tutto questo? Alla raccolta pubblicitaria digitale.
CHI FUGGE DAL METAVERSO
La prima a sentire puzza di bruciato è stata Microsoft che oltre ad aver licenziato 11mila dipendenti lo scorso 10 marzo ha chiuso anche AltspaceVR, la piattaforma di realtà virtuale sociale che ha acquisito nel 2017 e che si occupa appunto di sviluppare soluzioni in tal senso ospitando eventi e spazi sociali a cui le persone possono partecipare liberamente.
Anche i visori Sony rischiano di far perdere una gran quantità di denaro alla multinazionale nipponica dei videogame, lasciando il pubblico indifferente. E dire che Sony, come da consuetudine, ci ha investito su parecchio, facendo dei suoi visori i primi prodotti consumer a offrire il tracciamento oculare in grado di immergere i gamer in una realtà virtuale di qualità senza Pc dalla risoluzione 4K di 2000×2040 per occhio superiore a Meta Quest 2.
Non a poco prezzo: a sette anni dal lancio del primo, per portarsi a casa Playstation Vr2 uscito lo scorso 22 febbraio occorre lasciare sul banco del negoziante qualcosa come 599 euro, ovvero l’equivalente di una console. Che naturalmente serve e costa anch’essa più o meno la stessa cifra. Se poi vogliamo provarli con un gioco, bisogna spendere 649 euro nel caso del bundle con Horizon Call of the Mountain. E se non si ha la PlayStation 5, altri 549 euro per la versione Standard o 449 in versione Digital. Insomma, il pacchetto tutto compreso supera i mille euro.
L’ultima a uscire dalle porte di servizio del metaverso è Disney alle prese con una dieta ferrea per rientrare nei conti. Il Gruppo, secondo quanto hanno riferito fonti vicine al dossier al Wall Street Journal, ha già eliminato la divisione che sviluppava il metaverso diretta da Mike White.
Tutti i 50 membri del team hanno perso il lavoro a esclusione di White che rimarrà in azienda, ovviamente con un altro ruolo, non esistendo più la squa squadra. Sulla carta, il metaverso Disney aveva tutte le carte in regola per sfondare, potendo creare un mondo virtuale in cui fondere le innumerevoli proprietà intellettuali del Gruppo, da Aladdin al Re Leone, passando per topi, papere e quant’altro.