Soltanto lo scorso anno il metaverso era descritto dai sedicenti guru d’epoca moderna come la più dirompente delle tecnologie in arrivo, capace di far compiere all’umanità un balzo simile a quello di Internet per tutti, se non superiore. Una pubblicità di Meta, il gruppo di di Mark Zuckerberg (che sul metaverso ha scommesso davvero tutto, tanto da attuare un rebranding ad hoc, ma i risultati finora sono stati scarsisissimi) illustrava le potenzialità, dicendo che grazie a questo strumento immersivo, capace cioè di immergerci nella realtà virtuale, avremmo studiato e lavorato in modo diverso. Noi qui su Start abbiamo sempre raccontato una versione dei fatti che fosse il più possibile sorda ai sensazionalismi: perché, a conti fatti, oggi il metaverso è solo una brutta copia di un videogioco in cui fare ben poco. Che richiede l’acquisto di costosissimi visori per poterci entrare. E infatti non sfonda. La sola che ci crede ancora è Apple, che col suo chiacchieratissimo super visore potrebbe persino essere chiamata a salvare l’intero metaverso. Ma andiamo con ordine.
CHI FUGGE DAL METAVERSO
La prima a sentire puzza di bruciato è stata Microsoft che oltre ad aver licenziato 11mila dipendenti lo scorso 10 marzo ha chiuso anche AltspaceVR, la piattaforma di realtà virtuale sociale che ha acquisito nel 2017 e che si occupa appunto di sviluppare soluzioni in tal senso ospitando eventi e spazi sociali a cui le persone possono partecipare liberamente.
Anche i visori Sony rischiano di far perdere una gran quantità di denaro alla multinazionale nipponica dei videogame, lasciando il pubblico indifferente. E dire che Sony, come da consuetudine, ci ha investito su parecchio, facendo dei suoi visori i primi prodotti consumer a offrire il tracciamento oculare in grado di immergere i gamer in una realtà virtuale di qualità senza Pc dalla risoluzione 4K di 2000×2040 per occhio superiore a Meta Quest 2.
Non a poco prezzo: a sette anni dal lancio del primo, per portarsi a casa Playstation Vr2 uscito lo scorso 22 febbraio occorre lasciare sul banco del negoziante qualcosa come 599 euro, ovvero l’equivalente di una console. Che naturalmente serve e costa anch’essa più o meno la stessa cifra. Se poi vogliamo provarli con un gioco, bisogna spendere 649 euro nel caso del bundle con Horizon Call of the Mountain. E se non si ha la PlayStation 5, altri 549 euro per la versione Standard o 449 in versione Digital. Insomma, il pacchetto tutto compreso supera i mille euro.
L’esperienza li vale tutti, sia chiaro e i competitor “non ludici” di Microsoft e Apple si aggirano attorno ai 3mila euro (per la verità, per ciò che concerne il device di Cupertino sono solo indiscrezioni). La stessa Sony, vista la crisi dei chip, con ogni probabilità li produce in perdita, al di sotto del valore di mercato. Ma non decollano. Nonostante le ottime recensioni ricevute dalla stampa specializzata e l’intensa campagna marketing, secondo l’azienda di marketing intelligence International Data Corporation (IDC), Sony avrebbe chiuso il mese di marzo piazzando appena 270.000 visori, vale a dire il 14% delle unità complessive in produzione per il lancio.
Nella finestra del lancio i giapponesi si immaginavano di piazzare due milioni di copie mentre a stento raggiungono le 300mila unità. Gli azionisti naturalmente ne chiederanno conto alla prima occasione. Anche perché difficilmente l’azienda andrà incontro a price-cut, avendo aumentato la scorsa estate il prezzo di PlayStation 5. Tuttavia secondo Francisco Jeronimo, VP di IDC, un “taglio del prezzo potrebbe essere necessario per evitare un completo disastro”.
Non a caso dalle parti di Menlo Park per rilanciare Horizon Worlds, il metaverso del Gruppo Meta, si pensa proprio a emanciparlo dai visori VR. La compagnia di Zuckerberg vuole riuscire ad accumulare almeno 75 milioni di utenti tra Facebook, Instagram e VR. Il primo obiettivo da raggiungere sono i 500.000 utenti attivi mensili nella prima metà del 2023. Attualmente il numero è inferiore a 200.000. Ma il principale problema è il “retention rate”. Deve naturalmente crescere il numero di affezionati: al momento come si anticipava solo l’11% degli utenti ritorna in Horizon Worlds il mese successivo: la meta per quest’anno è raggiungere il 20%.
L’ultima a uscire dalle porte di servizio del metaverso è Disney alle prese con una dieta ferrea per rientrare nei conti. Il Gruppo, secondo quanto hanno riferito fonti vicine al dossier al Wall Street Journal, ha già eliminato la divisione che sviluppava il metaverso diretta da Mike White.
Tutti i 50 membri del team hanno perso il lavoro a esclusione di White che rimarrà in azienda, ovviamente con un altro ruolo, non esistendo più la squa squadra. Sulla carta, il metaverso Disney aveva tutte le carte in regola per sfondare, potendo creare un mondo virtuale in cui fondere le innumerevoli proprietà intellettuali del Gruppo, da Aladdin al Re Leone, passando per topi, papere e quant’altro.
GOOGLE NON È PIU’ UN PROBLEMA
Insomma, il visore per il metaverso di Apple nasce sotto un cielo nuvoloso, che ha appena visto spirare l’invenzione analoga di Google. Oppure, a leggerla a rovescio, nasce sotto una buona stella, dato che i Google Glass si sono appena fatti fuori da soli. Si erano fatti fuori da parecchio tempo, in realtà, dato che pur di mantenere il progetto in piedi il colosso del Web li aveva via via settorializzati, destinandoli alle sole aziende.
Riuscire dove persino Google ha fallito? Una sfida non da poco. Si spiega così probabilmente l’inquietudine che il New York Times è riuscito a percepire nel quartier generale Apple, sentendo ben otto persone che hanno avuto a che fare a vario titolo col dossier del vociferato visore misto VR/AR. Tutti ne parlano, il mantra è sempre che debba essere annunciato a breve da Apple, ma intanto non se ne sa ancora nulla.
IL VISORE SALVERÀ IL METAVERSO O INGUAIERÀ APPLE?
Se Mountain View ‘piange’, Cupertino non ride, almeno secondo la testata newyorkese che riferisce che i dipendenti sarebbero preoccupati per il destino del dispositivo, temendo possa essere un flop. E magari determinare quell’emorragia di licenziamenti che tutti temono, considerato che di fatto mentre Amazon e Alphabet da sole licenziavano negli ultimi mesi qualcosa come 30mila persone, Cupertino è stata di fatto l’unica a non aver mandato via praticamente nessuno. Ma sarà lo stesso anche col flop degli occhiali VR/AR?
Ma torniamo alle preoccupazioni sul progetto super segreto. Se c’è qualcosa di vero tra le tante voci che si sono diffuse sul visore Apple, potrebbe essere quella riguardante un prezzo ben poco popolare, forse persino attorno ai 3mila dollari. Un prezzo di tutto rispetto ma non eccezionale nel settore se si considera che Microsoft propone il suo HoloLens 2 a 3.500 dollari.
COSA SAPPIAMO SUL VISORE APPLE
Le speranze per il metaverso sembrano quindi legate alla duplice scommessa di Apple, che in merito ha deciso di perseverare nonostante gli altri player in fuga. E a dispetto delle voci raccolte dal NY Times avrebbe fatto bene, almeno secondo il Wall Street Journal che ha avuto modo di parlare con esperti di Apple ed ex dipendenti che hanno lavorato sul progetto.
È così uscito fuori che saremmo di fronte al prodotto «più anti-convenzionale» mai pensato dalla multinazionale di Tim Cook. Non sono disponibili immagini ufficiali, ma secondo alcuni rumor potremmo saperne nelle prossime settimane. Non dovrebbe essere un device disponibile su larga scala: il visore debutterà in una modalità ancora sperimentale e, visto il prezzo, Cupertino intenderebbe procedere coi piedi di piombo, selezionando i Paesi e dosando la somministrazione. Insomma, meglio lunghe liste d’attesa che confezioni che si impolverano sugli scaffali e che intasano i magazzini.
Altre voci dicono che l’headset a realtà virtuale di Apple sarebbe dotato di 12 fotocamere per il tracking e la cattura video da fuori il visore, così da permettere applicazioni AR piuttosto avanzate. All’interno dovrebbe trovarsi anche un sistema di tracciamento degli occhi per aiutare a ridurre il carico di rendering nelle zone degli schermi che non vengono messe a fuoco: la tecnologia insomma saprebbe dove stiamo guardando e si concentra esclusivamente su quei punti, downgradando il dettaglio delle zone periferiche.
Dal punto di vista della potenza computazionale e della resa grafica, le voci parlano di caratteristiche in grado di superare ampiamente la concorrenza in ambito AR e VR. Il super visore di Apple per salvare il metaverso dalla chiusura anticipata si focalizzerebbe sulla comunicazione, l’intrattenimento e anche il gaming. Sembra inoltre che sfrutterà una versione appositamente studiata del software di editing Final Cut Pro per registrare e montare video studiati per questo tipo di fruizione.
Sempre voci raccolte negli ultimi mesi parlano anche d sensori LiDAR in grado di misurare precisamente le distanze di oggetti visualizzati in AR. Effettivamente, se il device di Apple avrà un simile bagaglio tecnologico, si capisce come mai l’autonomia, sempre secondo rumors, si aggirerebbe solo sulle 2 ore e avremmo la conferma sul fatto che potrebbe davvero costare tremila dollari ( o più, visti i listini dell’azienda di Cupertino).
Pensato per arricchire l’esperienza nel metaverso e, al contempo, rendere finalmente il metaverso qualcosa di realmente distinguibile dall’internet tradizionale, il visore di Apple rischia così di essere appetibile per una platea troppo ristretta. Secondo alcune voci di corridoio, la presentazione ufficiale del visore potrebbe avvenire durante la WWDC 2023 la cui data, secondo alcuni, sarebbe fissata per il 5 giugno 2023. Perciò tra poche settimane sapremo finalmente tutto anche se ci vorrà qualche mese per scoprire se Apple ci ha visto giusto o meno.