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Chip, Intel investe in Vietnam e rinuncia a Germania e Italia?

Intel pensa di investire 1 miliardo di dollari in Vietnam, dove già possiede una fabbrica di confezionamento di microchip. Intanto, l'azienda americana chiede (molti) più aiuti pubblici alla Germania. I piani per l'Italia sono a rischio?

Intel, società statunitense che produce semiconduttori e altri circuiti integrati, sta valutando un aumento “significativo” – così lo definisce Reuters, che ha dato la notizia in esclusiva – dei suoi investimenti in Vietnam nella manifattura di microchip.

Intel ha già speso 1,5 miliardi di dollari per un impianto di collaudo (testing) e confezionamento (packaging) di chip in Vietnam. Adesso però, stando alle due fonti dell’agenzia, potrebbe investire un altro miliardo, o forse di più.

LA NUOVA CENTRALITÀ DEL SUD-EST ASIATICO

La scelta del Vietnam non è tuttavia definitiva: la società sta valutando anche Singapore e la Malaysia, dove a fine 2021 aveva annunciato un investimento da oltre 7 miliardi per una fabbrica di testing packaging di microchip: sarà operativa, si stima, nel 2024.

A prescindere dal paese che alla fine verrà selezionato, la notizia racconta comunque la crescita della rilevanza del Sud-est asiatico come polo manifatturiero in un momento di riorganizzazione delle filiere internazionali: il processo, spinto soprattutto dagli Stati Uniti, è finalizzato alla riduzione della dipendenza dalla Cina per la componentistica tecnologica.

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COSA FA INTEL IN VIETNAM

Intel possiede una fabbrica di testing packaging di microchip in Vietnam, a Ho Chi Minh, la città più popolosa del paese, posizionata a sud. L’impianto ha finora ricevuto investimenti per 1,5 miliardi di dollari circa.

La società già possiede del terreno aggiuntivo nel sito dello stabilimento, e se – stando alle fonti di Reuters – dovesse decidere di espanderlo, potrebbe meglio gestire gli eventuali intoppi nelle forniture di semiconduttori. A frenare Intel è però il governo degli Stati Uniti, che sta cercando di convincere le aziende americane ad aumentare la produzione di chip sul territorio nazionale.

– Leggi anche: Chip, tutti gli interessi di Biden e Cook (Apple) nelle fabbriche della taiwanese Tsmc

Anche il Vietnam, però, sta lavorando per attirare gli investimenti esteri nel proprio settore dei semiconduttori; e proprio il segmento dell’assemblaggio dei componenti pare essere quello a più rapida crescita.

Una fonte industriale statunitense ha spiegato a Reuters che il Vietnam farebbe bene a puntare sulla fase di assemblaggio, in modo da contribuire a diluire l’eccessiva concentrazione di capacità produttiva a Taiwan e – per i chip meno sofisticati – in Cina.

LE MOSSE DI SAMSUNG

Anche la sudcoreana Samsung, un altro nome importante nel mercato della componentistica elettronica, possiede un impianto di confezionamento di semiconduttori in Vietnam, e l’anno scorso ha aperto anche una struttura di ricerca ad Hanoi. Il paese potrebbe diventare un polo importante anche nella fase di progettazione (design) dei microchip, che rispetto a quelle di manifattura vere e proprie richiede meno capitali ma più lavoratori altamente qualificati.

INTEL FA MARCIA INDIETRO IN GERMANIA?

Mentre valuta l’espansione nel Sud-est asiatico, Intel ripensa ai suoi piani per l’Europa. Mercoledì il quotidiano tedesco Handelsblatt ha rivelato che la società ha chiesto alle autorità della Germania almeno 10 miliardi di euro di sussidi pubblici per la costruzione della prevista fabbrica di semiconduttori a Magdeburgo: i fondi già approvati sono molti di meno, 6,8 miliardi.

Il ripensamento sarebbe dovuto agli alti prezzi dell’energia in Europa e al rincaro delle materie prime, che hanno stravolto i calcoli della società e fatto salire i costi di investimento.

I PIANI DI INTEL IN ITALIA SONO A RISCHIO?

Non è chiaro cosa succederà. Intel aveva detto di stare monitorando la situazione e che calibrerà gli investimenti a seconda dell’andamento del mercato.

Considerato che quello di Magdeburgo dovrebbe essere un impianto manifatturiero, l’eventuale marcia indietro di Intel potrebbe mettere a rischio i piani della società per l’Italia, dove pensa di aprire un impianto di collaudo e confezionamento (l’ultima fase della filiera dei chip) a Vigasio, in Veneto. L’investimento ha un valore stimato in 4,5 miliardi di euro, che il governo potrebbe coprire con fondi pubblici fino al 40 per cento della somma totale.

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