Intel, una delle più grandi aziende produttrici di microchip al mondo, con sede negli Stati Uniti, sembra aver rinunciato a investire in Italia. “In questo momento non c’è nulla (nessun progetto, ndr) attivo” sul territorio italiano; “siamo focalizzati sugli stabilimenti in Germania e Polonia”, ha dichiarato l’amministratore delegato Pat Gelsinger, ripreso da Repubblica.
La società non ha archiviato ufficialmente il progetto di una fabbrica di confezionamento di semiconduttori a Vigasio, in Veneto, ma lo ha allontanato ulteriormente. Considerato però che le trattative tra Intel e il governo per l’assegnazione di aiuti pubblici erano state avviate sotto l’esecutivo di Mario Draghi, e che ormai da molto tempo non si hanno novità, appare sempre più improbabile che il sito venga realizzato.
COSA SAPPIAMO DEL PROGETTO DI INTEL PER L’ITALIA
L’eventuale fabbrica di Intel a Vigasio dovrebbe essere uno stabilimento tecnologicamente avanzato di confezionamento (o packaging) di chip, l’ultimo anello della filiera che porta al prodotto finito.
L’investimento doveva ammontare a 4,5 miliardi di euro e creare 1500 posti di lavoro diretti, più altri 3500 indiretti. Il governo Draghi stava valutando di fornire un sussidio pari al 40 per cento della somma totale, in linea con i progetti che rientrano nel Chips Act, il piano dell’Unione europea per stimolare la manifattura di semiconduttori.
Nel gennaio 2023 Gelsinger fece sapere di aver parlato telefonicamente del progetto con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Da lì, più nulla o quasi.
Il timore, dunque, è che la fabbrica di Vigasio non verrà mai realizzata, anche perché nei mesi scorsi Intel ha annunciato investimenti multimiliardari nella produzione di microchip in Germania (30 miliardi di dollari), Polonia (4,6 miliardi) e Israele (25 miliardi).
In teoria, però, non c’è concorrenza bensì complementarità tra l’eventuale impianto italiano e quelli tedesco e polacco: la fabbrica tedesca sarà dedicata alla manifattura di wafer; quella polacca all’assemblaggio e al collaudo di semiconduttori; quella italiana al confezionamento.
Intel vuole infatti dotarsi di una filiera dei semiconduttori sparsa su più paesi nel continente europeo, dove ha intenzione di spendere 80 miliardi nel giro di un decennio. Vigasio, peraltro, era stata preferita ad altre località in Italia proprio per la sua buona connessione stradale con Magdeburgo, dove verrà costruita la fabbrica tedesca.
QUAL È IL PIANO DEL GOVERNO MELONI SUI MICROCHIP?
Secondo il Corriere della Sera, il governo Meloni “non sembra intenzionato a entrare [nella] gara” di attrazione delle grosse aziende straniere con gli altri paesi d’Europa e del mondo, “preferendo piuttosto destinare le risorse alla filiera europea e nazionale dei chip che ha come capofila STM e Technoprobe”.
Lo scorso novembre i ministri Adolfo Urso (Imprese), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Anna Maria Bernini (Università) hanno presentato a Pavia il nuovo Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore, abbreviato in Fondazione Chips.IT.
Il centro si occuperà principalmente della progettazione dei microchip, ovvero l’anello iniziale della supply chain: una finalità molto ambiziosa, non pareggiata però da un budget sostanzioso (appena 185 milioni di euro, non sufficienti all’acquisto nemmeno di un singolo macchinario avanzato).
La Fondazione Chips.IT pare essere l’ultima evoluzione di quel fondo nazionale per la microelettronica da 4,1 miliardi approntato dal governo Draghi, che l’attuale esecutivo ha ridotto a 3,3 miliardi, come spiegava Cesare Alemanni nella newsletter Appunti di Stefano Feltri.
Nelle intenzioni, la Fondazione svolgerà un ruolo di coordinamento delle attività di ricerca e progettazione di questi componenti con soggetti sia pubblici che privati: tra le aziende partecipanti c’è anche Intel.