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Semiconduttori, tutto sulla nuova Fondazione Chips.It di Pavia

Ecco obiettivi, contesto e aziende partecipanti alla Fondazione Chips.It di Pavia, il nuovo centro italiano per il design di semiconduttori.

Venerdì scorso è stato presentato a Pavia il nuovo Centro italiano per il design dei circuiti integrati a semiconduttore, abbreviato in Fondazione Chips.IT, che il governo ha definito “un tassello fondamentale della nuova strategia italiana per la microelettronica”. All’evento di presentazione erano presenti i ministri Adolfo Urso (Imprese), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Anna Maria Bernini (Università).

COSA FARÀ LA FONDAZIONE CHIPS.IT

La Fondazione Chips.IT si occuperà principalmente della progettazione – o design – dei microchip, ovvero l’anello iniziale della catena del valore di questi dispositivi, che prevede anche la loro manifattura, il confezionamento e il collaudo.

Il centro svolgerà un ruolo di coordinamento delle attività di ricerca e progettazione di microchip con soggetti sia pubblici che privati, mettendolo loro a disposizione “attrezzature e software di ultima generazione”. La Fondazione Chips.IT vuole inoltre essere un Competence Centre, cioè un centro di formazione per le nuove generazioni di lavoratori nel settore.

LE PAROLE DI URSO

Il ministro Urso ha definito la nascita della Fondazione Chips.IT “una tappa fondamentale in una più ampia strategia nazionale nel settore dei semiconduttori, strategico per l’economia italiana sia in chiave nazionale sia in chiave geopolitica”: i microchip sono componenti cruciali per molti settori – dall’automotive all’intelligenza artificiale alla difesa – ma la loro produzione si concentra in Asia, mentre le tecnologie di design sono principalmente statunitensi.

“Vogliamo supportare le imprese italiane e attrarre investimenti dall’estero nel nostro paese, che sta realizzando sempre più un importante ecosistema nel comparto”, ha aggiunto Urso. Il governo vorrebbe stimolare lo sviluppo di una filiera italiana dei semiconduttori attraverso un Chips Act sul modello di quello europeo. Ad esempio STMicroelectronics (un’azienda italo-francese di elettronica partecipata dal ministero dell’Economia) investirà 730 milioni di euro a Catania, supportata da un contributo pubblico di 292 milioni.

PERCHÉ A PAVIA

La scelta di Pavia come sede della fondazione è dunque legata alla presenza di un’importante università – l’Università di Pavia, appunto -, che nel maggio 2022 aveva annunciato la creazione di un Distretto di microelettronica. Ovvero di un partenariato tra l’istituto e dodici aziende di componentistica elettronica presenti nella provincia pavese e nella zona sud di Milano: Allegro Microsystems, ams-OSRAM, Analog Devices, ASR Microelectronics, Huawei Technologies, Infineon Technologies, Invensense, INVENTVM Semiconductors, Marvell, Photeon Technologies, Synopsys, STMicroelectronics.

“Le aziende del territorio”, spiegava l’Università di Pavia in un comunicato, “impiegano oltre 500 ingegneri fortemente specializzati, di cui il 25% con dottorato di ricerca. Circa il 40% degli ingegneri occupati ha ottenuto la laurea e/o il dottorato di ricerca presso l’Università di Pavia. Le aziende estere con sede in Italia sono in buona parte il risultato di iniziative imprenditoriali di studenti formati all’Università di Pavia. L’interazione tra Università e aziende è forte, unica nel suo genere sul panorama nazionale ed europeo”.

Il Distretto di microelettronica è gestito da un comitato di coordinamento composto da un rappresentante per ciascuna azienda partner. Il rappresentante dell’Università di Pavia è il professor Andrea Mazzanti.

LE AZIENDE CHE PARTECIPANO ALLA FONDAZIONE CHIPS.IT

Tra le aziende che, ad oggi, hanno fatto sapere di essere interessate a partecipare alle attività della Fondazione Chips.IT ci sono Analog Devices, Infineon, Intel, Inventvm, NXP, PSMC, SONY e STMicroelectronics.

MANCA HUAWEI?

Notevole come nella lista – forse non integrale – fornita dal ministero delle Imprese non compaia la società cinese Huawei, verso la quale diversi stati europei hanno imposto restrizioni sulle apparecchiature per le reti 5G. Queste restrizioni sono motivate da timori di sicurezza per i presunti legami di Huawei con le forze armate di Pechino.

L’Italia non ha esplicitamente messo al bando la componentistica di Huawei, ma nel 2020 ha impedito all’operatore di telefonia Fastweb di firmare un accordo con Huawei per la fornitura di apparecchi per la rete 5G.

Huawei aveva aderito al Distretto di microelettronica dell’Università di Pavia.

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