Due miliardi dagli Stati Uniti alla Polonia per l’acquisizione di articoli e servizi di difesa made in Usa.
Washington fornirà a Varsavia un prestito di 2 miliardi di dollari per l’acquisto di armi: aerei da combattimento F-35, sistemi missilistici antiaerei Patriot e carri armati Abrams. Lo ha reso noto in un comunicato il Dipartimento di Stato Usa.
“La Polonia è un fedele alleato degli Stati Uniti e questo accordo rafforzerà ulteriormente il fianco orientale della Nato. La Polonia sta intraprendendo un importante programma di modernizzazione militare, compresi gli acquisti di equipaggiamenti di difesa statunitensi come jet F-35, sistemi missilistici Patriot e carri armati da combattimento Abrams”, si legge nella nota.
Il prestito fa parte del programma di Foreign Military Financing (FMF) previsto dagli Stati Uniti e in questo caso punta a sostenere la Polonia per acquistare nuovi armi.
Non è la prima volta che Washington ricorre a questo programma.
Come spiega a Startmag Alessandro Marrone, responsabile del Programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali (Iai), “gli Stati Uniti già avevano utilizzato questo Foreign Military Financing, FMF, l’anno scorso a settembre sempre con la Polonia e avevano prestato altri 2 miliardi di dollari. Questo è un meccanismo che in teoria è aperto anche altri paesi e probabilmente anche altri paesi stanno considerando questa opzione”.
Tutti i dettagli.
LE AMBIZIONI POLACCHE
Quel che è certo è che Varsavia è andata molto più avanti.
“Basti pensare che in Italia non riusciamo a superare l’1,5%, la Polonia è al 4% e l’anno scorso era già al 3% e quindi questo vuol dire molti investimenti, ma l’ambizione è ancora superiore perché la Polonia vuole il più possibile armarsi per essere in grado di fronteggiare l’invasione russa nella Nato ma anche con un limitato sopporto dagli alleati Nato nell’ipotesi peggiore”, sottolinea l’esperto dello Iai in una conversazione con Startmag.
LA STRATEGIA USA
Dall’altra parte, “gli Stati Uniti hanno un duplice interesse”.
“Primo di tipo politico — illustra Alessandro Marrone — una Polonia più armata dissuade un attacco russo e quindi previene un impegno americano nella difesa del fianco orientale. Difatti l’investimento nel rafforzare le forze armate polacche è un investimento che riduce il rischio di un coinvolgimento diretto delle forze armate americane. Quindi è win-win”.
UN ACCORDO WIN-WIN
“E poi – aggiunge Marrone – dal momento che questo investimento è condizionato all’acquisizione di equipaggiamenti americani, è come se gli Stati Uniti, prestando questi 2 miliardi adesso e 2 miliardi l’anno scorso, possano dire che c’è un ritorno di 4 miliardi per le imprese della difesa americane che comunque poi saranno sul budget polacco. Quindi sono 4 miliardi di commesse per le imprese americane che la Polonia potrà ripagare perché un bilancio di peso al 4% del Pil potrà ripagare l’industria di difesa americana e l’economia americana”.
TEMPI STRETTI
“L’accelerazione- sottolinea Marrone – è dovuta anche al fatto che ci sono tutte le condizioni in Polonia e negli Stati Uniti e c’è un buon allineamento tra la presidenza Biden e la Polonia. La Polonia sia in precedenza, sia dopo le elezioni con il premier Donald Tusk e c’è una fretta, secondo me, di siglare accordi nero su bianco che poi saranno attuati prima dell’incertezza delle elezioni americane, dell’eventuale e probabile passaggio di consegne verso una presidenza da Trump e quello che comporterà”.
COLPO ALLA DIFESA COMUNE?
E cosa ne è dell’europea Varsavia nei progetti Ue per la difesa comune? Nei giorni scorsi un articolo del quotidiano La Verità sosteneva la tesi secondo cui i miliardi Usa alla Polonia sono “un colpo alla difesa comune” dal momento che, come spiegato prima, Varsavia investirà in armi esclusivamente americane.
“Dobbiamo tenere presente che per la Polonia, i paesi baltici, ma anche la Scandinavia, la Romania, la minaccia russa non è remota, è alle porte, cioè è urgente, è drammatica”, fa presente l’esperto dello Iai ricordando che “la Polonia ospita più di un milione di rifugiati ucraini, pertanto la percezione della minaccia è acuta”.
LA CORSA ALLE ARMI DI VARSAVIA E NON SOLO
Quindi per Varsavia – e lo dicono i vertici militari, diplomatici, gli esperti di politica – c’è un’urgenza di armarsi, evidenzia Marrone. “Se le industrie europee accelerano la produzione, se i programmi cooperativi cofinanziati dall’Ue ci mettessero mesi e non anni per attivarsi, non penso che un premier tra l’altro come Tusk che è stato Presidente del Consiglio Europeo anni fa sia ideologicamente contrario, anzi”, osserva l’esperto.
“Ma dato che i tempi della difesa europea si misurano in lustri, non dico in decenni ma in quinquenni, mentre i tempi della difesa polacca si misurano in mesi, perché se l’anno prossimo gli Stati Uniti dovessero tagliare i sussidi militari all’Ucraina e se gli europei non compensassero questo vuoto americano, nel giro di pochi anni, tolto il supporto americano, le truppe russe potrebbero sfondare la linea dei fronti all’Ucraina. E lì nessuno sa cosa succederebbe poi ai confini con i Paesi Baltici e con la Polonia. Quindi, la Polonia, e non solo, ha un legittimo interesse di sicurezza nazionale. A livello nazionale, quindi con investimenti nelle proprie forze armate, acquisendo gli equipaggiamenti militari più rapidamente possibile”, puntualizza Alessandro Marrone.
QUESTIONE DI PERCEZIONE DELLA MINACCIA RUSSA DIVERSA
Ci sono poi paesi europei come l’Italia, la Francia e la Spagna che hanno percezione diversa della minaccia.
Secondo Marrone, quest’ultimi “possono ragionare su acquisizioni che impiegano più tempo, ma vanno a beneficio della propria sovranità tecnologica, sovranità operativa e dell’industria della difesa. Questo è un dato di fatto. Non sono gli Stati Uniti a causarlo ma c’è una differenza urgenza nell’Europa orientale e settentrionale e nell’Europa occidentale e meridionale”.
Quindi il punto è per le istituzioni Ue, così come “per l’Italia, per la Francia, per la Spagna, di accelerare sulle iniziative europee, renderle più efficaci e più efficienti, in modo che altri paesi che hanno urgenza possano dire “posso acquistare europeo”, mette in luce l’esperto dello Iai.
TEMPISTICHE DEI PROGRAMMI DI COOPERAZIONE IN DIFESA
Nella nota del dipartimento di Stato che annuncia il prestito americano in favore della Polonia si fa riferimento all’acquisto di F-35, ma anche di carri armati Abrams. Proprio la Polonia aveva richiesto di aderire al Main Ground Combat System (Mgcs), , il progetto franco-tedesco per il carro armato europeo di nuova generazione lanciato nel 2017 per sostituire i carri armati Leopard 2 e Leclerc, in servizio rispettivamente negli eserciti tedesco e francese, a partire dal 2035.
Fin da subito, Varsavia (così come il nostro paese) ha chiesto di aderire al programma Mgcs, ma Parigi e Berlino hanno voluto mantenere il progetto esclusivamente bilaterale fino allo sviluppo di un prototipo.
“L’avevano chiesto prima della guerra in Ucraina e la risposta da parte franco-tedesca era stata no, Francia e Germania svilupperanno il sistema, quindi stabiliranno i requisiti, la divisione del lavoro industriale e poi la Polonia potrà comprare il prodotto finito tra dieci anni” ricorda Marrone. “Tanto vale comprare un prodotto se non ho comunque una sovranità operativa, non ho un ritorno tecnologico e devo aspettare dieci anni”, spiega l’esperto Iai.
“Tanto vale comprare dalla Corea del Sud o dagli Stati Uniti, non arrivano in pochi mesi, perché non è che arrivano in pochi, però arrivano in alcuni anni, non in un decennio” prosegue Marrone. “Nello specifico, nel caso degli Stati Uniti arrivano come parte di un pacchetto per cui ci sono truppe americane in territorio polacco, ci sono assetti americani come i sistemi di difesa antiaerea e missilistica, quindi c’è una garanzia americana per la sicurezza polacca, che Francia e Germania al momento non danno” rileva l’esperto.
“Quindi comprare americano fa parte anche di un pacchetto complessivo in cui la Polonia conta di più su un supporto americano nel caso di escalation e di minaccia maggiore russa” ribadisce Marrone.
PERCHÉ IL PROCUREMENT DEVE SUBIRE UN’ACCELERAZIONE
Cosa fare dunque in Europa per sostenere l’industria europea della difesa?
“Il messaggio è che negli ultimi due anni il procurement, quindi le acquisizioni militari, sono enormemente accelerate in gran parte d’Europa. Quindi o le istituzioni europee e l’industria dell’Europa occidentale e anche i governi dell’Europa occidentale accelerano o sono spezzati da decisioni che singoli paesi prendono e dalla capacità statunitense di aumentare la produzione e quindi soddisfare le esigenze di alcuni paesi europei”, conclude Alessandro Marrone.