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Netflix Dipendenti

I conti a due facce di Netflix

Trimestrale da record per Netflix, i cui numeri (soprattutto i 125 milioni di abbonati) hanno fatto volare il titolo in Borsa ma il successo potrebbe non essere così assicurato dice qualche analista… L’approfondimento di Chiara Rossi TRIMESTRALE DA OSCAR A gennaio le stime indicavano una crescita di 6,35 milioni di utenti. Ma a volte la…

TRIMESTRALE DA OSCAR

A gennaio le stime indicavano una crescita di 6,35 milioni di utenti. Ma a volte la realtà supera le aspettative, anche quelle di Wall Street: 7,4 milioni di nuovi abbonati per un aumento annuo del 50%, come riporta Bloomberg. Sono questi i numeri da record nella trimestrale diffusa ieri da Netflix. La società di video-streaming ha raggiunto i 125 milioni di abbonati.

Nel primo trimestre dell’anno, Netflix ha messo a segno ricavi per 3,7 miliardi di dollari, contro le attese del mercato ferme a 3,69 miliardi, in rialzo del 40,4% rispetto ai 2,63 miliardi dello stesso periodo del 2017. L’utile netto è stato di 0,67 dollari per azione, con un aumento del 43%: nel 2017 l’utile era di 0,41 dollari. Questi risultati scoppiettanti fanno volare il titolo Netflix in Borsa, dove arriva a guadagnare l’8% a 333,98 dollari per azione, ai massimi storici. Il balzo porta la capitalizzazione di mercato di 140 miliardi di dollari.

UN CATALOGO DISPENDIOSO

I numeri sono lievitati grazie alla produzione spasmodica di contenuti originali. Soltanto nei primi tre mesi dell’anno, la società guidata da Reed Hasting ha lanciato 18 serie originali, 11 nuove stagioni per serie originali già esistenti e 14 nuovi film originali, secondo Michael Pachter, un analista della società di consulenza Wedbush ripreso dalla Cnn. Tra questi, la nuova stagione di Jessica Jones, il riavvio di Queer Eye e il lancio di un nuovo talk show firmato David Letterman – che è iniziato con un’intervista all’ex presidente Barack Obama – hanno dato insomma i propri frutti.

Certo è che tutto questo contenuto self-made non è per i più parsimoniosi. La piattaforma di video-streaming prevede di spendere fino a 8 miliardi di dollari in spettacoli e film solo quest’anno, rispetto ai 6 miliardi di dollari già spesi nel 2017, secondo il rapporto diffuso lunedì. Sempre dal report, si rileva che ha anche speso 300 milioni di dollari per ingaggiare Ryan Murphy, strappandolo alla 21th Century Fox. Se il nome non vi dice nulla, aggiungiamo che si tratta del produttore di serie di successo come American Horror Story, Glee e Nip/Tuck.

Sarà invece soltanto una concidenza, ma nel primo trimestre 2018 Netflix ha anche vinto il suo primo Oscar, con il documentario Icarus. E ora ribadisce l’impegno a produrre nuove serie internazionali. Come la spagnola “La Casa de Papel” (“La casa di Carta” nella versione italiana), la più vista di sempre tra quelle non in lingua inglese.  Per far fronte alle spese, la società di Hasting ha aumentato i prezzi del 10% nell’ultimo trimestre del 2017, portando a 10,99 dollari al mese l’abbonamento standard.

LA FRECCIATINA A CANNES

Tra Oscar, Golden Globe e crescita degli utenti, Netflix si è elevata da semplice piattaforma di contenuti in streaming a protagonista della cinematografia mondiale. Tanto da potersi permettere di saltare la Croisette: ricorderete la polemica di fine marzo quando il direttore del Festival di Cannes, la più celebre rassegna cinematografica europea, ha escluso dai film in concorso quelli che non sarebbe usciti nelle sale francesi. Con la lettera rivolta agli azionisti, Netflix ne approfitta anche per togliersi questo sassolino dalla scarpa. “Ci spiace che i nostri film non abbiano potuto competere quest’anno, ma il Festival ha adottato nuove regole che impongono ai film in concorso di non essere diffusi su Netflix in Francia per i successivi tre anni. Non faremmo mai una cosa del genere ai nostri abbonati. Continueremo – si legge nella nota – a celebrare i nostri film e i nostri registi in altri festival in tutto il mondo, ma sfortunatamente dovremo farlo per il momento lontano da Cannes”.

CHI TEME CHI

La capacità di Netflix di generare crescita degli utenti e produrre contenuti fantastici verrà messa a dura prova dal Topolino più famoso del mondo nei prossimi anni. Lo scorso mese Disney ha annunciato che ritirerà i suoi contenuti da Netflix nel 2019 e lancerà un proprio servizio di streaming. Ciliegina sulla torta, ha anche acquistato la maggior parte delle attività di intrattenimento della 21st Century Fox, che offriranno alla Disney molti contenuti in più per la sua nuova piattaforma. E gli altri concorrenti non stanno a guardare. Apple sta aumentando gli investimenti in contenuti originali e pare che Amazon abbia intenzione di investire 1 miliardo di dollari per un solo programma televisivo che riesca a competere con il gigante Games of Thrones, secondo Vanity Fair.

LE PREVISIONI PER IL SECONDO TRIMESTRE

Per il prossimo trimestre Netflix continua a puntare in alto. Prevendono 6,2 milioni di nuovi utenti (1,2 negli Stati Uniti e 5 milioni all’estero), un fatturato da quasi 4 miliardi di dollari e l’utile atteso di 358 milioni di dollari.

OMBRE IN ARRIVO?

Da questi numeri sembra che la strada del successo sia in discesa per la piattaforma di video-streaming. Eppure, la severa newsletter economico-finanziaria americana Finimize intravede una falla nel piano: il modello di business di Netflix. Dal momento che non conta sulle entrate pubblicitarie, la crescita degli abbonati è fondamentale per la società di Hasting perché sta spendendo troppo per creare nuovi programmi (2 miliardi di dollari in più di quanto guadagnato l’anno scorso). La valutazione positiva di Netflix come azienda suggerisce allora che gli investitori stanno scommettendo che gli utenti continueranno a crescere di pari passo con il costo dell’abbonamento negli anni a venire. Netflix è indubbiamente una società rivoluzionaria – sentenzia Finimize – e il rialzo nel possedere le sue azioni è probabilmente più limitato di quanto non fosse in passato perciò il rischio rimane un Titanic.

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