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Netflix

Perché Netflix è stata bannata dal Festival del Cinema di Cannes

Tutti i dettagli sulla baruffa Netflix-Cannes nell’articolo di Giusy Caretto Lo scorso anno Netflix ha fatto, seppur tra le critiche, il suo debutto al concorso del Festival del Cinema di Cannes, la più importante rassegna cinematografica europea. La partecipazione, però, potrebbe rimanere un episodio unico ed isolato. Quest’anno Theirry Fremaux, direttore del festival di Cannes, ha…

Lo scorso anno Netflix ha fatto, seppur tra le critiche, il suo debutto al concorso del Festival del Cinema di Cannes, la più importante rassegna cinematografica europea. La partecipazione, però, potrebbe rimanere un episodio unico ed isolato. Quest’anno Theirry Fremaux, direttore del festival di Cannes, ha già deciso che i film in streaming non potranno prendere parte alla gara.

PERCHE’ NETFLIX NON PARTECIPA A CANNES

Theirry Fremaux ha deciso: i film che non verranno presentati nelle sale cinematografiche francesi (quelli di Netflix, quindi) non potranno partecipare alla gara per vincere la Palma d’Oro, il premio più importante del festival del Cinema di Cannes. Potranno essere presentati fuori concorso.

“L’anno scorso, quando abbiamo selezionato due film per la partecipazione al concorso, ho pensato che avrei potuto convincere Netflix a pubblicarli nelle sale cinematografiche”, ha spiegato ad Hollywood Reporter Theirry Fremaux. “Ero presuntuoso, hanno rifiutato.”

IL PROBLEMA

In realtà, il vincolo dell’uscita nelle sale cinematografiche francesi non sarebbe nemmeno così tanto grande. Le piattaforme di streaming, Netflix incluso, potrebbero organizzarsi per la distribuzione nelle sale. A rappresentare un problema serio, però, sono le rigide leggi della Francia: possono servire anche sei mesi prima che una release cinematografica possa apparire online o in home video. Tempi troppo lunghi ed anti-economici per le piatteforme.

LA PARTECIPAZIONE DELLO SCORSO ANNO

Nel 2017 Netflix aveva partecipato al Festival di Cannes portando Okja e The Meyerowitz Stories. I due film non avevano vinto alcun premio e già lo scorso anno c’erano state importanti polemiche sulla possibilità della partecipazione. E anche il quel caso tutto ruotava intorno alla distribuzione nelle sale cinematografiche.

“Le nuove piattaforme distributive non devono sostituire quelle tradizionali, ma affiancarle. E devono rispettare il formato originale delle opere” aveva commentato la faccenda il regista spagnolo Pedro Almodovar, allora presidente di giuria del Festival cinematografico. “Sarebbe infatti un enorme paradosso che un film Palma d’Oro non possa vedersi sul grande schermo!”.

“Come cineasta voglio comunque difendere la capacità ipnotica della sala buia, illuminata solo dalle immagini proiettato in grande. La difenderò finché vivrò”, aveva aggiunto Almodovar.

IL PARERE DI STEVEN SPIELBERG

Se la tecnologia porta cambiamenti inevitabili (nel modo di trasmettere e fruire) non è detto che gli amanti della tradizione ne siano sempre felici o che siano pronti ad accoglierli. E sulla questione si è anche espresso il leggendario regista Steven Spielberg: “Una volta che ti impegni in un formato televisivo, lavori per un film TV”, ha detto a ITV News. “Certamente, se è un bello spettacolo, meriti un Emmy, ma non un Oscar. Non credo che i film che i film che sono stati proiettati in un paio di sale per meno di una settimana possano qualificarsi per la nomination agli Academy Award.”

Recentemente, Netflix ha ottenuto riconoscimenti per film come “Mudbound” di Dee Rees, uscito per una settimana nelle sale cinematografiche di New York e Los Angeles e per il “13°” di Ava DuVernay, che non è uscito nelle sale ed è stato nominato per il miglior documentario agli Academy Awards 2016.

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