skip to Main Content

Google

Google sbarcherà in Cina?

Google starebbe lavorando a un motore di ricerca “censurato” su misura per la Cina, un mercato che era stato costretto ad abbandonare 8 anni fa proprio per colpa della censura di Pechino. Ma gli attivisti per i diritti umani non approvano la mossa di apertura

Un motore di ricerca che non dà accesso alla documentazione sugli eventi di piazza Tiananmen del 1989, della richiesta di indipendenza tibetana o sul governo di Pechino. È questo a cui starebbero lavorando gli ingegneri di Google, primo motore di ricerca al mondo, secondo le indiscrezioni del sito The Intercept riportate poi anche dal New York Times a inizio settimana. Sarebbe il ritorno di Big nella terra del Dragone dopo ben lunghi 8 anni, da quando è calata la scure del Great Firewall, il sistema di controlli Internet cinese, che vieta e censura gran parte di siti web.

UN MOTORE DI RICERCA AD HOC

Il colosso tecnologico di Mountain View starebbe dunque progettando un motore di ricerca “censurato” per la Cina in modo da filtrare i siti web e i termini di ricerca che sono stati inseriti nella lista nera dal governo cinese. Un dipendente di Google, che vuole restare anonimo, lo ha riportato al Nyt, aggiungendo che la società guidata da Sundar Pichai ha già effettuato una dimostrazione della piattaforma per i funzionari di Pechino.

PASSI VERSO IL DRAGONE

Sebbene la ritirata di Google dalla Cina nel 2010, la società ha recentemente mostrato maggiore interesse nel riconquistare l’accesso alla più grande popolazione Internet del mondo. A giugno, il colosso tech di Mountain View ha annunciato di voler investire 550 milioni di dollari nell’azienda di e-commerce JD.com, seconda nel settore in Cina, dopo Alibaba. L’anno scorso, Big G ha svelato i piani per aprire un centro di ricerca in Cina incentrato sull’intelligenza artificiale e nel frattempo ha rilasciato per il mercato cinese applicazioni di traduzione e gestione dei file. In Cina Google conta più di 700 dipendenti al momento.

I TENTATIVI CINESI DEGLI ALTRI

Anche gli altri giganti della Silicon Valley stanno cercando di ottenere un punto d’appoggio nel grande mercato cinese. LinkedIn accetta di censurare alcuni contenuti in Cina e il mese scorso Facebook era riuscito a fare breccia nel cuore del Dragone giusto il tempo di 24 ore. La società di Zuckerberg aveva ottenuto l’approvazione per aprire una filiale nella provincia cinese di Zhejiang, ma quell’approvazione è stata bruscamente ritirata dopo poche ore.

GLI OPPOSITORI

Un “giorno buio per la libertà di internet”. Si è espressa così Amnesty International riguardo al motore di ricerca a prova di censura. L’associazione per i diritti umani ha ammonito Google al conformarsi al Great Firewall – il più sofisticato apparato di censura di stato al mondo – dichiarando che ciò costituirebbe “un attacco grossolano alla libertà di informazione e libertà di internet”. Google dovrebbe bloccare infatti i risultati di ricerca in Cina per gran parte dei media occidentali, come il New York Times e Bloomberg per esempio.

COSA PENSANO I CINESI

Come riporta il Nyt, sui social media “concessi” cinesi alcune persone hanno manifestato entusiasmo per la notizia del possibile rientro di Google in Cina, favorevoli a un concorrente di Baidu. Altri si sono chiesti invece se un motore di ricerca di Google ma censurato potesse essere utile. “Accogliamo un normale Google ma non un Google castrato”, ha dichiarato Liu Xingliang, capo della ricerca della società Data Center di China Internet, “Non abbiamo bisogno di un secondo Baidu”.

LA SMENITA DI MOUNTAIN VIEW AL NYT

Tanto rumore per nulla al momento. Membri della società di Mountain View ha riferito al New York Times che è tutt’altro che un affare fatto. Google è solita verificare servizi che può non offrire mai pubblicamente. E pare, secondo le fonti, che i colloqui con il governo cinese non stanno andando troppo bene.

Back To Top