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Per Facebook andata e ritorno dalla Cina in meno di 24 ore

Tempo un giorno e la Cina ha ritirato la sua approvazione per il piano di Facebook di aprire un filiale nella provincia orientale dello Zhejiang Forse Zuckerberg ha cantato vittoria troppo presto. A poche ore dall’annuncio da parte di Facebook dell’apertura di un “hub dell’innovazione” in Cina, Pechino cambia idea e ritira l’approvazione al progetto.…

Forse Zuckerberg ha cantato vittoria troppo presto. A poche ore dall’annuncio da parte di Facebook dell’apertura di un “hub dell’innovazione” in Cina, Pechino cambia idea e ritira l’approvazione al progetto.
All’inizio di questa settimana infatti un sito web cinese di registrazione delle imprese aveva mostrato che il gruppo di Menlo Park aveva registrato una filiale nella città orientale di Hangzhou, nella provincia orientale dello Zhejiang.

IL PASSETTINO CINESE DI ZUCKEBERG

L’obiettivo di Facebook era quello di lanciare un “hub dell’innovazione” per supportare startup e sviluppatori cinesi. La controllata “era” stata registrata a Hangzhou, una città della Cina orientale con un settore tecnologico vibrante, sede tra l’altro del colosso dell’e-commerce Alibaba. Non sarebbe stata la prima volta per Facebook: la società ha avviato già progetti simili in Brasile, Francia, India e Corea del Sud.

CINESE PER POCHE ORE

Per diverse ore dunque, un database del governo cinese ha mostrato che Facebook aveva ottenuto l’approvazione per aprire una filiale nella provincia dello Zhejiang.
Poi la registrazione è scomparsa e i riferimenti alla filiale sembrano essere stati censurati nei media cinesi.

APPROVAZIONE NEGATA

Secondo il New York Times la rimozione dei documenti rifletterebbe un disaccordo tra i funzionari locali di Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang e la Cyberspace Administration of China. Quest’ultima, a quanto pare, voleva essere c una notifica migliore prima che il colosso della tecnologia statunitense mettesse piede dietro la chiamato grande firewall.

RAPPORTI DIFFICILI

Forse il fondatore del social network Zuckerberg sperava di tendere un ramoscello di ulivo al governo di Pechino investendo 30 milioni di dollari nel progetto. Ricordiamoci che i rapporti tra Facebook e la Cina sono tutt’altro che idilliaci: tutte le principali piattaforme tecnologiche statunitensi sono escluse dalla Cina, e per il gruppo Facebook, oltre la sua app principale, anche Instagram e, a partire dall’anno scorso, WhatsApp. Sebbene le sue piattaforme siano vietate nel paese, Zuckerberg guarda ai suoi 1,3 miliardi di residenti che rappresentano un vasto mercato potenziale per l’azienda.

ANCHE GOOGLE CI HA PROVATO

Non solo Facebook, ma anche gli altri giganti della Silicon Valley stanno cercando di ottenere un punto d’appoggio nel grande mercato cinese. Lo scorso mese il colosso tech di Mountain View ha annunciato di voler investire 550 milioni di dollari nell’azienda di e-commerce JD.com, seconda nel settore in Cina, dopo Alibaba. Al momento l’accordo non prevede nessuna nuova iniziativa di Google in Cina, dove ricordiamo i principali servizi della società guidata da Sundar Pichai sono bloccati in nome del rifiuto di censurare i risultati del motore di ricerca non in linea con le leggi locali.

IL DILEMMA DI MARK

Per il momento, un portavoce di Facebook ha rifiutato di rispondere a una richiesta di commento del Nyt sulla vicenda. Nella sua recente intervista con Recode la scorsa settimana, Mark Zuckerberg ha dichiarato che la società intende spuntarla con Pechino. “Penso che sia difficile perseguire la missione di voler avvicinare il mondo intero e lasciare fuori il paese più grande”, aveva dichiarato, aggiungendo anche che “Ad un certo punto, penso che abbiamo bisogno di trovare una soluzione che sia in linea con i nostri principi e con cosa vogliamo fare, e in linea con le leggi locali, altrimenti non accadrà mai. “In questo momento, non c’è una convergenza”. Concludeva Mark che forse qualche presentivo negativo ce l’aveva.

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