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Spese Militari

F-35 e Leonardo-Finmeccanica, ecco come la Lega silura Conte e Trenta

Tutti i nuovi dettagli sullo scontro fra Lega e Movimento 5 Stelle su Difesa ed F-35

 

E’ un attacco di fatto al premier Giuseppe Conte e al ministro della Difesa, Elisabetta Trenta (M5S) la nota per la stampa firmata dal sottosegretario alla Difesa, Raffaele Volpi, esponente di primo piano della Lega di Matteo Salvini che anche in passato non ha esitato a criticare la conduzione trentiana della Difesa (qui e qui gli approfondimenti di Start).

LE TENSIONI NEL GOVERNO CONTE CON LA LEGA ALL’ATTACCO

“Gli F-35 non sono solo uno strumento militare ma anche una forma di ancoraggio, anche di prospettiva, ad un’alleanza storica con gli Stati Uniti”. Lo afferma in una nota il sottosegretario Volpi, esprimendo dubbi in merito alle incertezze sulla trattazione del dossier F-35, nelle stesse ore in cui la Lega sballotta il Movimento 5 Stelle e avvisa il Quirinale: sì al voto anticipato, no a governi tecnici.

LE ULTIME CONTRAPPOSIZIONI FRA LEGA E M5S SU DIFESA E F-35

“Da un punto di vista industriale scelte positive verso la nuova piattaforma omnifunzionale consentirebbero di rafforzare ed aumentare le opportunità produttive di Cameri e individuare ulteriori sviluppi industriali e tecnologici da portare in Italia. La vicenda degli F-35 non deve essere vissuta come un problema ma come una grande opportunità politica e di sviluppo”, conclude Volpi.

LA TOSTA NOTA DEL LEGHISTA VOLPI

La tosta dichiarazione del leghista si inserisce nelle preoccupazioni degli ambienti industriali della Difesa, in primis di Lockheed Martin e Leonardo Finmeccanica, sottolineati ieri da Formiche, giornale edito da Paolo Messa, già direttore del Centro studi americani e ora direttore Relazioni Istituzionali Italia del gruppo Leonardo (ex Finmeccanica) presieduto da Gianni De Gennaro e guidato dall’ad, Alessandro Profumo.

LE PREOCCUPAZIONI DI LOCKHEED E LEONARDO SU F-35

“Sette mesi. A tanto ammonta il ritardo del governo italiano sul dossier F-35 nel definire gli impegni futuri sul programma. I rischi maggiori sono sul lato industriale, con lo stabilimento novarese di Cameri che potrebbe trovarsi senza velivoli da assemblare dal 2023. Poi, c’è il fattore strategico. Dagli Stati Uniti è già emerso un certo fastidio per l’indecisione italiana”, ha scritto Formiche, che ha aggiunto: “Il termine ultimo per non avere ripercussioni è fine settembre. Entro allora, l’Italia dovrà comunicare al Joint program office (Jpo) degli Stati Uniti le proprie intenzioni (il committment) circa i lotti di produzione 15, 16 e 17, che copriranno il periodo 2023-2027. Se non dovesse arrivare una conferma degli impegni presi (nel complesso per 90 velivoli, già ridotti in passato rispetto agli iniziali 131), il gap sarebbe incolmabile, costringendo la Faco di Cameri, cuore della partecipazione nazionale al programma Joint Strike Fighter, a lavorare nel 2023 solo su tre velivoli olandesi, restando senza lavoro l’anno successivo. Quatto sono infatti gli anni necessari alla programmazione industriale per mettere in moto il processo produttivo, chiamando in causa l’intera catena di fornitura con i cosiddetti ordini “extra long lead items”.

CHE COSA EMERGE DAL DPP DEL MINISTRO TRENTA

Come ha scritto il 5 luglio Start Magazine, “si procede sul programma F-35 ma con il freno a mano”. Infatti nel documento programmatico pluriennale pubblicato nei primi giorni di luglio dal ministero della Difesa si legge he “il programma procede in linea con gli indirizzi operativi e gli impegni di Governo indicati nel DPP 2018-2020“. Ma la cifra degli investimenti previsti per quest’anno è ridotta rispetto alle previsioni del 2018.

IL PROGRAMMA JSF

L’Italia è partner di Livello II del programma Joint Strike Fighter (Jsf), cacciabombardiere assemblato da Leonardo (ex Finmeccanica) per conto di Lockheed Martin nello stabilimento Faco di Cameri (Novara), gestito da Leonardo (ex Finmeccanica).

LE PREVISIONI 2019

Nel Dpp 2019-2021 si prevede lo stanziamento di 690 milioni di euro quest’anno, 859 milioni nel 2020 e 747 milioni nel 2021.

Come si legge nel documento “gli oneri totali indicati sono riferiti alla sola Fase 1 (associata alla produzione a basso rateo annuale) di prevista conclusione nel 2020 per l’acquisizione di 28 velivoli, dei relativi motori, equipaggiamenti, spese iniziali per retrofit, il supporto logistico iniziale fino al 2022, la realizzazione dello stabilimento di Cameri, la predisposizione dei siti nazionali (Amendola, Ghedi, Cavour), l’assistenza tecnica al sito produttivo di Cameri. Questi non includono le risorse per le attività di programma già pianificate per gli anni successivi, che prescindono dalla consistenza numerica della flotta”.

IN CONFRONTO AL 2018

Per quest’anno si tratta dunque di una riduzione di 76 milioni di euro in quanto nel precedente Dpp si prevedevano per il 2019 766 milioni. Per il 2020, le previsioni 2018 indicavano una spesa di 783 milioni, che ora (nel Dpp pubblicato oggi) salgono a 895. Nel documento si spiega che ciò dipende da “una rimodulazione delle risorse assegnate al programma per esigenze d’impegnabilità contrattuale”.

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