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Portaerei

F-35, come sfrecciano le tensioni tra Marina e Aeronautica

Dopo Cavour, anche Nave Trieste sarà equipaggiata per l’impiego degli F-35B. Così la Marina militare avrà la possibilità di imbarcare il doppio dei velivoli della sua flotta   Due portaerei e pochi F-35B a disposizione. Il futuro paradosso della Marina militare italiana ha risuonato anche oltreoceano come ha raccontato Forbes. Lo scorso 6 maggio la…

 

Due portaerei e pochi F-35B a disposizione. Il futuro paradosso della Marina militare italiana ha risuonato anche oltreoceano come ha raccontato Forbes.

Lo scorso 6 maggio la portaerei Cavour della Marina ha lasciato l’Arsenale militare di Taranto dove da dicembre 2018 ha effettuato lavori di ammodernamento predisponendo il ponte di volo per i nuovi caccia F-35B.

L’F-35B è la versione Stovl (a decollo corto e atterraggio verticale) del caccia di quinta generazione Joint Strike Fighter prodotto da Lockheed Martin. Il programma Jsf Lightining II è realizzato in cooperazione dagli Stati Uniti e l’Italia è partner di secondo livello.

La Marina ha ordinato un totale di 15 caccia F-35B. Anche l’Aeronautica militare ha ordinato lo stesso quantitativo del modello B, oltre a 60 F-35A Ctol (a decollo convenzionale).

Il nodo da sciogliere è la distribuzione tra le due forze armate e poi la gestione e l’impiego dei 30 esemplari (15 a testa) della versione Stovl del caccia F-35. Una diatriba che rischia di ritardare il raggiungimento della Capacità Operativa Iniziale (Ioc) per quel sistema d’arma.

LA PORTAEREI CAVOUR PER GLI F-35B

Gli F-35B rappresentano il sistema d’arma principale del Cavour, fiore all’occhiello della Marina militare, costruito nel cantiere navale Fincantieri Riva Trigoso e messo in funzione nel 2008.

La fase di upgrade di Cavour è iniziata un mese dopo che il secondo F35B della Marina italiana — il B-02 — è decollato dalla Faco di Leonardo a Cameri verso gli Stati Uniti. La destinazione era la Marine Corps Air Station di Beaufort, nella Carolina del Sud, dove il velivolo si è unito al primo F-35B (B-01) per supportare l’addestramento dei piloti e dei tecnici italiani. La Marina italiana ha ricevuto i suoi primi due caccia Stovl nel 2018 e nel 2019.

Entro la fine dell’anno la portaerei Cavour dovrà quindi affrontare un periodo di addestramento prima di partire per gli Stati Uniti, dove saranno necessari test di atterraggio e decollo per i velivoli F35B.

Queste attività rappresenteranno i primi passi importanti per raggiungere la capacità operativa iniziale della portaerei con la sua rinnovata capacità di aviazione navale italiana.

Con l’ingresso nella flotta dei nuovi velivoli, la Marina Militare italiana, insieme alla US Navy e la Royal Navy britannica con la Queen Elizabeth, saranno le uniche marine al mondo a disporre di portaerei in grado di operare con i velivoli F35.

Ma Nave Cavour è lontana dall’imbarcare una minima componente operativa a causa della querelle tra marina e aeronautica per l’assegnazione degli F-35B.

LA DIATRIBA AERONAUTICA E MARINA MILITARE

Il governo italiano sta attualmente acquistando 90 F-35, 60 di questi sono F-35A e i restanti 30 sono F-35B. Di questi 30 F-35B, 15 andranno alla Marina e 15 all’Aeronautica.

Inizialmente il programma prevedeva circa 131 velivoli (69 nella versione Ctol e 62 nella versione Stovl). Nel 2012 la spending review del governo Monti ha ridotto a 90.

L’F-35B sostituirà l’AV-8B Plus Harrier II della Marina e sarà imbarcato sulla portaerei Cavour e sulla nuova LHD(Landing Helicopter Dock) Trieste. Non è del tutto chiaro, tuttavia, dove gli F-35B dell’Aeronautica saranno schierati.

L’aeronautica infatti non prevede di far volare i suoi F-35B dalle navi pertanto non è chiara l’esigenza riscontrata dall’Arma azzurra di dotarsi del modello B. Come ha sottolineato l’analista Aurelio Giansiracusa su Start, l’ordine dei 15 F-35B dell’AM “rischia di costare salato all’Aeronautica sia in termini operativi perché i B non possono impiegare tutti gli armamenti disponibili e previsti per gli A, sia perché hanno prestazioni inferiori e un raggio di azione limitato sempre in raffronto con gli A e, soprattutto, perché richiedono un’apposita linea logistica in quanto hanno sistemi differenti rispetto la versione A”.
Senza dimenticare il danno per la MM. La flotta della Marina richiedeva infatti 22 F-35B e sta ottenendo poco più della metà. I velivoli a decollo verticale Stovl sono gli unici aerei che possono essere impegnati dalla Marina sulle navi italiane, in sostituzione degli attuali AV8B.

L’ASSEGNAZIONE DEL TERZO F-35B ALL’AM

La guerra tra Am e Mm per gli F-35B, si è riaccesa a febbraio, come ricordava Giansiracura, “a seguito della pubblicazione da parte della RID diretta da Pietro Batacchi della notizia che il terzo F-35B ha ricevuto le insegne dell’Am. Questo terzo esemplare, prodotto l’anno passato dalla Faco di Cameri, per lunghi mesi è stato “messo in quarantena” per i problemi insorti tra Am e Mm per la relativa assegnazione. Già l’assegnazione del secondo esemplare, il B-02, sempre assemblato a Cameri, aveva suscitato polemiche a non finire, con uno scontro arrivato a coinvolgere l’allora Ministro della Difesa Elisabetta Trenta e l’attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa Enzo Vecciarelli. Tale esemplare, alla fine, è stato assegnato, come il primo, alla Marina Militare. Ma, evidentemente, la questione era solo rimandata”.

LA LETTERA DELL’AMMIRAGLIO BINELLI MANTELLI

In merito alla decisione di assegnare il terzo velivolo B all’Aereonautica Militare invece che alla Marina, è intervenuto l’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, già capo di Stato maggiore della Difesa, in una lettera aperta all’attuale ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sul quotidiano La Stampa. Gli F-35B dovrebbero appartenere “esclusivamente alla marina”, ha scritto Mantelli.

Questo pericoloso precedente comporterebbe un ritardo del raggiungimento della capacità operativa iniziale degli F-35B della Marina che dovranno in un prossimo futuro essere imbarcati sul Cavour.

Deviare i caccia Stovl all’aeronautica “penalizza gravemente” la marina, ha continuato Binelli Mantelli. Aggiungendo che la capacità di atterraggio verticale dell’F-35B è sprecata a terra.

“L’impiego del F35 Stovl da basi a terra avanzate in teatro operativo è estremamente improbabile in quanto richiede piste particolarmente preparate e supporti altamente sofisticati per evitare di danneggiare le turbine (il ventolone) in atterraggio e decollo”.

IL PARADOSSO DELLE PORTAEREI ITALIANE

Tornando alla portaerei, Cavour in teoria può supportare fino a 16 F-35B, ma ce ne saranno solo 15 nella flotta in fase di pianificazione. E di questi 15, appena otto potrebbero essere disponibili per le operazioni dopo aver completato le fasi di addestramento e manutenzione.

Tornando a Forbes dunque, l’Italia ha più portaerei che velivoli da trasportare. E il problema sta per peggiorare. Proprio un anno fa si celebrava il varo della nuova portaerei italiana e futura ammiraglia della flotta militare italiana Trieste.

Nave Trieste è dotata di un ponte di volo che permetterà il dispiego di elicotteri, ma anche di aeromobili V/STOL come gli F35-B, grazie all’integrazione di uno sky-jump per agevolare il decollo.

Una volta che Trieste entrerà a far parte della flotta nel 2022, l’Italia avrà la possibilità di imbarcare il doppio degli F-35B assegnati alla Marina.

LA SOLITA POLEMICA SUGLI F-35

Ma non si discute soltanto a livello di Forze Armate sugli F-35. Con un costo di circa 100 milioni di dollari a esemplare, l’F-35 rappresenta da sempre anche un nodo politico. Tanto che con l’emergenza sanitaria Covid-19 in corso, il Movimento 5 Stelle (parte della maggioranza di governo), da sempre contrario al programma, è tornato alla carica. Ad aprile cinquanta senatori grillini hanno depositato un’interrogazione al ministro della Difesa per richiedere moratoria e ridimensionamento del programma F-35 per destinare un miliardo alla Sanità.

“Non occorre essere fans sfegatati del cacciabombardiere statunitense per comprendere che fermare per un anno un programma che ha già accumulato ritardi e marcia da tempo a rilento significa sopportare i costi di cassa integrazione per migliaia di persone tra quanti lavorano a Cameri e nell’indotto, incluse le aziende produttrici di componenti del velivolo che rischierebbero di venire estromesse dalla catena delle forniture in favore di altre società che operano in paesi più rispettosi degli impegni internazionali assunti”, ha commentato Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa. “Nel complesso il danno sarebbe ben maggiore del miliardo di euro risparmiato quest’anno”.

Per Gaiani risulta invece “più ragionevole invece la seconda proposta contenuta nell’interrogazione dei senatori di M5S, che chiede di tagliare 35 dei 90 F-35 previsti sostituendoli con programmi aeronautici nazionali ed europei molto più economici, affidabili, e rispondenti alle reali esigenze operative della Difesa”.

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