Sale la pressione sugli alleati di Israele per fermare il flusso di armi.
Intervistato dalla Cnn l’8 maggio, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha avvertito pubblicamente Israele – per la prima volta – che gli Stati Uniti avrebbero trattenuto le forniture di armi se le forze israeliane avessero effettuato l’assalto alla città di Rafah a Gaza.
Nel frattempo, Washington ha sospeso la spedizione di bombe pesanti ad Israele, armi che le forze israeliane hanno utilizzato nella loro guerra contro i militanti di Hamas.
E per Tel Aviv non è un fattore trascurabile.
Come ricorda Reuters, Israele è un importante esportatore di armi, ma il suo esercito ha fatto molto affidamento su aerei importati, bombe guidate e missili per condurre quella che gli esperti hanno descritto come una delle campagne aeree più intense e distruttive della storia recente.
Proprio gli Stati Uniti sono il principale fornitore di armi del paese, fornendo circa il 68% delle armi di provenienza estera di Israele, secondo il rapporto del Sipri, l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma. Segue poi la Germania, che fornisce circa il 30% di armi a Tel Aviv e il nostro paese.
L’Italia è il terzo maggiore esportatore mondiale di armi verso Israele tra il 2019 e il 2023, rappresentando lo 0,9% secondo il Sipri.
Tutti i dettagli.
WASHINGTON PRINCIPALE ESPORTATORE DI ARMI PER ISRAELE
Secondo l’istituto internazionale Sipri, gli Stati Uniti hanno rappresentato il 69% delle importazioni israeliane di armi convenzionali tra il 2019 e il 2023.
In particolare, Washington ha fornito a Tel Aviv 3,8 miliardi di dollari in aiuti militari annuali in base a un accordo decennale che mira a consentire al suo alleato di mantenere quello che definisce un “vantaggio militare qualitativo” rispetto ai paesi vicini.
PRIMO OPERATORE INTERNAZIONALE DELL’F-35
Innanzitutto, Israele ha utilizzato le sovvenzioni per finanziare ordini di F-35.
Prodotto dalla Lockheed Martin, l’F-35 è il caccia di quinta generazione Jsf che Israele ha adottato nella versione personalizzata “Adir”. Il paese è anche l’unico del Medio Oriente a farli volare.
Finora Tel Aviv ne ha ordinati 75 e ne ha presi in consegna più di 30. È stato il primo paese oltre agli Stati Uniti a ricevere un F-35 e il primo a utilizzarne uno in combattimento.
A inizio novembre le Israel Defense Forces (Idf), forze di difesa israeliane, hanno affermato di aver utilizzato aerei da combattimento F-35I Adir per abbattere un missile da crociera. Si trattava della prima intercettazione di missili da crociera conosciuta da parte del caccia stealth di fabbricazione americana, sottolinea Breaking Defense.
SUPPORTO AI SISTEMI DI DIFESA MISSILISTICA IRON DOME E DAVID’S SLING
Inoltre, sempre Reuters ricorda che gli Stati Uniti hanno anche aiutato Israele a sviluppare il suo sistema di difesa missilistica a corto raggio Iron Dome, sviluppato dopo la guerra del 2006 tra Israele e Hezbollah con sede in Libano.
Il sistema di difesa aerea Iron Dome ha 10 batterie mobili dispiegate in tutto il paese, ciascuna con tre o quattro lanciatori con l’obiettivo di difendere un’area popolata di 155 chilometri quadrati. I lanciatori possono lanciare 20 intercettori, dando al sistema la capacità di lanciare fino a 800 missili contro i razzi in arrivo, senza contare le ricariche.
Washington ha contribuito anche a finanziare lo sviluppo del sistema israeliano “David’s Sling”, progettato per abbattere razzi lanciati da distanze comprese tra 100 e 200 km di distanza.
INVIATE LE BOMBE MK84 E MK82
A marzo, l’amministrazione Biden ha autorizzato il trasferimento di 1.800 bombe MK84 e 500 bombe MK82 in Israele, ha riferito il Washington Post.
SEGUE BERLINO
Secondo il Sipri, la Germania è il secondo maggiore esportatore di armi verso Israele, rappresentando il 30% delle importazioni tra il 2019 e il 2023.
Nel 2023, le vendite di armi della nazione europea a Israele ammontavano a 326,5 milioni di euro – un aumento di 10 volte rispetto al 2022 – con la maggior parte delle licenze di esportazione concesse dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Il governo tedesco ha dichiarato a gennaio che le vendite comprendevano 306,4 milioni di euro di attrezzature militari e 20,1 milioni di euro di “armi da guerra”.
L’INVERSIONE CON L’INASPRIRSI DELLA GUERRA A GAZA
Tuttavia, dall’inizio di quest’anno, mentre crescevano le critiche internazionali alla guerra di Israele a Gaza, il governo tedesco sembra aver approvato un numero considerevolmente inferiore di esportazioni di armi da guerra verso Israele.
Finora Berlino ha consegnato armi per un valore di soli 32.449 euro. È quanto ha dichiarato il Ministero dell’Economia il 10 aprile in risposta a una domanda in Parlamento, riporta ancora Reuters.
COMPONENTI PER SISTEMI DI DIFESA AEREA
Passando alla tipologia di armi esportate dalla Germania, si tratta di componenti per sistemi di difesa aerea e apparecchiature di comunicazione, secondo l’agenzia di stampa tedesca Dpa.
Le armi esportate includevano 3.000 armi anticarro portatili e 500.000 colpi di munizioni per armi da fuoco automatiche o semiautomatiche.
AL TERZO POSTO C’È L’ITALIA
Con uno stacco notevole rispetto a Stati Uniti e Germania, al terzo posto come fornitore di armi a Israele troviamo il nostro paese.
Sempre secondo il rapporto del Sipri, l’Italia ha fornito lo 0,9% delle armi importate da Israele nel 2019-23, compresi elicotteri e artiglieria navale.
Solo nel mese di dicembre l’Italia ha inviato a Israele armi per un valore di 1,3 milioni di euro, il triplo rispetto allo stesso mese del 2022.
Come emerge dalla Relazione annuale del governo italiano al Parlamento “sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento”, “per quanto riguarda Israele, nel 2023, il valore delle esportazioni autorizzate (9,9 milioni) è rimasto stabile rispetto all’anno precedente mentre, dopo l’avvio delle operazioni su Gaza in reazione all’assalto condotto da Hamas il 7 ottobre 2023, è stata sospesa la concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione di armamenti”.
STOP ALLE FORNITURE MILITARI
Sospensione confermata anche da una fonte del Ministero degli Esteri a Reuters il 9 maggio. Quindi l’Italia ha bloccato nuove approvazioni di esportazioni dall’inizio della guerra di Gaza. “Tutto si è fermato. E gli ultimi ordini sono stati consegnati a novembre”, ha detto la fonte a Reuters.
A marzo, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato al question time al Senato che l’Italia aveva continuato ad esportare armi in Israele, ma che dopo il 7 ottobre “non sono state concesse nuove autorizzazioni per l’export di armi a Israele”.
“L’Italia, insieme a Belgio e Spagna, è menzionata positivamente come il Paese che ha adottato una politica di sospensione incisiva e tempestiva”, aveva ricordato in quell’occasione Crosetto.
PAESI BASSI, CANADA E GIAPPONE TRA I PAESI CHE HANNO SOSPESO L’EXPORT DI ARMI A ISRAELE
Infine, Canada e Paesi Bassi hanno bloccato quest’anno le spedizioni di armi a Israele per paura che potessero essere utilizzate in modi che violano il diritto umanitario internazionale – causando vittime civili e distruzione di aree residenziali – a Gaza.
Il 12 febbraio il tribunale d’appello dell’Aia ha stabilito che il trasferimento di componenti dai Paesi Bassi verso Israele doveva essere interrotto entro sette giorni perché esiste il rischio evidente di gravi violazioni del diritto umanitario nella Striscia di Gaza con gli F-35 israeliani.
Anche Giappone, Spagna e Belgio hanno annunciato che smetteranno di spedire armi a Israele.