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Rivoluzione Industriale

Cloud, gioie e dolori per Microsoft

Microsoft ha chiuso un trimestre scintillante grazie alle entrate del servizio cloud Azure, che inizia però a rallentare. Nel frattempo Slack ha sfidato legalmente la strategia di raggruppamento del cloud Microsoft

 

Gioie (e qualche dolore) per Microsoft con il cloud. Mercoledì la società con sede a Redmond, fondata da Bill Gates e guidata da Satya Nadella, ha comunicato gli utili del quarto trimestre fiscale, battendo le aspettative di Wall Street sia sulle vendite che sui profitti.

Nonostante i risultati oltre le aspettative, il titolo ha perso il 2% nella sessione after hours a Wall Street.

La maggior parte dei guadagni deriva dalla piattaforma cloud Azure ma gli investitori hanno guardato con apprensione proprio al rallentamento della crescita del business cloud computing di Microsoft.

TRIMESTALE DA FESTEGGIARE

I ricavi di Microsoft crescono infatti del 13% nel trimestre concluso il 30 giugno a 38 miliardi di dollari, in linea con le attese e dopo il +15% dei primi tre mesi. I profitti salgono a 11,2 miliardi di dollari, sopra le attese.

Il business di Microsoft si conferma quindi in espansione, grazie in gran parte ai continui guadagni nel settore del cloud computing e ai grandi salti delle entrate di Surface e Xbox.

Molte delle varie divisioni di Microsoft stanno beneficiando degli effetti della pandemia, con il passaggio al lavoro remoto e il maggior tempo trascorso in casa che spingono le persone verso videogiochi, videoconferenze e altri passatempi virtuali.

TRAINA IL CLOUD

Nel trimestre il segmento del cloud di Microsoft, che include il suo servizio Azure, ha registrato ricavi per 13,37 miliardi di dollari, in crescita del 17% rispetto all’anno precedente.

La maggior parte dei guadagni di Microsoft è dovuta proprio alla piattaforma Azure, che è cresciuta di quasi il 50%. “La nostra nuvola commerciale ha superato per la prima volta quest’anno i ricavi di 50 miliardi di dollari. E in questo trimestre le nostre prenotazioni commerciali sono state migliori del previsto, crescendo del 12% su base annua ”, ha dichiarato Amy Hood, Chief Financial Officer di Microsoft.

MA RALLENTA AZURE

Tuttavia frena proprio il comparto cloud, pur restando trainante, con i ricavi di Azure che avanzano del 47% annuale, contro il +59% dei primi tre mesi e +64% degli ultimi tre mesi del 2019.

Il rallentamento della crescita di Azure potrebbe non dipendere dal deterioramento del mercato cloud di Microsoft, ma piuttosto alla crescita di Azure da una base di entrate più ampia. Il cloud è un’attività redditizia, almeno in base ai risultati di Amazon. Su Amazon, il business cloud contribuisce all’80% circa del profitto complessivo, nonostante rappresenti meno del 15% delle entrate complessive del colosso tecnologico guidato da Jeff Bezos.

IL PIANO CLOUD IN ITALIA

Come riporta Mf/Milano Finanza, secondo il Cfo Hood, “il calo dei margini di Microsoft è legato agli investimenti nell’aumento della capacità delle piattaforme cloud che Microsoft sta portando avanti in molti Paesi, tra cui l’Italia con il piano di investimenti Ambizione Italia #DigitalRestart da 1,5 miliardi, e dalle opzioni di finanziamento flessibili per i clienti alle prese con rallentamenti della propria attività. Difficoltà che secondo la società continueranno, specialmente per le pmi, anche nel trimestre in corso”.

INGRESSO IN GAIA-X?

Ma oltre al 5G, Microsoft sta guardando anche al progetto di cloud europeo. Il 4 giugno il ministro dell’Economia tedesco, Peter Altmaier e il suo omologo francese, Bruno Le Maire, hanno lanciato ufficialmente il consorzio Gaia-X per lo sviluppo di un cloud europeo, un’alternativa agli ecosistemi americani e cinesi. L’obiettivo è garantire la sovranità digitale europea.

La piattaforma dovrebbe essere operativa e funzionante, almeno in forma di prototipo, già alla fine dell’anno e sarà aperta anche ai player extraeuropei che si impegnano ad aderire agli standard europei.

Come già aveva anticipato Start a febbraio, Microsoft, ha bussato al ministero dell’Economia tedesco per poter entrare a far parte di Gaia-X. Un portavoce dell’azienda ha dichiarato a Euractiv che “nell’era della nuvola riteniamo che sia sbagliato definire la sovranità lungo i confini territoriali”, aggiungendo che la società è “convinta” che possa offrire “un’architettura tecnologica adeguata” garantendo che la futura infrastruttura cloud dell’Europa sia protetta dall’accesso non autorizzato di attori malintenzionati.

LA BATOSTA DAL GARANTE EUROPEO DEI DATI PERSONALI

Nel frattempo però Microsoft ha subito una sberla istituzionale da parte del Garante europeo dei dati personali.

Microsoft risulta un“controller non trasparente” dei dati degli europei. È quanto emerge da un rapporto pubblicato da Edps, il Supervisore europeo per la protezione dei dati, guidato dal polacco Wojciech Wiewiórowski al termine di una lunga indagine «di propria iniziativa».

Come ha specificato Federico Fubini sul Corriere della Sera “al centro dell’inchiesta c’è l’Accordo inter-istituzionale per la fornitura di servizi concluso del 2018 fra Microsoft e l’insieme delle istituzioni dell’Unione europea. Esso include l’uso di software come Office – con programmi Outlook, Word, Excel o Powerpoint – ma anche Azure, il cloud di Microsoft. Il cloud è il servizio di archiviazione e potenzialmente di analisi dei dati in colossali data center situati di solito in località segrete per ragioni di sicurezza. Ma Edps trova l’accordo con le istituzioni europee così pericoloso per la protezione dei dati di queste ultime che chiede di stracciarlo e riscriverlo”.

LA DENUNCIA DI SLACK ALLA COMMISSIONE EUROPEA

Ma quella dell’Edps non è l’unica batosta nell’Unione europea per Microsoft. Lo stesso giorno in cui la società di Redmond comunicava gli utili, la piattaforma di messaggistica istantanea per il lavoro Slack ha presentato una denuncia antitrust contro Microsoft alla Commissione europea. Slack ha accusato il colosso della tecnologia di unire il suo prodotto rivale Teams con la suite di Office (Outlook, Word, Excel e PowerPoint) basata su cloud. Una “pratica illegale e anticoncorrenziale”, protesta Slack.

Con l’esposto antitrust, Slack pretende che Microsoft separi Teams dalla suite cloud Office vendendolo separatamente con un prezzo equo commerciale. Così da competere nel merito con il prodotto rivale Slack.

SLACK SI ALLEA CON AMAZON PER BATTERE TEAMS

Prima di aver sferrato questo esposto all’antitrust Ue contro Microsoft, Slack ha stretto una partnership pluriennale con Amazon, rivale di Microsoft nel mercato cloud.

L’accordo prevede che tutti i dipendenti Amazon potranno utilizzare la piattaforma Slack. Grazie alla partnership, Slack potrà offrire finalmente la funzionalità di chiamata vocale e video grazie all’implementazione con la piattaforma Chime di Amazon per competere meglio con Teams di Microsoft.

E SCEGLIE AWS PER IL CLOUD

Con questo accordo, Amazon ottiene invece un partner importante per Amazon Web Services e Slack ottiene l’affidabilità e la sicurezza di Aws. Slack non si rivolgerà di certo ai servizi cloud di Azure di Microsoft o Google Cloud per potenziare parti del suo servizio in un futuro.

IL MERCATO CLOUD

Secondo la società di consulenza Canalys, nel 2018 quattro società sono riuscite a conquistare il 61% del mercato: Amazon Web Services (32%), Microsoft Azure (17%), Google Cloud (8%) e la cinese Alibaba Cloud (4%).

Microsoft è attualmente la seconda compagnia cloud al mondo per dimensioni ma Amazon è leader con circa un terzo del mercato globale.

TRA MICROSOFT E AMAZON C’È ANCORA IL CONTRATTO JEDI DA RISOLVERE

Il business del cloud spiega dunque l’intensa concorrenza nel mercato. Ma al momento Microsoft e Amazon stanno combattendo anche per il maxi contratto Jedi (Joint Enterprise Defense Infrastructure) per modernizzare la struttura cloud del Pentagono.

Lo scorso febbraio infatti, un giudice federale ha temporaneamente bloccato il contratto che il Dipartimento della Difesa ha assegnato a Microsoft (dopo una gara turbolenta come Start ha raccontato) mentre esamina il ricorso di Amazon.

Il contratto potrebbe valere fino a 10 miliardi di dollari per i servizi resi nell’arco di 10 anni.

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