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Giornata Made In Italy

Che succederà al G7 dello spazio?

La prima ministeriale del G7, che si svolgerà la prossima settimana a Verona, sarà sull'industria e lo spazio, come ha anticipato il ministro per le imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. Sarà opportuno che a Verona si conducano argomenti concreti sul tavolo. L'intervento di Enrico Ferrone

Nell’agenda della Presidenza italiana del G7 figura a breve il capitolo dedicato allo spazio. Il gruppo che con l’Italia riunisce Stati Uniti, Canada, Francia, Gran Bretagna, Germania e Giappone tra una manciata di giorni si incontrerà a Verona, città scelta dal ministro Adolfo Urso per il «suo comprensorio industriale», anche se -affermiamo noi- quell’area veneta non ci sembra esser sede di un distretto del settore. Ma se è vero che anche da una roccia può nascere un fiore, bisogna augurarsi che dalla città di Romeo e Giulietta possa generarsi qualcosa di buono per la nostra economia e per il nostro Paese. Il ministro per le imprese e il Made in Italy ne è convinto: «Pensiamo che si possa tornare ad essere grandi protagonisti nello spazio» ha recentemente dichiarato Urso aggiungendo che è venuto il momento «di garantire la sicurezza e lo sviluppo industriale e produttivo dell’Italia e dei grandi dell’occidente» e «questo passa anche attraverso la colonizzazione civile dello spazio».

Come abbiamo più volte ricordato, il momento è particolarmente favorevole per l’Italia dello spazio. Se proprio martedì è stato annunciato che la società Thales ha avviato un piano di riorganizzazione che tra il 2024 e il 2025 prevede il taglio di 1.000 lavoratori del business delle telecomunicazioni commerciali in Francia, nel nostro Paese il comparto ha prospettive di crescita favorevoli per l’osservazione della Terra, l’esplorazione, la navigazione e le telecomunicazioni militari. Per cui se da una parte si può pur stare tranquilli, ci sembra necessario sottolineare quanto sia opportuno capitalizzare questo momento con proposte adeguate e congruenti al contesto con cui ci si incontrerà a metà di questo mese. Infatti, essere in joint venture con un’impresa che sta dichiarando i suoi segnali di crisi, sia pur locali, deve destare attenzione, specie in un mercato caratterizzato dalla ciclicità e fortemente dipendente dall’andamento ondivago della politica mondiale che in talune situazioni di criticità può intervenire con pericolosi tagli dei programmi più esposti alla ricerca.

Il tutto ricade alla vigilia di una consultazione elettorale che vede coinvolta la regione continentale racchiusa dall’Ue: è comprensibile, sia pur non accettabile, che ogni ministro competente cerchi di portare l’acqua al proprio mulino pur di guadagnare seggi parlamentari a Bruxelles e a Strasburgo. Per cui sarà opportuno che a Verona si conducano argomenti concreti sul tavolo in quanto gli interessi concorrenti sono molto forti: sicurezza e accesso allo spazio non sono che due dei punti che dovrebbero essere affrontati in una logica che alla contrapposizione delle parti dovrebbe trovare accordi di cooperazione. Ma quanto sarà possibile questa dottrina? Al momento gli Stati Uniti si trovano in un estremo vantaggio con la posizione dominante dei lanciatori commerciali. Per gli operatori può apparire una buona opportunità, dal momento che il prezzo del lancio si è sostanzialmente abbassato quando si usano veicoli con il primo stadio recuperabile, ma la minaccia della perdita di indipendenza all’accesso allo spazio è molto elevata e permane il rischio di una totale sottomissione ai vettori americani che può implicare grosse difficoltà nella calendarizzazione dei lanci.

Non gioca a favore dell’Europa la concorrenza sempre più forte tra due Airbus e Thales in Francia con la prospettiva che una delle due possa fagocitare l’altra mettendo in discussione le delicate alleanze createsi con lo scopo fatuo di avvicinare paesi, che invece nella loro esistenza hanno avuto effetti troppo spesso contrari.

Non ultima, pesa sulla bilancia relazionale la guerra scatenata da Putin in Ucraina, paese come sappiamo con cui l’Italia spaziale ha tradizionalmente tenuto relazioni di fornitura.

E per chiudere, ci domandiamo, che fine ha fatto l’iter della Legge spaziale che sembrava essere vicina al licenziamento ma che invece pare ancora coperta da qualche velo di mistero. Sarà anch’essa argomento del G7 come volontà di armonizzare le disposizioni che regolano l’argomento nelle principali nazioni industrializzate del mondo? O ci sarà ancora un inspiegabile ritardo al varo delle norme italiane?

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