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Cavo Sottomarino Google Facebook

Perché il cavo sottomarino Google-Facebook tra Usa e Hong Kong non si farà

Gli Stati Uniti si oppongono al collegamento con Hong Kong, ma non a quello con Filippine e Taiwan. Le ragioni sono politiche. Tutti i dettagli

Google e Facebook hanno rinunciato a costruire un cavo sottomarino di Internet tra gli Stati Uniti e Hong Kong. La ragione è politica: l’amministrazione Trump si è opposta al progetto perché teme problemi per la sicurezza nazionale.

COME È CAMBIATA HONG KONG

Il governo cinese ha rafforzato il controllo su Hong Kong con l’introduzione di una nuova legge sulla sicurezza che cancella di fatto le libertà di cui godeva la regione. Per questo motivo, Washington ritiene che Pechino possa avere accesso al cavo e raccogliere informazioni sugli americani.

Il contesto attuale è molto diverso da quello del 2017, quando Google e Facebook avevano presentato il progetto. Allora Hong Kong – in virtù del suo sistema amministrativo speciale, che le garantiva una certa autonomia dal resto della Cina – veniva considerata dalle aziende straniere una sorta di “base” in Asia, oltre ad intrattenere rapporti commerciali importanti con gli Stati Uniti.

IL VALORE STRATEGICO DEI CAVI SOTTOMARINI

Le preoccupazioni degli Stati Uniti sulla sicurezza si spiegano con il fatto che per i cavi sottomarini passano praticamente tutti i dati che vengono scambiati su Internet – le stime parlano di un 95 per cento –, da quelli più futili a quelli sensibili. Si tratta insomma di infrastrutture di telecomunicazione dall’enorme importanza strategica, che l’America non vuole lasciare nelle mani del suo principale rivale geopolitico.

LA TRATTA ALTERNATIVA PER TAIWAN E LE FILIPPINE

Anche se la tratta California-Hong Kong è stata abbandonata, il Pacific Light Cable Network – questo il nome del cavo in fibra ottica, lungo quasi 13mila chilometri – non è stato cancellato. Google e Facebook hanno rielaborato il progetto proponendo le Filippine e Taiwan come destinazioni alternative.

La ragione, anche in questo caso, è politica. Non a caso, le agenzie di sicurezza americane hanno raccomandato alla Commissione federale per le comunicazioni di approvare parti del progetto così rivisitato.

Manila è infatti una storica alleata di Washington, anche se l’attuale presidente Rodrigo Duterte si è avvicinato a Pechino, salvo poi ritornare (almeno in parte) sui suoi passi.

Per quanto riguarda Taiwan, invece, l’amministrazione Trump sta cercando di trascinare l’isola – considerata da Pechino una provincia del suo territorio – sempre più dalla sua parte nello scontro tecnologico con la Cina. I legami sulla difesa tra Washington e Taipei si stanno intensificando, e di recente i due paesi hanno rafforzato la cooperazione all’interno del “Clean Network”, l’iniziativa americana (e anti-cinese) sulla sicurezza delle reti 5G, sul cloud, sulle app e sui cavi sottomarini.

L’ESCLUSIONE DELLE AZIENDE CINESI

Nella nuova proposta di Google e Facebook, inoltre, non figura come partner la Pacific Light Data Communication, compagnia di telecomunicazioni con sede ad Hong Kong. Anche questa volta, il motivo dell’esclusione è politico: l’azienda era guardata con sospetto dalle agenzie di sicurezza statunitensi, che ne avevano messo in risalto i legami con un’altra compagnia, la Dr. Peng Telecom & Media Group, con sede nella Cina continentale.

Stando alle agenzie statunitensi, la Dr. Peng avrebbe rapporti con i servizi di intelligence cinesi e rappresenterebbe dunque una minaccia per i dati americani.

LO SCONTRO SULLE CONNESSIONI

Lo scontro in atto tra Stati Uniti e Cina verte principalmente sulla tecnologia, sulla connettività e sui dati. Ecco perché Washington sta cercando di impedire a Pechino di accedere ai componenti elettronici di cui necessita (i semiconduttori, innanzitutto). Allo stesso tempo, l’amministrazione Trump sta portando avanti una campagna di boicottaggio internazionale nei confronti di Huawei, nel tentativo di convincere i governi stranieri a rivolgersi ad altre aziende per la costruzione di infrastrutture di telecomunicazione.

Le pressioni americane hanno avuto un peso determinante sulla decisione – a fine luglio – del Cile di affidarsi al Giappone e non alla Cina per la posa del primo cavo sottomarino in fibra ottica che collegherà direttamente l’Asia-Pacifico all’America del sud.

La geopolitica sembra contare più dell’economia quando si parla di cavi Internet. Per esempio, l’Australia (alleato americano) ha impedito diverse volte a Huawei di accedere alla stazione di Sydney per la realizzazione di connessioni sottomarine in Oceania. Sydney è un hub cruciale per gli Stati Uniti perché vi approdano i cavi che collegano l’America all’Australia: mantenere la struttura al sicuro da attacchi o interferenze nemiche è una priorità per Washington.

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