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Avio Difesa

Che cosa cambierà in Avio

Diversificazione del business per Avio, società di Colleferro leader nella propulsione spaziale che realizza il vettore Vega: spostata l'attenzione sulla difesa e sui nuovi motori sostenibili. E ci sono novità anche nell'azionariato

 

Più difesa nella nuova nuova rotta di Avio.

Avio è la società di Colleferro attiva nella progettazione, sviluppo e produzione di lanciatori spaziali (il Vega nelle sue versioni base e potenziate C e E); sistemi propulsivi a propellente solido e liquido per lanciatori spaziali (Ariane 5 e Ariane 6); sistemi propulsivi a propellente solido per missili tattici (Aster 30, Aspide, Marte e Camm-ER) e sistemi propulsivi a propellente liquido per satelliti.

Ed è proprio su “difesa, cioè missili antimissile da montare sulle navi” e “sostenibilità, cioè motori a metano per i nuovi lanciatori che portano i satelliti nello spazio” che l’azienda laziale intende puntare. “Sono le due leve dell’Avio che a Colleferro, nel Lazio, diversifica e inaugura una nuova fase” riporta oggi L’Economia, ossia l’inserto economico del lunedì del Corriere della Sera.

II numero uno Giulio Ranzo conta infatti parecchio sulla crescita nelle armi difensive: «La Difesa copre circa il 15% dei ricavi, vogliamo arrivare al 25% in tre-quattro anni» ha spiegato al Corriere.

Nessun accenno però nell’approfondimento dell’Economia del Corsera all’interrogazione parlamentare con cui il Pd ha chiesto delucidazioni al governo sui fallimenti delle missioni Vega e sul ruolo in conflitto di interessi di Giulio Ranzo quale ceo di Avio e maggiore azionista di In Orbit spa lo scorso aprile.

Nel frattempo, oggi 9 maggio si terrà il consiglio d’amministrazione, con i risultati del primo trimestre 2023.

Tutti i dettagli.

IN VISTA DEI RISULTATI TRIMESTRALI

Per i risultati al 31 marzo 2023, «Si confermano gli ordini record e i risultati sono in linea con le aspettative, con molti elementi di novità nuovi progetti e una valanga di ordini sia nello spazio sia nella Difesa», ha spiegato Ranzo.

A questo proposito ricordiamo che lo scorso 13 marzo Avio ha diffuso i risultati di esercizio 2022. La società con sede a Colleferro ha registrato un aumento del 15% dei ricavi, pari a 357 milioni, rispetto al 2021, con un portafoglio ordini in aumento del 16%, raggiungendo il record di 1,014 miliardi di euro e oltre le indicazioni di guidance (870-920 milioni), grazie ad acquisizioni di ordini record nell’esercizio vicine a 500 milioni di euro.  L’utile netto, pari a 1,3 milione di euro, risultava in calo di ben 7,8 milioni di euro rispetto al 2021 (9,13 milioni di euro).

AVIO PUNTA ALLA DIFESA CON I MOTORI PER I NUOVI MISSILI CAMM-ER

Ma come illustrato dall’ad Ranzo, nel prossimo futuro l’obiettivo di Avio è quasi raddoppiare i ricavi dal business difesa. E questo al momento si traduce con i motori che Avio realizza per per i nuovi missili da contraerea Camm-er, prodotti da Mbda, gruppo missilistico europeo composto da Airbus (37,5%), BAE Systems (37,5%) e Leonardo (25%) che ha anche il 29,63% di Avio.

«I Camm-er sono entrati in produzione», ha sottolineato al Corsera Ranzo. «È chiaro che ovunque c’è una corsa al riarmo — dice Ranzo —. Un anno fa pensavamo che la guerra fosse un fatto elettronico, invece è come cent’anni fa, con le persone e le trincee. La Russia sta usando armi convenzionali». L’ultimo contratto con Mbda vale 90 milioni. Si somma «a un altro centinaio di milioni negli ultimi 12 mesi».

“Per Avio la Difesa è una diversificazione del rischio — sempre da considerare nei lanciatori spaziali — in un momento in cui la Borsa, il rischio, non lo cerca. Il titolo Avio, pur in recupero, ha perso il 5,11% da gennaio al 4 maggio. Conseguenza probabile del fallimento del lancio del 20 dicembre di Vega C, che ha rallentato i lavori (la guidance 2023 prevede perciò, secondo osservatori, ricavi in calo a 330-350 milioni; ma l’utile netto raddoppierebbe a 2,6 milioni)” riassume L’Economia del Corriere.

L’INTERROGAZIONE DEL PD

Il Corriere non si sofferma oltre sul fallimento di Vega C dello scorso dicembre, eppure proprio il mese scorso il Pd ha sollecitato chiarimenti al governo circa i fallimenti del vettore spaziale realizzato dalla società di Colleferro Avio, e il presunto conflitto d’interessi per Giulio Ranzo, ad di Avio.

Nell’interrogazione, firmata anche dai deputati democratici Peluffo, Gnassi e Di Biase (moglie di Dario Franceschini), si ricorda che il 20 marzo 2023 compare sul “sito ‘Europe in Space’ un’inchiesta dedicata ad Avio (‘Avio under the microscope’) con una riflessione su come l’azienda sta utilizzando il supporto istituzionale, analizzando le possibili cause che hanno portato al fallimento di tre lanci del vettore Vega”.

I TRE FALLIMENTI DI VEGA NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI

Quello del 20 dicembre era infatti il terzo fallimento per il Vega dopo il primo dell’11 luglio 2019 che doveva trasportare in orbita il payload Falcon Eye 1, un satellite militare di osservazione terrestre ad alta risoluzione per le forze armate degli Emirati Arabi Uniti, e il secondo del 17 novembre 2020 durante la missione Vega VV17 che trasportava i satelliti Seosat-Ingenio e Taranis.

QUESTIONE PNRR

Dopodiché, il deputato Orlando e i colleghi dem chiedono nell’interrogazione “quale sia la strategia di ricerca e sviluppo dell’azienda a fronte degli importanti contributi dell’Agenzia spaziale europea, dell’Agenzia spaziale italiana e del Pnrr”.

Avio è infatti uno dei player protagonisti nel Pnrr spaziale le cui risorse, compresi i fondi complementari per il 2022-2026, ammontano ad un totale di circa 2,3 miliardi di euro, di cui circa 1 miliardo destinati a progetti per l’osservazione della Terra, che ricomprende la costellazione satellitare italiana Iride le cui missioni saranno effettuate con il lanciatore Vega C, e oltre 300 milioni per la “Space Factory”.

OBIETTIVO SOSTENIBILITÀ

“L’altro gancio per l’Avio Fase 2 è il Pnrr, con i fondi per i motori ecologici” sottolinea infatti L’Economia.

«Ci sono oltre 400 milioni destinati alle nuove tecnologie propulsive, dove siamo primi in Europa — dice Ranzo —. Abbiamo testato con successo il primo motore europeo a stadio a metano liquido e ossigeno liquido. Faremo un prototipo di razzo e due voli sperimentali entro il 2026». Il motore verde è l’M10, che «apre la strada a una nuova generazione di lanciatori». Uno è il Vega E, previsto debuttare «a inizio 2026». L’altro è l’Ifd, In-flight demonstrator: un razzo «più corto e leggero, che porterà più peso. L’elettronica sarà gestita dal software e la struttura è in materiale composito, il serbatoio in carbonio».

Inoltre questa tecnologia consentirebbe di riutilizzare parte del razzo, evidenzia il Corriere. «L’Esa in novembre ci ha finanziato per il rientro degli oggetti dallo spazio», ha aggiunto Ranzo.

RANZO AL TERZO MANDATO

Dopodiché, il Corriere ricorda che lo scorso 28 aprile il cda di Avio ha confermato Roberto Italia alla presidenza e Giulio Ranzo amministratore delegato (con l’86% dei voti). In quell’occasione Giovanni Gorno Tempini, già membro del cda di Avio, ha ricevuto la nomina di Vicepresidente del gruppo aerospaziale.

L’AZIONARIATO

Secondo il Corriere “Con la Difesa conta anche di attrarre gli investitori privati, già in crescita in un gruppo che dal 2015 a oggi è salito da 750 a 1.200 dipendenti ed è diventato un simbolo dell’hi tech italiano”.

«La base azionaria si è irrobustita — ha evidenziato Ranzo al Corriere —. Avio è tornata a essere attrattiva per i privati, in ottica di lungo termine».

“L’azionariato emerso all’assemblea — riporta il Corriere — vede al fianco di Leonardo la spagnola Cobas Am, salita al 7,4%, e l’italiana Cgn cresciuta al 6,24%. È aumentata dal 3,7% al 4,1% anche la quota dei manager, riuniti nella InOrbit. La Delfin dei Del Vecchio è stabile al 3,7% mentre Space Holding, la spac che ha portato Avio in Borsa, è scesa dal 5,6% al 4,2% (il 4,14% sono azioni proprie e il 41% è flottante)”.

Per il Corriere, “il fatto che i top manager abbiano accettato un piano di compensi basato sulle azioni è visto come un segnale di fiducia”. Eppure proprio la composizione azionaria e il doppio ruolo di Ranzo quale ceo di avio e maggiore azionista di InOrbit sono al centro dell’interrogazione parlamentare di cui sopra.

I firmatari precisano che nella già citata inchiesta sono “analizzate le attività finanziarie della società evidenziando una serie di criticità quali il riacquisto di azioni per un valore che supera largamente l’utile aziendale, sfruttando come veicolo la costituita In Orbit spa, fondata dallo stesso Ceo con altri 50 manager di Avio”. Pertanto, gli interroganti ha chiesto all’esecutivo “se non si ritenga che Giulio Ranzo, contemporaneamente Ceo di Avio e maggiore azionista di InOrbit S.p.A., sia in evidente conflitto di interessi e che il suo compenso complessivo di oltre il milione di euro annuo non sia sproporzionato in relazione ai risultati operativi”.

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